Nichi e Gianfranco, così lontani eppure così vicini
26 Ottobre 2011
"Fini è molto gradito a sinistra. E’ un politico trasversale, capace fuori dal Palazzo di mettersi alla testa di una rinascita nazionale. Fini-Vendola secondo me vincono perché la gente è molto più avanti di quello che si pensa. Non ci sono altre attrattive serie. C’è una vasta area di opinione che ha votato a destra e che non vuole che Berlusconi ritorni a Palazzo Chigi o magari vada al Quirinale. Sono saltati gli schemi destra-sinistra. E poi cosa ci divide dalla sinistra e da Vendola sulla legalità, il contrasto alle mafie, la cittadinanza, l’immigrazione, la coesione sociale, i problemi del Mezzogiorno, l’evasione fiscale, il federalismo solidale? Non sarebbe necessariamente Fini il candidato premier. Nel prossimo Parlamento si eleggerà anche il capo dello Stato".
E’ passato più di un anno dalle dichiarazioni del deputato finiano Fabio Granata che, intervistato da La Stampa nell’estate del 2010, abbozzava l’ipotesi di un ticket Fini-Vendola, l’uno al Colle e l’altro a Palazzo Chigi. L’alleanza eterodossa fu presto liquidata dai futuristi –in primis dal loro sommo portavoce, Italo Bocchino – come una delle solite uscite infelici di Granata, fantapolitica allo stato puro, roba da non stare neanche a sentire. Salvo poi vedere concretizzarsi un esperimento molto simile – per certi versi l’antenato -, e cioè la lista fasciocomunista di Pennacchi a Latina alle amministrative della scorsa primavera, naufragata con risultati elettorali da prefisso telefonico.
Al di là delle versioni ufficiali, e tenuto conto di quanto sono disorientate oggi certe bussole politiche, a vederli ieri sera, Nichi e Gianfranco, seduti sulle poltroncine di Ballarò gomito a gomito, viene da pensare che niente, neanche ciò che sembra più fuori dal mondo, sia realmente da escludere. Neppure l’ipotesi, dunque, di vederli un giorno vicini anche sul palco di un comizio politico. Per ora lo escludono, ma chissà che un giorno non si realizzi il sogno di Franceschini di un’alleanza da Vendola a Fini. Come dire, più o meno, dalle Alpi alle Ande.
In fin dei conti, in un’intervista alla rivista "Reset" del settembre 2010, Vendola ebbe modo di esternare, con il suo modo di fare sibillino, una filosofia molto possibilista in tema di alleanze, specialmente con l’ex leader di An, già Msi, Gianfranco Fini: "Dico che non bisogna mai usare i veti e che non voglio subirne. Sono contrario alla politica del ‘mai con Vendola, mai con Di Pietro o mai con Casini’, bisogna invece dire ‘mai con i pregiudizi’ e ragionare su quale è il disegno che occorre alla società italiana per rinnovarla nel profondo". Insomma, meglio non chiudere la porta in faccia a nessuno. Ad auto-smentirsi, tanto, c’è sempre tempo.