Nella Nato nasce la ‘smart defense’: concetto giusto con nome sbagliato

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Nella Nato nasce la ‘smart defense’: concetto giusto con nome sbagliato

22 Maggio 2012

Potevano chiamarla “difesa austera”, “vorrei ma non posso” o semplicemente “sono finiti i soldi”, invece hanno deciso di chiamarla “smart defence”. La sostanza, però, non cambia: bisogna “fare di più con meno”.

Da tempo è tramontato l’imperativo tipico della guerra fredda: “fare di più con più”, ovvero escalation di armamenti e di spese per la difesa. Subito dopo la caduta del Muro di Berlino i bilanci della difesa hanno iniziato una decisa cura dimagrante in tutto il mondo occidentale.

Paradossalmente, però, al tempo stesso i compiti, lungi dal diminuire, sono aumentati: implosione dell’ex Iugoslavia e intervento nei Balcani, aggressione saddamita al Kuwait e inizio di un lungo intervento che si sta concludendo solo ora, aumento dei traffici illeciti di esseri umani, armi e droga, con conseguenti missioni di polizia internazionale, terrorismo islamista e inizio di una lunga operazione in Afghanistan, ripresa della pirateria e missioni per contrastarla nell’Oceano Indiano, minacce alla sicurezza informatica, crisi umanitarie, proliferazione nucleare da parte di Iran e Corea del Nord, sfide nello spazio, pulizie etniche, necessità di mantenere la energy security, repressioni dei governi contro i loro stessi popoli (Iraq, Serbia, Kosovo, Libia) e adozione del principio “responsibility to protect” e tanto altro.

Tutto questo mentre la tecnologia sforna risorse sempre più sofisticate e costose e gli strumenti militari abbandonano il vecchio servizio militare obbligatorio adottando quello professionale, che di certo non è più economico. E intanto i budget della difesa continuano a diminuire. In sostanza siamo chiamati a “fare di più con meno”, ed è proprio questo il principio che esce dal summit di Chicago.

Saprà la smart defense resistere alla sfida dei tempi moderni? Il suo compito è arduo, perché senza le risorse finanziarie non si va da nessuna parte e domani realizzeremo che sarà molto più agevole “fare meno con meno”. Subito dopo, il passo dal fare meno al “fare niente” sarà breve. Ma anche fare niente sarà insostenibile, perché in altre aree geopolitiche (Asia e Pacifico) i rischi, le tensioni e le spese militari continuano a salire e la NATO non potrà restare a guardare.

A partire dal 2014 la NATO, oltre che ritrovarsi senza nemico (lo è dal 1991), sarà anche senza operazioni, perché la missione in Afghanistan, come una guerra-yogurt, sarà arrivata a scadenza. Ma volete che non accada nulla? E quando accadrà, si dovrà tornare al vecchio “fare più con più”, in attesa di tempi migliori.

Comunque sia, l’interrogativo iniziale rimane: alla “smart defence” è stato dato il nome giusto? Probabilmente no, dato che qualsiasi cosa, per meritarsi l’appellativo “intelligente” lo deve dimostrare, senza darlo per scontato. E allora, più realisticamente, sarebbe stato preferibile chiamarla “smarter”, a significare un miglioramento rispetto alla situazione precedente. Averla definita “smart”, invece, configura un errore di comunicazione: lascia intendere che la difesa precedente sia stata “stupid”.