“Niente voto nel 2012. La Lega è pronta a cambiare la legge elettorale”
03 Ottobre 2011
di redazione
L’orizzonte leghista non è il voto anticipato. Titoli di testa curati da Luciano Dussin, vicepresidente dei deputati leghisti, il giorno dopo l’ennesimo botta e risposta tra Maroni e Calderoli. Il primo, sensibile al milione di firme dei referendari che in molti hanno letto come una sorta di via libera al voto anticipato; il secondo favorevole a rivedere il sistema elettorale solo dopo il varo del ddl costituzionale. Dussin si destreggia nell’analisi che tocca anche i dossier su Bankitalia, Tremonti e la durata della legislatura. Per i titoli di coda c’è ancora tempo: “Arriveremo al 2013”.
Onorevole Dussin, sul referendum elettorale ha ragione Maroni o Calderoli?
Ci sono varie interpretazioni delle parole di Maroni…
Bèh, ciò che ha detto è chiaro: il referendum è un segnale forte che va ascoltato e credo di debba procedere con la consultazione. Se poi il Parlamento deciderà di cambiare legge elettorale dovrebbe farlo nel senso del referendum. Dunque? E’ un modo per evitarlo magari staccando la spina al governo Berlusconi?
Non c’è niente di tutto questo. Maroni ha preso atto che c’è un’iniziativa in campo, vediamo se la Corte Costituzionale la rende effettiva ammettendo il quesito. Se poi si trova una soluzione ampiamente condivisa in parlamento per evitare il referendum, va bene. Aggiungo: non c’è alcun nesso tra la decisione della Corte Costituzionale e l’idea di un voto im primavera che certo la Lega non sponsorizza. Anche perché in questo momento di crisi internazionale, coi governi in carica criticati dai cittadini come accade alla Merkel, a Sarkozy, a Zapatero, sarebbe da pirla forzare per tornare alle urne prima della scadenza naturale della legislatura.
Sì, ma l’accordo su base ampia per arrivare a un nuovo testo è praticamente impossibile viste le sostanziali divergenze tra e dentro gli schieramenti. Quindi siamo punto e accapo.
Gli unici a chiedere elezioni anticipate sono quelli del Terzo Polo terrorizzati dal fatto che se torna il Mattarellum perché è prevedibile che con la grancassa mediatica si possa raggiungere il quorum, Fini e Casini non passano nemmeno nel collegio dove si presentano, dovranno accontentarsi di pescare la quota del 25 per cento del proporzionale ma comunque per loro è un disastro. Vie alternative non ne hanno perché quando Casini ha imbarcato Fini sapeva che si precludeva un eventuale accordo col Pd; quindi oggi possono solo spingere sul voto anticipato per evitare la consultazione referendaria.
Calderoli dice: prima il ddl costituzionale con la riduzione dei parlamentari, il Senato federale che già contiene in sé l’indicazione di una nuova legge elettorale. Come dire: evitiamo il referendum. Una risposta a Maroni?
Più che rispondere a Maroni, il ministro Calderoli ha chiarito a quanti strumentalizzano il tema del sistema elettorale che c’è una via da seguire. Ha ricordato che ci sono accordi di maggioranza per modificare la legge sul federalismo fiscale e sulle modifiche costituzionali che porteranno al Senato federale e alla riduzione del numero dei parlamentari. Col Senato federale, poi va fatta una nuova legge elettorale, dunque è ragionevole varare prima il ddl di riforma e poi ragionare di legge elettorale e nel frattempo arrivare alla scadenza naturale della legislatura.
Su quale legge elettorale sareste disposti a ragionare?
Una norma che non sia frutto di interessi da parte di altre forze politiche per danneggiare il nostro movimento. Se poi alla fine dovesse tornare un auge il Mattarellum, a noi va bene lo stesso e coi collegi uninominale vinciamo anche da soli: dicono che siamo in difficoltà ma gli ultimi sondaggi continuano a darci tra l’8 e il 10 per cento.
Non ha risposto. Qual è la legge che vi piace?
L’attuale non è male, perché prevede l’indicazione indicare il premier, le coalizioni per avere i premi di maggioranza e un programma chiaro da dichiarare prima agli elettori. Siamo disposti a ragionare su una modifica che eviti le cosiddette liste chiuse.
Come?
Si può valutare la preferenza anche se in tutt’Europa non esiste più tranne la Grecia, per i problemi che comporta; si possono valutare i collegi uninominali magari col proporzionale. Insomma, si può studiare qualcosa. Altrimenti se non sarà possibile un accordo il più possibile condiviso sul Mattarellum non abbiamo problemi anche se ci sarebbe da chiarire la questione dello scorporo per evitare il danno delle liste civetta.
Dunque qualche problemino lo avreste comunque. Detto questo, la diversità di vedute tra Maroni e Calderoli è l’ennesimo strappo dentro la Lega. Dal voto su Papa in poi è evidente che tra maroniani e ‘cerchio magico’ c’è una contrapposizione. Lei come la vede e da che parte sta?
Molti sostengono le che la Lega è in difficoltà, ma dipende dal fatto che si è al governo in una fase così complessa contrassegnata dalla crisi internazionale che non risparmia nessun governo: dall’Europa agli Usa. Tuttavia i sondaggi confermano che il nostro movimento consolida i propri elettori, segno di un apprezzamento. Certo, al nostro interno ci sono discussioni ma fanno parte della normale dialettica politica. Io dico sempre che l’unico ‘cerchio magico’ che vedo è quello degli elettori attorno al nostro movimento e al nostro leader.
Mettiamola giù così: nel Carroccio è iniziata la corsa alla successione di Bossi? E il ‘bossismo’ si sta avviando alla fine?
No, perché quando vai a Venezia o a Pontida e continuano a esserci i tuoi elettori vuol dire che la Lega e il suo leader mantengono la loro forza…
Sì, ma per la prima volta a Venezia e Pontida c’erano pure i cartelli con scritto “Maroni presidente del Consiglio”….
Beh saranno stati fans, è normale. Come non è uno scandalo pensare che Maroni possa fare il premier dal momento che riscuote riconoscimenti trasversali. Su questo il Pdl dovrebbe riflettere.
Bankitalia. Perché Bossi si è schierato così apertamente a sostegno della candidatura di Vittorio Grilli – gradito a Tremonti – alla successione di Draghi?
Non saprei, so per certo invece, che noi guardiamo con un certo sospetto tutto quello che ruota dentro il mondo della finanza. Ricordo che siamo appena reduci dallo scandalo finanziario più grande in Europa, cioè a la vicenda Parmalat nella quale erano esposte molte banche e nessuno ha controllato. Siamo molto scettici, poi, sulle agenzie di rating che danno i voti ai governi ma chiudono un occhio sul fatto che a fronte di un dollaro vero ce ne sono tantissimi virtuali che girano per il mondo.
Sì, ma sulla posizione di Bossi su Grilli cosa risponde?
Non saprei dire, può darsi che lo conosca e abbia fatto le sue valutazioni.
E’ evidente che l’impasse su Bankitalia in buona parte dipende dalla contrapposizione tra Berlusconi e Tremonti. Secondo lei come se ne esce?
Dalla vicenda in sé non saprei dire. Quanto alla contrapposizione tra il premier e il ministro del Tesoro dico che servirebbe forse un po’ più di coraggio e superare l’errore fatto per decenni da tutti i governi occidentali che si sono affidati mani e piedi agli interessi della finanza rinunciando così a politiche socio-economiche con investimenti veri.
E’ una critica a Tremonti, a Berlusconi o a entrambi?
Mi aspetterei che, così come i tedeschi hanno tirato le orecchie alle agenzie di rating minacciando di fare controlli interni, il ministro del Tesoro che è il portavoce della politica economica italiana faccia sentire la propria voce a Bruxelles. Va bene il rigore nei bilanci ma se non mettiamo soldi per fare le infrastrutture e rilanciare sviluppo e occupazione, ci uccidiamo con le nostre stesse mani. Siamo sulla buona strada ma occorre anticipare i tempi, perché le cose sono due: o aumenti le tasse o diminuisci le spese e noi è da un po’ di tempo che abbiamo diminuito le spese. Serve un colpo d’ali, quello che io chiamo un piano Marshall a livello europeo.
Su Tremonti si sono concentrate le critiche di ampi settori del Pdl ma anche all’interno della Lega. Quanto regge l’ipotesi di un cambio al vertice di via XX Settembre?
Mi domando quanto regga l’Italia, quanto regga la Spagna o la Grecia. La questione non è il cambio di un ministro perché chiunque dovesse arrivare dovrà seguire le direttive già tracciate. E’ il sistema che deve cambiare, non un ministro.
Elezioni anticipate o a fine legislatura nel 2013?
Il governo andrà avanti fino al 2013.
Perché?
Primo, non ci sono alternative; secondo: fa comodo a tutti che si continui a governare in una fase così difficile. Terzo, l’alternativa oggi spinta da Di Pietro attraverso il referendum elettorale sta profilando uno scenario che riporterebbe la politica indietro di quindici anni, costringendo alla riproposizione dell’Ulivo versione numero tre. L’Udc sta là in mezzo, non può andare a sinistra perché ha dentro Fini e se Berlusconi non si ricandidasse a premier spera di ricompattare l’area del centrodestra. La Lega c’è e ci sarà fino al 2013 con un progetto di rinnovamento dello Stato, con Berlusconi siamo riusciti a cambiare alcune, poi vedremo.