Nel summit di Tripoli Berlusconi rinsalda l’asse con la Libia

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Nel summit di Tripoli Berlusconi rinsalda l’asse con la Libia

29 Novembre 2010

Le nuove rivelazioni di Wikileaks sulle indiscrete comunicazioni tra le ambasciate americane nel mondo e Washington non hanno pesato sull’agenda del premier italiano che è comunque volato a Tripoli per il terzo vertice tra Unione Europea e Africa.

In seguito a una serie di brevi colloqui con il premier turco Recep Erdogan, con il presidente della Commissione Ue, José Manuel Durao Barroso, e con il presidente del Consiglio europeo, Herman Van Rompuy, Berlusconi ha tenuto una conversazione con il leader Muammar Gheddafi. L’incontro, ha tenuto a precisare il Cavaliere, “è stato fortemente voluto dal colonnello dimostrando come tra Italia e Libia ci sia sempre un’ottima collaborazione”.

Al centro del vertice, le principali questioni che vedono i paesi africani come partner strategici per l’Unione Europea, in vista di una sempre più stretta collaborazione tra i due continenti: l’integrazione regionale, le infrastrutture e le telecomunicazioni, le scienze e lo sviluppo del settore privato, l’energia, i cambiamenti climatici, lo spazio, gli obiettivi di sviluppo del millennio, l’agricoltura e la sicurezza alimentare. Tranne il leader sudanese Omar El Bechir (che ieri ha annunciato il ritiro della sua delegazione), al terzo summit di Tripoli hanno partecipato tutti i capi di stato e di governo africani. Dal canto europeo, invece, non sono passate inosservate le assenze dei leader di Francia, Germania e Gran Bretagna, che hanno partecipato solamente a livello ministeriale.

“È interesse dell’Europa sviluppare il potenziale del continente africano”, ha affermato il presidente del Consiglio sottolineando l’importanza di concentrare l’impegno finanziario europeo nelle infrastrutture di trasporto, dell’energia e dell’acqua. Non è un caso che Berlusconi abbia fatto riferimento proprio ai settori economici – insieme a quello della difesa – in cui le società italiane sono riuscite a ottenere importanti commesse in Libia grazie ai vertici bilaterali tra i due Paesi, l’ultimo dei quali avvenuto nell’agosto scorso a Roma.

Anche Van Rompuy è d’accordo che lo sviluppo del continente africano passa innanzitutto per la crescita economica. “L’Africa ha oggi il più grande potenziale mondiale in termini di crescita. Questo continente ha spazio per crescere, ha il diritto di farlo, e deve farlo attraverso la cooperazione con il settore privato, assicurando nel contempo un buon governo che è elemento fondamentale dello sviluppo”, ha detto il presidente del Consiglio europeo. “Sono convinto che possiamo trovare una cooperazione che sia di beneficio per tutti – ha detto l’ex primo ministro belga – in particolare attraverso il settore privato. Dobbiamo superare le economie che dipendono dagli Stati e che hanno funzionato così poco nel corso di decenni di cooperazione per lo sviluppo". Ma l’Africa non sarà sola in questo percorso. Van Rompuy ha infatti promesso che l’Ue si assumerà le sue responsabilità: “L’obiettivo dell’Europa è di stanziare 50 miliardi di aiuti per l’Africa, traguardo raggiungibile se lo 0,7% del Pil dei singoli Pesi europei sarà destinato entro il 2015 alla cooperazione con l’Africa”.

A Gheddafi, però, la promessa del presidente Ue non è sembrata bastare ed è tornato a premere per ottenere più aiuti occidentali, specialmente sul fronte dell’immigrazione. Come atteso, dal palcoscenico del terzo Summit Ue-Africa il leader libico ha ripetuto quanto chiesto a Roma un paio di mesi fa e ha preteso nuovamente soldi per combattere l’immigrazione clandestina: “Occorre fare qualcosa di consistente – ha chiosato il colonnello – o un altro continente si riverserà in Europa. Solo se l’Unione europea darà 5 miliardi di euro alla Libia si potrà fermare l’immigrazione”. La richiesta del leader libico non è una sorpresa per Bruxelles. La Commissione europea già la scorsa settimana aveva reso noto di essere al corrente del fatto che la richiesta di finanziamento sarebbe stata reiterata, benché da qualche tempo siano in corso negoziati diretti per sviluppare una collaborazione bilaterale per arginare i flussi di immigrati clandestini che tentano di arrivare in Europa attraversando la Libia.

E’ proprio su questo argomento che Gheddafi ha elogiato l’Italia per il suo impegno in materia di clandestinità, definendo il nostro “un paese civile che si è riscattato dal suo passato”. “E’ grazie alla cooperazione con l’Italia che abbiamo potuto avere un controllo dell’immigrazione”, ha proseguito il leader libico ricordando che “la Libia è il filtro dell’immigrazione che proviene da tutto il Continente africano”.

Ma dal colonnello non sono giunti solo apprezzamenti. Nel discorso del padrone di casa non potevano mancare le solite accuse propagantistiche contro gli organismi internazionali. Questa volta, però, nel mirino sono finite l’Organizzazione per il Commercio Mondiale e la Banca Mondiale che “fanno terrorismo e noi siamo contro il terrorismo”. “Noi vogliamo cancellare la Wto e la Banca Mondiale perché ogni Paese e ogni regione del mondo ha diritto a decidere liberamente sulla propria economia e sulle proprie politiche industriali, loro non possono sostituire i governi”, ha proseguito Gheddafi.

Infine, una sottile e lungimirante minaccia all’Ue: “Oggi l’Africa ha di fronte a sé due opportunità: o comincia a cooperare con l’Europa, cosa che fino ad ora non è mai avvenuta, oppure non le resta che rivolgersi all’America Latina, alla Cina e alla Russia”. Uno scenario non poco realistico che Berlusconi tiene ben in conto nei suoi viaggi a Tripoli, molto di più rispetto ai fantomatici commenti da bar sui leader mondiali dei diplomatici americani.