Nel pranzo di Luca, Pier e Fini la Cosa Bianca non c’era

LOCCIDENTALE_800x1600
LOCCIDENTALE_800x1600
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

Nel pranzo di Luca, Pier e Fini la Cosa Bianca non c’era

07 Dicembre 2007

Il “Patto della foresteria”,
ovvero il presunto accordo che secondo alcuni avrebbe dovuto nascere dal pranzo
di ieri tra Luca Cordero di Montezemolo, Pier Ferdinando Casini e Gianfranco
Fini, alla fine rimane soltanto stampato sui giornali e confinato tra le
ipotetiche dell’irrealtà. Naturalmente azzardare prove tecniche di Gande Centro
e di «Cosa bianca» è un esercizio legittimo e forse inevitabile. Ma la realtà è
più semplice.

Se da una parte c’è
l’esigenza del presidente di Confindustria di monitorare attentamente gli
spostamenti e i movimenti tellurici della politica per non farsi trovare
impreparato di fronte a un possibile terremoto, dall’altra c’è un messaggio
politico che parte dai due “ex” alleati di Silvio Berlusconi. Fini e Casini, infatti,
nella grande partita della ridefinizione dei ruoli e dei poteri all’interno del
centrodestra hanno bisogno di mostrare tutte le loro carte, di affilare le armi
e far vedere i muscoli. Una semplice consultazione tra protagonisti della scena
politica ed economica viene, pertanto, trasformata in una potente
controffensiva mediatica, messa in piedi all’indomani dell’ennesimo litigio con
il leader di Forza Italia. Una sorta di rappresentazione plastica che «un altro
centrodestra è possibile».

“Se Berlusconi tira troppo la
corda e pensa che si possa risolvere tutto con una pacca sulle spalle –
raccontava ieri un esponente di An – noi dobbiamo far vedere che abbiamo una
carta di riserva. Dobbiamo far capire che potrebbe anche nascere una coalizione
alternativa composta da una formazione di destra moderna, da un centro cattolico
e da un partito vicino agli industriali”.

Naturalmente tra il dire e il fare
c’è di mezzo quella sorta di “inevitabilità” del centrodestra che, soprattutto
dentro An, è una consapevolezza. Ma nella guerra di posizione in corso con il
Cavaliere non è concesso mostrare debolezze.

Quel che è certo è che ieri
non è nata la Cosa Bianca
e non è stato siglato alcun patto di ferro. E Montezemolo non ha fatto alcuna
apertura su una sua possibile discesa in campo.

Certo sia esponenti di An che
dell’Udc ammettono che il tarlo della politica, in qualche modo, continua a
insinuarsi nei suoi pensieri. E se il portavoce di An, Andrea Ronchi, fa notare
come il numero uno di Via dell’Astronomia “oggi sia più forte e centrale in
quel ruolo piuttosto che scendendo direttamente in politica”, altri ricordano
che ad aprile scadrà il suo mandato e se dovesse esserci una profonda
scomposizione e ricomposizione del sistema, allora il grande passo potrebbe anche
consumarsi.

Il diretto interessato, comunque, esclude questa ipotesi e fa
sapere che in una situazione così caotica, farsi tirare per la giacchetta
dall’uno o dall’altro schieramento sarebbe una follia. E ribadisce quello che già
aveva detto a Prato: “I partiti non sono l’unico mezzo per fare politica, la si
può fare anche stando in Confindustria”.

Sul fronte dell’Udc i toni
non sono molto diversi da quelli che si ascoltano dentro An. C’è la
soddisfazione per l’adesione di massima di Montezemolo al sistema elettorale
tedesco – ma bisogna ricordare che il presidente della Fiat ha anche firmato
per il referendum – e il fortificarsi di un asse con Casini fondato
innanzitutto su un’amicizia di vecchia data.

Ma anche la consapevolezza di aver
spedito un messaggio chiaro a Berlusconi. «Dopo l’attacco di Berlusconi a
Casini, identificato come il killer della Cdl – racconta un dirigente udiccino
-, il pranzo ha cambiato carattere e si è deciso di dare ampia pubblicità
all’evento. In questa situazione era necessario far vedere che An e Udc non
sono nell’angolo. E che il giorno dopo le accuse di Berlusconi su un nostro
presunto passaggio a sinistra, Casini è a pranzo con Fini e Montezemolo che non
sono precisamente dei pericolosi comunisti».

In ogni caso quello che sia il presidente
di An che il leader Udc hanno spiegato a Montezemolo è che, per il momento,
“continueremo a fare politica nel nostro spazio politico, non ci sarà una pace
improvvisata”. Anche perché, come dice il leader di An, “tutto è in movimento”
e bisogna ponderare attentamente ogni mossa.

Sul fronte Udc, invece, ci si
continua a muovere a tutto campo. Ieri, infatti, Casini, dopo Montezemolo, ha
incontrato anche Raffaele Bonanni per sondare gli umori della Cisl in merito
alla possibile navigazione in solitaria dell’Udc. In serata, poi, Lorenzo Cesa
ha posto il suggello sul rinnovato asse con An con una battuta. «L’ingresso di
An nel Ppe? Non dipende dall’Udc, ma per quanto ci riguarda non ci sono
problemi». Un modo per ribadire che “l’asse dei moderati” è saldo. E Fini e
Casini, almeno per il momento, marciano davvero uno accanto all’altro. Almeno
fino alla definizione della nuova legge elettorale.