Nel “risiko” delle regionali il Pdl fa i conti con il caso Veneto. E non solo

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Nel “risiko” delle regionali il Pdl fa i conti con il caso Veneto. E non solo

19 Ottobre 2009

Il Cavaliere ha fretta di chiudere il "risiko" regionali. Entro la fine del mese, cioè al massimo la prossima settimana è l’indicazione consegnata ai suoi assieme alla mission: vincere, sia confermando le regioni già appannaggio del Pdl (al Nord), sia strappando alla sinistra le "piazze" strategiche come Lazio, Campania, Puglia e Calabria.

E’ per questo che la settimana scorsa Berlusconi ha incontrato prima Bossi poi Fini e di faccia a faccia ce ne saranno ancora: giò oggi il premier dovrebbe vedere il Senatur, parallelamente i tre coordinatori del Pdl Bondi, Verdini e La Russa faranno il punto della situazione con l’ex leader di An. Il momento è delicato perchè a far salire la temperatura nei ranghi della maggioranza è il caso Veneto con la Lega che rivendica per sè la presidenza della regione e il governatore uscente Giancarlo Galan che non ne vuol sapere di farsi da parte, rifiuta la prospettiva di entrare nella squadra di governo (si parla di una staffetta con il ministro Zaia) e si dice pronto a correre da solo con una propria lista che potrebbe raccogliere il sostegno di parte del Pdl locale, l’Udc e perfino pezzi del Pd (lo stesso Fassino non esclude a priori l’ipotesi, ovviamente da una prospettiva anti-Lega).

Anche ieri non sono mancate fibrillazioni: da un  lato le dichiarazioni dei vertici del Carroccio con il ministro Maroni che non considerano "scandaloso", semmai "legittimo" puntare su un loro uomo; dall’altro il documento del coordinamento regionale del Pdl che chiede a gran voce la riconferma di Galan minacciando la corsa contro l’eventuale candidato del Carroccio. Da via dell’Umiltà il coordinamento nazionale dice che lo scacchiere per le presidenze nelle regioni al voto in primavera non è ancora definito e non c’è alcuna ufficializzazione sui nomi che circolano perchè il lavoro è ancora in progres e sarà Berlusconi a tirare al riga definitiva sul dosssier che a breve giro gli verrà sottoposto. E comunque ciò avverrà solo dopo il confronto dentro il partito e con l’alleato.

Un modo per smorzare le tensioni dell’ultimo fine settimana, seguito al vertice del Pdl a Palazzo Grazioli dal quale la possibilità che in Veneto potesse correre un leghista appariva molto verosimile. E che i giochi non siano affatto chiusi (sia pro-Galan che pro-Zaia), lo dice pure il faccia a faccia di dieci minuti, ieri sera a Venezia, tra il Cav. e il governatore uscente. A Galan Berlusconi ha detto di andare avanti nel suo ruolo alla guida della regione apprezzando il lavoro finora svolto, rinviando tuttavia la questione ad un prossimo faccia a faccia. E se il Veneto resta ad oggi una casella ancora aperta, il fatto crea un effetto domino sul Piemonte perchè se la Lega ottenesse la poltrona di Galan, al Pdl tornerebbe il candidato che sfiderà Mercedes Bresso. In questo caso i nomi del Pdl in lizza sono quelli di Guido Crosetto, Osvaldo Napoli, Enzo Ghigo (già presidente della Regione). Ma nelle ultime ore è entrata in  pista anche un’ipotesi tutta al femminile sul nome di Maria Teresa Armosino. In caso contrario, a sfidare la candidata della sinistra potrebbe essere il capogruppo del Carroccio a Montecitorio Roberto Cota.

C’è poi un altro elemento da considerare nel "risiko" regionali. Berlusconi non ha rinunciato all’obiettivo di un’intesa con l’Udc, almeno in alcune regioni strategiche tra cui la Puglia. E, fino a quando il rapporto col partito di Casini non si chiarirà (molto nelle valutazioni dei centristi dipenderà anche da chi sarà il nuovo leader del Pd che uscirà dalle primarie di domenica), il Cav. preferisce tenersi aperti tutti i margini di manovra. E’ anche per questo – fanno notare da via dell’Umiltà – che nel centrodestra si continua a dire che niente è ancora deciso. Così per il Veneto, ma ciò vale anche per le altre regioni strategiche.

In Campania nonostante il punto a suo favore segnato sabato da Nicola Cosentino, coordinatore regionale del Pdl, nel partito resta qualche malumore a causa delle sue vicende giudiziarie: cinque pentiti lo accusano di aver avuto rapporti con clan camorristici e per questo ha avuto un avviso di garanzia, anche se l’interessato ha sempre smentito ogni addebito.

Nella rosa dei "papabili" c’è pure l’opzione su Stefano Caldoro. Nel Lazio, invece, la candidatura di Renata Polverini, segretario dell’Ugl,  molto gradita al presidente Fini, sembra ormai abbastanza avanti nonostante sul piatto ci sia anche il nome di un’altra donna, l’imprenditrice Maria Luisa Todini (sostenuta dagli ex forzisti). Nelle Marche, invece, si fa strada la discesa in campo dell’ex An Mario Baldassarri. Infine la Puglia, regione da dove Massimo D’Alema ha vaticinato l’ormai famosa "scossa" anti-Cav. che in realtà ha investito in pieno autorevoli esponenti del Pd locale e della prima giunta Vendola. Nel Pdl sembra ormai a buon punto la candidatura del magistrato anti-terrorismo Stefano Dambruoso.

Una personalità autorevole il cui gradimento travalicherebbe i confini regionali. A questo si aggiunge il fatto che il ministro Raffaele Fitto – uomo forte del Pdl in Puglia – lo avrebbe scelto e il suo nome era compreso nelle opzioni possibili valutate dal vicepresidente dei senatori del Pdl Gaetano Quagliariello incaricato di svolgere una prima ricognizione nella regione dove il centrodestra punta decisamente a scardinare il fortino dalemiano. Ipotesi peraltro gradita ad un altro pugliese doc, nonchè autorevole esponente del governo: il sottosegretario all’Interno Alfredo Mantovano. Anche qui, come in Veneto, una parte del partito locale sponsorizza la candidatura del capogruppo in Regione Rocco Palese (fittiano) a sostegno della quale è stata promossa una raccolta di firme,  ma sul nome di Dambruoso ormai non sembrano esserci grossi ostacoli.   

Insomma, ai tre coordinatori del Pdl spetta il compito di trovare la quadra complessiva sistemando tutte le caselle al loro posto. Il summit di oggi con il presidente della Camera potrebbe contribuire a sbloccare la fase di stallo. Ma per sciogliere gli ultimi nodi servirà un nuovo giro di incontri tra Bossi, Fini e ancora Berlusconi  al quale poi spetterà l’ultima parola.