No a burqa e sharia, Merkel cambia ricetta sull’immigrazione

LOCCIDENTALE_800x1600
LOCCIDENTALE_800x1600
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

No a burqa e sharia, Merkel cambia ricetta sull’immigrazione

07 Dicembre 2016

Stop al burqa, al niqab e a qualsiasi velo islamico che copra il volto delle donne. La sharia non può sovrapporsi alla base del diritto in Germania. Una parte dei profughi arrivati negli anni scorsi dovrà essere rimpatriata, perché non sono veri perseguitati. Angela Merkel lo dice in modo più morbido, ma l’essenza del suo discorso al congresso della Cdu è questa.

Angela teme la concorrenza da destra dell’Afd, Alternativa per la Germania, che secondo tutti i pronostici nel 2017 potrebbe ottenere per la prima volta dei seggi al Parlamento federale, e così, sul tema immigrazione, sembra allinearsi alle decisioni da altri Paesi europei come Francia, Belgio, Olanda, che hanno già vietato o stanno vietando i vari burqa, burkini e veli islamici.

Ieri la cancelliera è stata rieletta presidente della Cdu con l’89,5% dei voti dei quasi mille delegati del partito, il risultato più basso da quando è cancelliera. L’applauso più lungo dei suoi sostenitori è arrivato quando ha detto che “l’occultamento totale” del viso delle donne “da noi non è opportuno, dovrebbe essere vietato dovunque possibile giuridicamente. Non ci appartiene”.

“Dignità umana, pari diritti per uomini e donne, libertà di religione, libertà di opinione”, ha spiegato la Merkel, sono “la base della nostra convivenza” e “il nostro diritto ha la preminenza” su “regole di stirpe e di famiglia, e sulla sharia. Questo deve essere detto molto chiaramente”.

All’ala bavarese della Cdu, che reclama un “tetto” di 200 mila persone da porre al numero di profughi che possono essere accolte ogni anno in Germania, Merkel ha risposto proponendo rimpatri generalizzati, nell’ordine di centinaia di migliaia di persone. “Non tutti” i profughi entrati l’anno scorso soprattutto in Germania (900mila persone) “possono rimanere e rimarranno”.

Secondo la cancelliera “in circa il 35% dei casi” si tratta di persone che “non hanno alcun diritto di rimanere” e quindi dovranno “lasciare il nostro paese”. “Solo così avremo la forza per aiutare gli altri”. Le dichiarazioni della cancelliera tedesca non sono piaciute all’amministrazione uscente degli Usa. Il portavoce di Obama rispondendo ai giornalisti fa sapere che la difesa della libertà religiosa e “il diritto costituzionale di ogni americano di pregare Dio nel modo che preferisce” vanno difesi. “Questo è un valore al quale il presidente Obama tiene molto”, fa sapere il portavoce.

Peccato che il mandato obamiano ormai è finito e che il nuovo presidente, Donald Trump, sulla immigrazione e il contrasto ai processi di islamizzazione delle società occidentali sia stato molto più duro e netto della stessa Merkel. Insomma, anche se in ritardo, la Germania si accorge del problema che ha in casa.

Costringere le donne a coprirsi il volto è inaccettabile, non solo perché, come ha sottolineato la cancelliera, il diritto islamico non può sovrapporsi a quello tedesco, ma anche perché c’è un problema di sicurezza, in tutti i Paesi occidentali, e anche così si combatte il pericolo del terrorismo.