Nigeria, vive le studentesse rapite da Boko Haram. E adesso che facciamo?
14 Aprile 2016
Sarebbero vive alcune delle studentesse rapite dagli estremisti di Boko Haram in Nigeria esattamente due anni fa, il 14 aprile 2014. La Cnn ha mostrato un video, che propbabilmente risale allo scorso dicembre, di una mamma che mentre si avvicina a un computer riconosce sua figlia. Era aprile del 2014 quando i ‘seguaci’ di Boko Haram rapirono 276 studentesse di una scuola superiore statale a Chibok, nel nord della Nigeria. Di 219 non si è saputo più nulla, mentre alcune riuscirono a scappare.
I terroristi islamici di Boko Haram hanno rapito migliaia di persone negli ultimi anni, e i sequestri di massa hanno portato il gruppo all’attenzione del mondo. Nota, per esempio, la campagna sui social network #BringBackOurGirls. Il tentativo, fallito, del governo nigeriano e dell’esercito di liberare le studentesse aveva causato la condanna unanime del consesso internazionale e portato alla sconfitta del presidente Goodluck Jonathan nelle elezioni dello scorso anno.
Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia fra gli altri hanno inviato consulenti, tra i quali negoziatori per la liberazione degli ostaggi. Il senatore Shehu Sani, coinvolto nelle trattative con Boko Haram sulle ragazze di Chibok, considera il video credibile. Yakubu Nkeki, leader di un gruppo di sostegno ai genitori delle studentesse rapite, ha riferito di aver visto brevemente parte del video della Cnn e di aver riconosciuto alcune delle ragazze. «Stiamo tutte bene» dice una delle ragazze, enfatizzando la parola «tutte». Infatti ci sono stati negli ultimi mesi forti timori, che, l’uso crescente di bambine o donne adulte, per portare a termine attacchi suicidi con bombe, indicasse la trasformazione degli ostaggi in armi, incluse le studentesse. Timori in parte fugati, in parte no.