Nichi tuona contro la spending review, ma quei tagli non vengono dal nulla

LOCCIDENTALE_800x1600
LOCCIDENTALE_800x1600
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

Nichi tuona contro la spending review, ma quei tagli non vengono dal nulla

09 Luglio 2012

di M. C.

“È un decreto ammazza-Italia”. Ha tuonato forte Nichi Vendola e l’hanno sentito anche a Roma: il giudizio sui tagli alla spesa pubblica, approvati la settimana scorsa dal governo guidato da Mario Monti, è tranchant. Al leader nazionale di Sinistra Ecologia e Libertà non vanno proprio giù le misure previste dalla spending review: tagli netti, vero, che però hanno l’obbiettivo di invertire la tendenza rispetto a decenni di spese non sostenibili e sprechi nella pubblica amministrazione. Vendola ne sa qualcosa.

Il governatore è comprensibilmente terrorizzato – come lo sono anche, del resto, gli altri suoi colleghi presidenti di regione – perché chiamato ad applicare le restrittive norme previste dal decreto. Quello che lo preoccupa di più, neanche a dirlo, sono le regole, nuove di zecca, previste per il mondo della sanità. Dovranno essere tagliati i reparti considerati “doppioni”: quelli troppo vicini, insomma, che costituiscono un peso eccessivo per il bilancio delle regioni italiane.

In Puglia, a dire il vero, qualcosa si era già mosso prima del diktat romano: il piano di rientro sanitario messo su dalla giunta di Vendola, infatti, prevedeva di ridurre le unità ospedaliere, calcando proprio sul principio di vicinanza. Ora, però, quello che preoccupa il governatore è l’obbligo di dover fare quei tagli che tanta polvere avevano sollevato solo poche settimane fa in Puglia.

Le prime poltrone che dovranno saltare saranno quelle dei primari e poi, a scalare, medici e dipendenti. Quando si mette mano al comparto sanitario, in Puglia, si toccano schemi e gerarchie che, magari, il governatore avrebbe voluto lasciar immutate fino alla scadenza naturale del suo mandato. Non potrà farlo, perché il “decreto spending review” è passato e, già da ora, vale con i suoi tempi strettissimi: entro il 30 novembre bisognerà adottare “provvedimenti di riduzione dello standard dei posti letto ospedalieri” a carico del servizio sanitario nazionale.

Vendola si opporrà e costruirà barricate specialmente a parole per far passare una pillola che potrebbe essere davvero amara: “Ho convocato tutte le strutture tecniche della Regione Puglia in una cabina di emergenza che deve essere al lavoro nelle prossime giornate, inclusi sabato e domenica, giorno e notte – ha detto Vendola- ho chiesto a tutti i miei collaboratori di lavorare per compiere un monitoraggio degli effetti e delle conseguenze che il decreto spending review, il decreto che io ho chiamato Ammazza Italia, può produrre sul nostro sistema a cominciare dal sistema sanitario”. Proverà a arginare gli effetti dell’ultimo decreto romano, malvisto a Bari, pronto a coinvolgere tutta la struttura amministrative della regione. “C’è un allarme grande – ha continuato Vendola – e ho voluto che l’allarme fosse raccolto da tutte le strutture della regione Puglia perché dobbiamo ragionare su come costruire un argine e una barriera per evitare che questo decreto giunga come uno tsunami a devastare i servizi e le prestazioni che riguardano i diritti fondamentali dei cittadini”.

Certo è che se la struttura sanitaria pugliese non fosse stata martoriata negli ultimi anni della giunta di Vendola, primo fra tutti con l’affaire Tedesco, forse i tagli di oggi avrebbero un impatto un po’ meno tragico: sarebbero apparsi, piuttosto, come una risposta logica alla necessità di razionalizzare le risorse economiche ed umane.

Non solo Sanità, però. La spendig review colpisce almeno altri due comparti strategici della politica di Vendola e di tutto il sistema regionale pugliese. Anche i tribunali e le province dovranno fare i conti, come gli ospedali, con il duro decreto sfornato dal governo tecnico. Se tra i tribunali a rischiare grosso è solo quello di Lucera, cittadina in provincia Foggia, per le province il programma è diverso e spaventa non poco la politica pugliese. Ad oggi, sicure della sopravvivenza saranno solo quelle di Bari e Foggia; Lecce ha buone possibilità di afuggire alla scure dei tagli; Taranto, Brindisi e Bat si avvicinano quasi sicuramente alla soppressione: sarà un bel problema per la politica rimpiazzare gli enti che salteranno, ma si dovrà fare e il governatore ha tutto l’interesse a far ricadere la colpa su Monti e salvare il salvabile agli occhi di consiglieri comunali, assessori e dipendenti. Il tempo delle vacche grasse, su cui Vendola ha prosperato e non poco, purtroppo è finito. E l’impressione è che, come al solito, saranno i pugliesi a pagare anche questo conto.