Nervosismo nel PdL per una campagna elettorale “stanca”
03 Aprile 2008
di Guido Forte
La parola d’ordine rimane “mantenere la calma”,
evitare crisi di nervi e tenere a bada la tensione. Il Pdl da qualche giorno ha
perso un po’ di quella serenità con cui aveva iniziato la campagna elettorale.
Non certo per la storia che Veltroni sta raccontando in giro e che vedrebbe il
Pd ad un passo da un’insperata vittoria. Piuttosto
da più parti affiorano segnali di nervosismo.
L’ultimo quello che ha visto
protagonista Gianfranco Fini domenica scorsa dopo un incontro elettorale a
Palermo. Il presidente di An, rimasto poco soddisfatto della partecipazione, in
preda alla rabbia, avrebbe chiesto la testa dei suoi due luogotenenti
siciliani: Pippo Scalia e Giampiero Cannella. Dimissioni, poi, prontamente
giunte.
Una decisione al limite dell’azzardo o come qualcuno ha fatto notare:
“Una gaffe in presenza di una doppia campagna elettorale, nazionale e locale”.
E infatti il Pd ha banchettato a dovere sulla decisione finiana e solo la
diplomazia di Ignazio La Russa è riuscita a ricucire lo strappo. In breve, se ne
riparlerà dopo le elezioni.
L’episodio dimostra
comunque la tensione che si sta accumulando nei vertici del Pdl e soprattutto nel capo
di An che i boatos raccontano sarebbe
poco contento di come sta andando la campagna elettorale. Divergenze con il
Cavaliere sulle strategie di fondo.
Per carità niente di insanabile ma
distinguo che giorno dopo giorno scavano un solco tra i due leader. Ad esempio
sta diventando sempre più difficile per Fini digerire l’impostazione di una
campagna elettorale incentrata soprattutto su Berlusconi. Una scelta che
proprio il Cavaliere ha voluto e per certi versi imposto al suo alleato. Da qui
le rare uscite di Fini ed il ruolo più defilato. Una conseguenza naturale visto
che è il Cavaliere il candidato premier. Ma per il capo di An si tratta di una
situazione nuova alla quale non era certamente abituato e difficile da
accettare fino in fondo. Alla fine, spiega un colonnello di An “è il prezzo per
aver accettato il progetto berlusconiano. Quello che in fin dei conti non ha
voluto pagare Casini”.
Ma veniamo al Cavaliere. Oltre al problema
del Senato anche lui sta iniziando a gestire con un po’ di insofferenza questa
situazione. In particolare a fargli storcere il naso è il fatto che nei
sondaggi di gradimento Fini sia sempre avanti a lui. Una circostanza che se
prima, quando erano in due partiti differenti, era tollerata con difficoltà
adesso non è accettabile. Come detto piccole divergenze che però stanno creando
qualche freddezza nel duo di testa del Pdl.
Ma il nervosismo va oltre e
riguarda anche l’andamento delle stesse elezioni ed il suo possibile risultato.
Come sempre i fari sono puntati sul Senato dove tutti temono che la partita
possa trasformarsi in un terno al lotto. Come già anticipato da “L’Occidentale”
qualche settimana fa il rischio è legato al risultato elettorale de La Destra
in due regioni: Lazio ed Abruzzo.
E sul Lazio secondo gli ultimi sondaggi
riservati le notizie sarebbero ancora meno confortanti al punto che potrebbero
essere due e non più uno i senatori che Storace riuscirebbe a portare a casa.
Proiezioni naturalmente, che però se confermate metterebbero molto a rischio la
maggioranza Pdl in Senato. Per questa ragione gli strateghi di Palazzo Grazioli
avrebbero predisposto un piano d’emergenza che non riguarderebbe solo il
coinvolgimento della formazione di Storace nella compagine di governo, ma anche
di alcuni esponenti dell’Udc.
L’ipotesi pensata è quella di staccare l’Udc
siciliano da Casini ed in particolare il cappello di testa candidato
nell’isola: il vicepresidente del partito, Salvatore Cuffaro, ex
Governatore siciliano, capolista, ed il secondo ed il terzo in lista, ovvero Giampiero D’Alia e
Antonello
Antinoro. In questo
modo sarebbe possibile mettere al riparo la maggioranza al Senato. Intanto però
si registrano anche movimenti e cambiamenti negli scenari postelettorali. Ad
esempio Maurizio Gasparri che veniva dato per certo come capogruppo al Senato
del Pdl non sarebbe più così sicuro di andare a ricoprire quel ruolo. Complice
proprio il non esaltante risultato del Lazio sia per quanto concerne il Senato,
dove è candidato proprio Gasparri, e la Camera. Qui addirittura gli ultimi
sondaggi direbbero che il Pdl otterrebbe il suo risultato peggiore. Una
circostanza che se poi confermata rimetterebbe in gioco lo stesso Gasparri
nella partita per la formazione del governo.
Ed anche sul fronte La Russa si
registrano difficoltà. Infatti dopo aver rinunciato al posto di Guardasigilli,
ci sarebbero problemi per il ministero della Difesa. Qui a creare problemi
sarebbero proprio gli ambienti militari contrari ad un uomo di An al vertice
del ministero. Troppo vicini ai sindacati, in particolare al Cocer, sussurrano
gli uomini in divisa per gestire quell’incarico. Ecco che allora potrebbe
rimanere alla Camera con il ruolo di capogruppo del Pdl sempre che non si metta
di traverso Claudio Scajola
Infatti l’ex ministro dell’Interno da molti è
indicato come possibile capogruppo qualora il posto alle Attività produttive
dovesse essere occupato da un esterno come Corrado Passera. In realtà si tratta
ancora congetture e giochi ad incastro e molto dipenderà dai risultati che
usciranno dalle urne.
Solo allora sarà possibile capire quali saranno i
rapporti di forza tra le varie componenti e se si dovrà pagare dazio a
qualcuno. In prima fila per ora ci sono Storace e Cuffaro ma nelle ultime ore
potrebbe aggiungersi anche il democristiano Pizza. Tre elementi che potrebbero
diventare decisivi per il varo del nuovo governo se le cose andassero
male.