Neppure al Pd va bene una Cgil così ostile

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Neppure al Pd va bene una Cgil così ostile

03 Novembre 2008

Ormai è chiaro ed evidente. Berlusconi deve mettersi il cuore in pace. Per non subire l’ostilità della Cgil (e sopportare i relativi scioperi e le conseguenti oceaniche manifestazioni) il Cavaliere dispone di un solo mezzo: togliere il disturbo, lui, il suo partito, i suoi alleati, il suo governo. Anzi, se proprio volesse fare l’en plein, dovrebbe presentare un decreto legge (e farlo convertire dalla maggioranza) con il quale il Pdl viene dichiarato incompatibile con la Costituzione ed è quindi sciolto di autorità.

Se non dovesse riuscirci basterebbe un piccolo emendamento alla legge fondamentale con il quale stabilire che solo il centro sinistra può governare, in quanto (ricordate i suini della Fattoria degli animali di George Orwell?) "è più uguale degli altri". Se al contrario, come è giusto e corretto, il Cavaliere non se la sentisse di abbandonare quel potere che gli italiani gli hanno conferito in libere elezioni e continuasse a pretendere – ostinatamente – di voler governare il Paese, il premier deve mettere in conto, prima o poi, la contrapposizione ostinata e irriducibile della Cgil, la quale, anche adesso, dopo aver atteso che il Pd si riprendesse dagli smacchi subiti, non ha esitato un solo istante a ridiscendere in campo a colpi di scioperi (generali o meno, ma comunque ‘solitari’) e manifestazioni. Il leader della Uil, Luigi Angeletti, in una intervista a Il Giornale, ha rilasciato delle dichiarazioni molto severe.

"Ho ormai maturato la convinzione, senza se e senza ma, che la Cgil, come sindacato, è finita, è un corpo morto", ha dichiarato il sindacalista, attribuendo ai contrasti interni la paralisi della confederazione giù consorella che soffrirebbe di una sorta di idiosincrasia per gli accordi. Le vicende interne pesano sicuramente sulla linea di condotta della Cgil (in particolare nella trattativa con la Confindustria sulla struttura della contrattazione il "convitato di pietra" si chiama Fiom), ma l’atteggiamento del sindacato di Epifani ha motivazioni ben più complesse, è espressione di un disegno di mettersi alla guida di un’ampia protesta sociale in grado di condizionare la qualità stessa dell’opposizione del Pd. A Walter Veltroni e alla sua nuova linea serve una Cgil agguerrita (senza la forza organizzativa della confederazione rossa, il Pd non sarebbe mai riuscito a realizzare la manifestazione del 25 ottobre); ma fino a che punto gli è utile una confederazione arroccata su di un "no" a 360 gradi ?

L’handicap più grave che l’attuale situazione scarica sulla coalizione di centro sinistra è proprio la crescente polemica tra i sindacati. La Cisl e la Uil non sono sicuramente ostili alla causa del Pd, ma non possono tollerare ulteriormente il rapporto privilegiato che esiste tra il partito e la Cgil, soprattutto quando sono venute allo scoperto divergenze politiche importanti. Non è accettabile, infatti, che la stato maggiore del Pd finisca inevitabilmente per sposare le tesi della Cgil, rinunciando a svolgere ogni ruolo di mediazione. Ecco perché il governo ha delle possibilità concrete di instaurare un rapporto positivo con i sindacati diversi dalla Cgil (anche l’Ugl ha compiuto un salto di qualità salendo al ‘piano nobile’ delle relazioni industriali). Il governo, però, non ha una linea di condotta univoca. Ed è un peccato. Da un lato, l’impostazione di Mariastella Gelmini che non ha voluto incontrare i sindacati e che se li è trovati tutti contro; dall’altro quella del ministro Brunetta, che ha negoziato con tutti, salvo dover prendere atto dell’autoesclusione della Cgil; ma che alla fine ha concluso un accordo a favore dei pubblici dipendenti, riuscendo ad evidenziare che Epifani rifiuta per le categorie pubbliche aumenti salariali (70 euro lordi mensili in media) che sono stati erogati in eguale misura a lavoratori di settori privati, senza troppi problemi. Un momento di svolta potrà venire dal tavolo con la Confindustria sulle regole. Se anche quel negoziato si concluderà con un accordo separato (si noti che la Fiom ha proclamato uno sciopero il 12 dicembre contro le proposte della Confindustria) probabilmente si aprirà una fase di duro confronto, destinato a durare a lungo.

P.S. – Colgo l’occasione per rispondere al commento di un lettore su un articolo della settimana scorsa. Non ha mai detto che la manifestazione del centro destra contro il governo Prodi è stata finanziata dai partecipanti. Probabilmente a pagare sono stati i partiti o addirittura lo stesso Berlusconi. Restiamo dell’opinione che non tocchi ad un sindacato – segnatamente la Cgil – organizzare, sia pure surrettiziamente, manifestazioni politiche come è avvenuto il 25 ottobre scorso.