Nessuno censuri “Bobo”. Ma Staino ha avuto rispetto dei morti in Polonia?

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Nessuno censuri “Bobo”. Ma Staino ha avuto rispetto dei morti in Polonia?

12 Aprile 2010

E’ finita nell’occhio del ciclone la vignetta di Sergio Staino pubblicata su l’Unità di ieri. "Bobo", il celebre personaggio nato dalle matite del fumettista toscano, si rivolge alla figlia dicendole: "Novantasei membri del governo polacco spariti in un colpo". E la piccola replica: "La solita storia, a chi troppo e a chi niente". Un riferimento, alquanto lugubre, e neppure troppo velato, al premier Berlusconi e al governo italiano.

Immediate e infuocate le reazioni da parte degli esponenti del centrodestra. Per il presidente dei senatori del Pdl, Maurizio Gasparri, si è trattato di "una vergognosa offesa alle vittime della tragedia aerea che ha decimato i vertici politici della Polonia. Pur di augurare la morte a Berlusconi e al governo italiano, il giornale della De Gregorio ha toccato punte di aberrazione indefinibili. Il cinismo e l’odio spinti alle estreme conseguenze, oltretutto a spese dei cittadini. L’Unità si vergogni per quanto pubblicato, soprattutto con la Polonia. Le tragedie vanno rispettate. Pubblicare infamie simili è segno di follia". 

Né si è fatta aspettare la replica di Staino: "Le parole di sdegno sulla mia vignetta mi sembrano dichiarazioni di persone abituate a cogliere queste occasioni per ribadire che la sinistra è ‘cinica’. Basterebbe rileggerla con attenzione per capire che il dolore rimane, scappa solo un leggero sorriso che è poi quello della satira".

Ci chiediamo quanto sia "leggero" il sorriso evocato da Staino, per di più in un giornale che un giorno sì e l’altro pure impartisce continue lezioni di "politicamente corretto". Ma ci piacerebbe anche conoscere il vostro parere sulla vignetta. Diteci cosa ne pensate. La celebre matita de l’Unità ha superato tutti i limiti? Il suo è stato un colpo di fioretto o una mazzata di sciabola? E il diritto a fare satira deve avere dei paletti oppure no? Guardando alla tragedia avvenuta in Polonia, ci sembra che a volte non di censura si tratti, ma di rispetto.