Nell’inferno di Haiti la terra trema ancora

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Nell’inferno di Haiti la terra trema ancora

14 Gennaio 2010

Dopo una notte da apocalisse siamo al secondo giorno, il più terribile dopo il sisma violentissimo che ha colpito Haiti martedì. Sì perché in queste ore si scava sotto le macerie. Il numero delle vittime continua a crescere vertiginosamente. Il bilancio – ancora non ufficiale – sarebbe di 100mila morti. E la terra, intanto, continua a tremare: poco fa una nuova scossa di magnitudo 4,7 Richter è stata registrata a circa 50 km dalla capitale Port-au-Prince.

Mancano ancora all’appello più di 100 dipendenti delle Nazioni Unite che si trovavano ad Haiti. Lo ha riferito il portavoce dell’Ufficio di coordinamento degli affari umanitari delle Nazioni Unite (Ocha) Elisabeth Byrs. Sono in particolare le persone che si trovavano all’interno dell’edificio della missione di stabilizzazione dell’Onu ad Haiti (Minustah) che e’ crollato per la scossa. Il bilancio ufficiale dell’Onu conta per ora 16 dipendenti morti e 56 feriti.

C’è paura anche per i circa 200 italiani presenti sull’isola. Dopo le prime, drammatiche ore, la Farnesina ha fatto sapere di "non avere notizie positive nel senso che mancano all’appello alcune decine di persone, ma per fortuna neanche negative". Il ministro degli Esteri, Franco Frattini, ad Addis Abeba, dove è in visita, ha precisato: "Ognuno deve sapere che cosa fare e dove. Lì c’è un coordinamento forte delle Nazioni Unite, che hanno già parecchio personale. L’Unione europea ha creato un raccordo costante H24 con tutti i Paesi, tra cui il nostro". Il ministro ha ribadito che "l’unità di crisi ha una sezione aperta 24 ore su 24 alla Farnesina, proprio per questa ragione. L’aereo italiano che è stato inviato sta probabilmente atterrando in questi momenti" ha precisato il titolare della Farnesina, sottolineando che "abbiamo destinato gli aiuti alla Croce Rossa Internazionale e al Fondo mondiale per l’alimentazione. Sono gli unici modi per coordinarci meglio. Non possiamo fare ognuno per sé. Il coordinamento europeo è partito proprio in questo spirito".

Ieri sera una testimone ha riferito all’Ansa che all’hotel Montana di Port-au-Prince, distrutto dal sisma, abitavano degli italiani. "Anche se non so quanti siano e se al momento del terremoto erano in casa. Stiamo cercando di sapere qual è la sorte dei dispersi", ha spiegato Cristiana Iampieri, un avvocato che lavora all’Onu ad Haiti. In una situazione che rimane ancora estremamente confusa per la mancanza di comunicazioni e fra stime catastrofiche che parlano di centinaia di migliaia di morti, il bilancio potrebbe quindi aggravarsi anche per la comunità italiana: dei circa 190 connazionali registrati presso le sedi consolari, l’Unità di Crisi del ministero – che sta lavorando in queste ore a ritmi frenetici – è riuscita infatti a contattarne per il momento solo 70. Il Montana si trova sulle colline che circondano la capitale haitiana ed è considerato tra gli alberghi più lussuosi di Port-au-Prince. Abitualmente, vi alloggiano molti europei che lavorano sull’isola.

Nell’inferno di Haiti intanto, dove oltre 30 ore dopo il catastrofico terremoto che ha colpito l’isola i cadaveri giacciono ancora nelle strade, arrivano i primi aiuti: navi e aerei americani sono in rotta verso Haiti e squadre di soccorso medico sono entrate in azione fra le macerie della capitale. Al termine di una riunione notturna al Dipartimento di Stato, è scattato il "piano di risposta al disastro" per accelerare gli interventi umanitari. Il segretario di stato Hillary Clinton ha garantito la massima disponibilità: "Siamo pronti a inviare mezzi civili e militari per aiutare le persone colpite dal disastro. Siamo inoltre pronti a mandare la assistenza umanitaria necessaria". In una dichiarazione diffusa in serata dalla Casa Bianca, Obama ha ribadito: "I miei pensieri e le mie preghiere vanno a chi è stato colpito dal terremoto. Stiamo seguendo la situazione da vicino e siamo pronti ad aiutare il popolo di Haiti".

La notte è stata turbolenta: decine di migliaia di haitiani hanno passato la seconda notte consecutiva in strada, trovando riparo nei giardini pubblici. Quelli che circondano gli uffici del premier ed altri vicini al Palazzo presidenziale sono stati "letteralmente presi d’assalto", riferisce Haitipressnetwork. "Nella confusione attuale, questa situazione potrebbe durare per diversi giorni", nota il sito. Ad accrescere l’angoscia notturna, la notizia, infondata, di una allerta tsunami: "Un mio amico mi ha chiamato poco fa dicendomi che l’acqua sta salendo. È vero?", ha scritto su Twitter Frederic Dupoux. Poche ore dopo la smentita: "Sono solo voci, la gente non capisce più cosa stia accadendo in realtà".