Nessuno ammette che la Corte dei Conti è un ente inutile e superato

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Nessuno ammette che la Corte dei Conti è un ente inutile e superato

05 Novembre 2012

La Corte dei Conti ha 150 anni; e il suo Presidente, Giampaolino, impazza per TV e Radio. Ma serve a qualcosa questo Ente? E’ una vecchia istituzione napoleonica, sparsa nel mondo latino, ormai con funzioni e organizzazioni diverse. Quella italiana è recepita in Costituzione: controlla la legittimità dei conti dello Stato (salvo qualche eccezione, come il caso Fiorito ha evidenziato) e ha anche funzioni giurisdizionali su reati amministrativi denunciati da un propria Procura interna. Ci lavorano più di 600 magistrati, di cui una parte “laici”, nominati dal Governo, e una parte “togati”, entrati per concorso. Costa ormai più di 300 milioni di euro all’anno, con risultati assai dubbi. Vediamone i limiti.

1.     Intanto la funzione; controllo della legittimità dell’atto nell’uso del denaro pubblico; che vuol dire? Quali sono le relazioni tra questo controllo e quelli dei Revisori contabili, della Magistratura Amministrativa e della Magistratura ordinaria, visto che si parla di legittimità degli atti? Non ci sono doppioni , quei famosi supercontrolli, che consentono proprio la nascita e lo sviluppo del malaffare?

2.     Il potere giurisdizionale della nostra Corte dei Conti è un po’ speciale; gli altri Paesi che hanno questo Ente, o non gli affidano questo potere (per esempio Germania, Svizzera o Norvegia) o glielo danno con molta più prudenza (per esempio permettendo il ricorso contro le sue sentenze ad una magistratura terza e non a “magistrati” dello stesso Ente, che oltretutto sono in gran parte “laici” e quindi non giudici, come avviene in Francia e Spagna, per citarne solo due).

3.     Il controllo dovrebbe essere sulla legittimità dei conti, non sulle loro finalità, sul loro contenuto di scelte di politica economica dello Stato, espressa dai Governi o dagli Enti pubblici; ma i nostri magistrati contabili tendono ad allargarsi e negli ultimi tempi perfino a divenire economisti, monetaristi e quant’altro, impartendo lezioni di politica economica dall’alto della loro funzione, che ,al contrario, dovrebbe essere più ragionieristica che dottrinale. Ma solo il termine “ragionieristico” fa loro accapponare la pelle; non ne capiscono il valore e non si rendono conto che almeno per due terzi il loro lavoro dovrebbe essere fatto di “ragioneria” e per un terzo di diritto (oltreché di buon senso).

4.     Che la Corte si basi più sulla immagine che sul lavoro, lo dimostra tutta la rappresentazione , che vuol trasferire attraverso i media, all’esterno: pomposità , rituali, ostentazioni. Basta vedere il loro elegante depliant di presentazione; tutto bello , ma non si capisce quanti, come e dove siano, quanto costino e cosa facciano; ci vorrebbe un magistrato contabile… esterno (o straniero ) che facesse loro le pulci e le spiegasse.

5.     Molti “giudici “ della Corte sono intrufolati nei Gabinetti e nelle Segreterie dei Ministeri, dove aiutano i governanti a rendere complicate le cose semplici, in questa confusione professionale che hanno in testa, tra diritto e amministrazione (senza conoscenze… ragionieristiche); per esempio l’attuale Presidente della Corte è stato anche capo di gabinetto o capo dell’ufficio legislativo di diversi ministeri, Attività Produttive, Lavori Pubblici e Commercio Estero.

6.     La loro responsabilità professionale è nulla; se sbagliano, non pagano; per esempio se un ente da loro controllato viene accusato di malversazioni amministrative , il vertice dell’Ente , in tutto o in parte, è soggetto a indagine; ma non chi lo controllava ; al di là del fatto etico, non edificante, questa loro “irresponsabilità” frena anche la loro preparazione professionale; diventano pigri ; sono molto ben pagati , lavorano poco e non sembrano essere responsabili (non si legge mai che un magistrato della Corte sia o sia stato sotto processo per fatti relativi al suo lavoro).

Il cahier de doleances sulla funzionalità della corte potrebbe continuare a lungo. Ma restiamo alla sostanza. La Corte dei Conti è apprezzata dai media, perché è fonte di notizie importanti all’interno del pianeta “ pubblico”; ed è apprezzata anche dal sistema politico, perché gli offre una spalla “giuridica” (più che altro burocratica), nella gestione delle questioni di Governo o di opposizione. Quindi è un organismo utile, di sottobanco, per così dire.

Le sue funzioni storiche invece sono venute meno; per una serie di motivi; perché c’è sempre meno Stato nell’economia; perché l’economia e le aziende registrano ritmi di modificazione gestionale e amministrativa, del tutto diversi dalla stagnazione del sapere “antico” dei nostri magistrati contabili, togati e non; perché sono sempre più evidenti le sovrapposizioni di competenza e di responsabilità tra organismi giuridici di consulenza e di giurisdizione dello Stato; perché in questa confusione le superfetazioni burocratiche tendono a creare esse stesse illiceità amministrative, civili e penali; perché nel suo insieme il pianeta giustizia deve essere riorganizzato con criteri che guardano al duemila e non all’ottocento.

L’Italia vive tra Paesi che nella maggior parte non sanno neppure cosa sia una Corte dei Conti. Le aree anglosassoni si avvalgono per il controllo dei conti pubblici di professionisti del settore, se pur nominati dallo Stato (Controller o Auditor). In molti altri Paesi il controllo è diretto su Enti e aziende, con società specializzate nel settore, professionalmente responsabilizzate. In astratto se la Corte dei Conti non ci fosse più, cosa succederebbe? Probabilmente Enti e Aziende pubbliche si farebbero certificare i bilanci da società specializzate; sulla legittimità degli atti, risponderebbero, come tutti, alla magistratura; e sulla loro regolarità, continuerebbero a sedere nei loro consigli di amministrazione i revisori dei conti che a questo sono deputati. Aumenterebbero ruberie e corruzione? Probabilmente no; perché la sottrazione dei denari avviene sempre, quando i circuiti di controllo aumentano e si confondono, in maniera che la responsabilità si diluisca in quantità di timbri e di firme.

La Corte dei Conti può essere considerato un Ente superato e inutile, se pur costituzionale e ben imparruccato. Ma nessuno avrà il coraggio di dirlo. Tra poco lo sentiremo urlare nelle piazze da Beppe Grillo, che non pare aver troppo bisogno di impaludamenti burocratico-giuridici; e ce ne dovremo fare una ragione.