Nelle uscite di Fini c’è un tempismo perfetto (e sospetto)

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Nelle uscite di Fini c’è un tempismo perfetto (e sospetto)

20 Maggio 2009

 

Nervi tesi dentro il Pdl. Le mosse finiane,  calibrate anche sul fronte della tempistica, assomigliano sempre più a una precisa strategia anziché al contributo di idee che di un grande partito popolare di massa sono linfa vitale. Lettura ricorrente nei ranghi pidiellini che segnala imbarazzi e nuovi maldipancia.

A sorprendere non sono tanto le reiterate esternazioni del presidente della Camera sull’importanza che il Parlamento legiferi in maniera laica (cosa peraltro ovvia), quanto piuttosto l’insistenza e i toni che Fini usa tornando alla carica sul rischio di uno Stato etico e di norme condizionate o in qualche modo orientate da dettami religiosi. Come se, paradossalmente,  si cercasse di far passare il concetto che i laici sono “buoni” e i cattolici “cattivi”.

Il monito contro lo Stato etico lo aveva già lanciato sul testamento biologico sollevando un polverone di polemiche, lo ripete oggi che il testo licenziato dal Senato sta per approdare alla Camera rincarando la dose sul fatto che i principi religiosi devono essere tenuti fuori dalla sfera legislativa.  Tesi che non regge – si fa notare – perché semmai lo Stato etico è quello che pretende di normare ciò che è giusto per ogni persona, governando per legge ogni aspetto della libertà di un individuo e sottraendolo alla sua responsabilità. E non è il caso dell’Italia. C’è poi un altro aspetto sul quale “l’effetto Fini” alimenta malumori e preoccupazioni dentro il partito: il messaggio confuso  che passa tra la gente, specie a poche settimane dal voto per europee e amministrative. In altre parole, le fughe in avanti del presidente della Camera finirebbero per produrre disorientamento nell’elettorato.

Ma c’è anche chi nel Pdl parla di “parabola laicista” di Fini indicando il cambio di rotta del presidente della Camera dal 1999 ad oggi, che lo ha portato ad elaborare posizione diverse proprio sulle questioni della bioetica. In appena dieci anni Fini è passato dall’adesione convinta alla Giornata per la vita e in difesa dell’embrione promossa dalla Cei, al “sì” sul referendum per abrogare la legge 40. E se è vero e legittimo cambiare opinione e altrettanto chiaro che certe esternazioni su temi eticamente sensibili se pronunciate dal presidente della Camera che è pure co-fondatore del primo partito in Italia hanno effetti politici immediati e di tutto rilievo, dentro il Pdl e nell’elettorato.

Il passaggio sulla bioetica non sarebbe casuale. Secondo alcuni autorevoli esponenti del Pdl sarebbe ricollegabile alla questione delle coppie di fatto, altro tema del quale la Camera si dovrà occupare anche se per il momento la “pratica” è in stand by come avrebbe prudentemente consigliato Palazzo Chigi onde evitare nuove tensioni tra il premier e il presidente della Camera che ormai da settimane non si incrociano. Perfino il consueto pranzo a due del martedì al piano nobile di Montecitorio non è più nelle rispettive agende.

Fini avrebbe gradito molto la proposta di legge sui Didorè (diritti e doveri di reciprocità) presentata dal deputato socialista Lucio Barani (Pdl)  e sottoscritta da numerosi colleghi di maggioranza ma non ancora arrivata in Commssione Servizi Sociali. Obiettivo: regolamentare i diritti e i doveri dei conviventi. Nessuna equiparazione alla famiglia fondata sul matrimonio – non è questo il punto – , piuttosto norme giuridiche che chiariscano aspetti che vanno dall’assistenza in caso di malattia o di ricovero, alle decisioni sul diritto di abitazione nel caso in cui uno dei due conviventi venga a mancare e il diritto alla successione nel contratto di locazione, agli aspetti legati alle cure sanitarie se la malattia rende uno dei due incapace di intendere e volere. In tutto, sette articoli brevi e concisi, apparentemente “innocui”. Ma c’è un punto destinato ad aprire nuove polemiche, dentro il Pdl e nella maggioranza: nella proposta di legge non si fa riferimento esplicito alle convivenze tra coppie omosessuali che proprio per questo – fa intendere chi ci ha lavorato su -, non sono esclusi.  Sul tema delle convivenze starebbero lavorando anche i ministri Brunetta e Rotondi con un’analoga proposta di legge. Per la verità Brunetta ci pensa da tempo: l’idea si basa sul riconoscimento dei diritti individuali, niente welfare e dunque spese per lo Stato, bensì un testo unico finalizzato a sanare un gap e a “migliorare la vita dei cittadini”, spiegava lo stesso Brunetta alcuni mesi fa annunciando tuttavia che se la questione avesse creato divisioni nel partito, specialmente nella componente cattolica, avrebbe riposto immediatamente l’idea nel cassetto.

Sui Didore il fronte cattolico del Pdl fa sapere che darà battaglia, mentre quello laico è diviso tra chi condivide la tesi finiana sulla bioetica e quanti invece, specialmente tra gli ex aenne, non vogliono rischiare di finire omologati in quella sorta di nuova corrente interna al Pdl che il presidente della Camera (direttamente o indirettamente) sta contribuendo ad alimentare: la corrente laicista. Che con la laicità dello Stato e delle sue leggi non ha nulla a che spartire.