New York si annoia davanti al dibattito

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New York si annoia davanti al dibattito

27 Settembre 2008

Il primo debate, quello che tutto il mondo si aspettava infuocato, è risultato appena tiepido. Tanto che il moderatore – Jim Lehrer – non sapeva più che pesci pigliare e provava a stuzzicare i due con frasi del tipo: “non ha qualcosa di diretto da dire al Sig. McCain?”, oppure “prego, lo dica pure al suo avversario”. Obama e McCain dal canto loro guardavano in camera oppure il pubblico e parlavano a mezza bocca.

 

Il dibattito non è decollato nemmeno quando Lehrer ha chiesto del piano finanziario: “voi siete a favore di questo progetto di legge?” “Non abbiamo ancora visto di che si tratta”, ha schivato Obama, mentre il suo rivale se l’è cavata con un “spero di si”.

 

Il tutto ha cominciato a ricordare un vero dibattito soltanto quando Obama, dopo 75 minuti, ha provato a difendere il suo diritto di fare diplomazia con i nemici. A quel punto McCain ha sbottato: “voglio essere chiaro”. “Ci sediamo allo stesso tavolo con Ahmadinejad, lui ci dice: ‘cancellerò Israele dalle cartine geografiche’ e noi gli rispondiamo ‘non tu non lo farai’? Ma per favore…”. Risate dal pubblico. Niente da fare, però, i due sono velocemente ritornati ai livelli noiosi di prima.

 

Si può dire che nella prima parte del dibattito è stato Obama ad avere un leggero vantaggio, situazione che si è ribaltata nella seconda parte. Singolare il momento in cui McCain ha menzionato il braccialetto che indossa in onore dei soldati caduti. Poco dopo anche Obama ha voluto ricordare a tutti che anche lui indossa un simile oggetto, per non essere da meno.

 

McCain ha definito le vedute del suo rivale “naive” e “pericoloso” per due volte. Per sette volte Obama ha detto di “non capire” e per nove volte ha definito “non vere” le dichiarazioni del suo rivale.

 

Forse il momento più favorevole per McCain è stato paradossalmente quando si è parlato di Iraq e lui ha ricordato al pubblico che il suo rivale Obama è arrivato a Baghdad soltanto 900 giorni dopo l’inizio della guerra e non ha mai richiesto un incontro con il Generale Petraeus.

 

Una cartina di tornasole del risultato di questo dibattito l’hanno offerta le opinioni dei cittadini intervistati ieri dal New York Times che ha titolato un articolo: “Mentre guardano il dibattito i newyorkesi stanno a mani congiunte”.

 

Mike Kelly, uno studente venticinquenne di economia che vive nell’Upper East Side ha descritto il dibattito di ieri sera meglio degli altri: “La guerra in Iraq è certamente un argomento importante…ma io mi sono distratto più volte perché mi sembrava di sentir parlare di cose relativamente importanti”.