“No a chi agita la legalità come una clava per beghe interne al Pdl”
27 Luglio 2010
Gianfranco Fini rompe il silenzio e torna a battere il tasto dell’etica e della legalità. Lo fa da capocorrente parlando in videoconferenza alla convention napoletana di Generazione Italia. Si domanda se sia opportuno che chi "è indagato abbia incarichi politici" e l’affondo ancora una volta è rivolto a Nicola Cosentino, non più sottosegretario ma ancora leader regonale del Pdl. Nessun riferimento al coordinatore nazionale del partito Denis Verdini per il quale, invece, i suoi pretoriani – Urso in testa – chiedono le dimissioni, ma è chiaro che nel bel mezzo della polemica innestata dal finiano Fabio Granata contro Alfredo Mantovano, la sua uscita appare come una risposta indiretta alla sollecitazione del sottosegretario all’Interno che dall’ex leader di An attendeva una presa di posizione chiara. Fini rilancia, nessun passo indietro, ma Mantovano lo provoca: "Si riferisce a Berlusconi?"
Sottosegretario Mantovano, dopo le accuse di Granata, Fini l’ha chiamata?
No.
Pensa che lo farà?
Io non mi auguro nulla, mi illudo che la vita politica non salti i rapporti umani e personali. Il presidente Fini mi conosce, o meglio conosce sia il lavoro che ho svolto prima di occuparmi di politica, sia quello che ho realizzato essendo stato tra i suoi collaboratori per tanti anni sui temi della giustizia e della sicurezza. Quindi, al di là di tutti gli aspetti politici e istituzionali che pure in questa vicenda non sono marginali, credo che ci sia un aspetto di carattere più strettamente personale che abbia un senso.
Alla convention di Generazione Italia si è chiesto se sia opportuno che chi è indagato abbia incarichi politici. Cosa risponde?
Si riferisce a Berlusconi?
Il presidente della Camera dice anche che porre la questione della legalità e dell’etica non è provocazione.
La legalità se ha un senso lo ha nei fatti concreti. Mi pare che i finiani finora abbiano rivendicato una sorta di esclusività delle chiacchiere. Il termine in sè va riempito di contenuti. Allora, cosa si intende per legalità? Che chi ha problemi giudiziari non può avere ruoli in Parlamento?
Risponda lei.
Finora non ho visto sentenze passate in giudicato e pure in assenza di queste, ho visto che un ministro e due sottosegretari si sono dimessi.
Secondo lei cosa è la legalità? Sul piano politico il terreno di scontro coi finiani è tra garantismo e giustizialismo?
Io so che noi non abbiamo mai smesso di fare il nostro lavoro. Cosa è la legalità? E’ il contrasto a forme più gravi di aggressione a ciò che la legge tutela. E’ il contrasto alla mafia e da questo punto di vista chi può negare i risultati di questi due anni: 26 latittanti su 30 arrestati, 12 miliardi di beni sequestrati, l’agenzia nazionale sui beni confiscati che p diventata operativa, il fatto di arrivare prima che si verifichino infiltrazioni mafiose come accaduto per la ricostruzione in Abruzzo o per l’Expo 2015. Questi sono i fatti. Io non so se la dialettica è tra giustizialisti e garantisti, so che stiamo facendo un lavoro che trova sviluppo e impegno concreto da parte delle forze dell’ordine e dei magistrati che sta dando risultati: il resto sono chiacchiere.
Bocchino, Urso, Granata chiedono le dimissioni di Verdini da coordinatore nazionale, dopo aver chiesto la testa di Brancher e quella di Cosentino. Cosa ne pensa?
Nel momento in cui stiamo facendo questa intervista posso avvalermi della facoltà di non commentare le dichiarazioni di Bocchino, Urso e Granata?
Ma Granata le ha chiesto scusa?
Non è una questione personale tra me e Granata. Nei miei confronti ha mostrato di non conoscere il confine tra la legittima critica, perché non pretendo che il provvedimento su Spatuzza di cui sono assolutamente certo equivalga alle tavole con cui Mosè scese dal Monte Sinai, e la diffamazione. Si tratta di un provvedimento opinabile, come tutti i provvedimenti, ma faccio tre considerazioni.
Prego.
La prima: in commissione parlamentare antimafia ho reso un’audizione durata molte ore nella quale ho illustrato le ragioni del no all’inserimento di Spatuzza nel programma di protezione dei pentiti. Granata, ha pensato bene, proprio quando iniziava la mia audizione, di seguire il gruppo del Pd e di uscire dall’aula. Mi dispiace perché c’era la possibilità di discutere con lui ma non l’ha colta. La seconda: un conto è ritenere che un provvedimento sia sbagliato sulla base di argomenti di carattere giuridico che pure sono stati posti in commissione sui pentiti e in commissione antimafia e su cui ciascuno ha la sua posizione. Un conto, invece, è oltrepassaare il confine della legittima discussione e entrare nel campo della diffamazione dicendo che io impedisco l’accertamento della verità sulle stragi.
E il terzo aspetto?
Negli ultimi anni le forze di polizia e l’autorità giudiziaria, utilizzando al meglio gli strumenti che il governo e il parlamento hanno messo loro a disposizione, hanno ottenuto risultati straordinari anche in termini di prevenzione criminale. Da un lato ci sono i fatti concreti, dall’altro bastano due battute, si innesca la polemica e tutto il lavoro vero fatto finora non viene considerato mediaticamente.
Lei è in prima fila nella lotta alla criminalità organizzata, perché Granata dice che ci sono pezzi del governo e dello stato che non vogliono la verità sulle stragi di mafia. Si è fatto un’idea?
L’ultima cosa che mi si può chiedere è di fare l’esegesi di Granata. Se riusciamo a prescindere un pò dal soggetto, quello che a me spiace di tutto questo dibattito avviato sulla legalità e sulla questione morale è che non viene riempito di contenuti, bensì adoperato come una clava pensando che agitandola si risolvono i problemi interni al partito.
E’ credibile la teoria del doppio Stato? Ci fu una trattativa tra Stato e mafia, ipotesi che peraltro il presidente della commissione antimafia Pisanu non esclude a priori.
Da bambino ho avuto la fortuna di seguire le ultime telecronache di Nicolò Carosio il quale aveva inventato la categoria del ‘quasi goal’ per descrivere il momento in cui la palla stava per entrare in porta ma poi non finiva a rete. Certe cose si accertano in sede di indagine e di giudizio o non si accertano. Quando sento alcuni procuratori che dicono ‘stiamo per accertare la verità sulle stragi’ , quello è un ‘quasi accertamento’ che richiama la categoria del ‘quasi goal’ di Carosio. Non sto dicendo stop alle indagini, dico indagate e arrivate a sentenza e magari a sentenza definitiva dal momento che ho visto clamorosi processi naufragare nei gradi di giudizio successivi.
E quindi?
Considero inammissibile che pezzi di indagini ancora tutte da verificare vadano magari tramite internet o con un cd sulle pagine dei quotidiani e diventino l’ultima notizia di giornata sulla teoria del doppio Stato, sulle stragi. Questo non è serio.
Siamo vicini all’accertamento della verità su quegli anni o no?
Credo lo si debba chiedere a chi sta svolgendo indagini. La risposta deve essere negli atti giudiziari. Ma una cosa di può dire.
Quale?
Quando sento parlare della strage di via D’amelio e di depistaggio, considerato che in base al codice di procedura penale è il pm che dirige le indagini e poi il giudice le valuta, domando: con chi ce l’abbiamo?
Perché la commissione che lei presiede ha negato il programma di protezione a Spatuzza?
Perché applica la legge. E’ la legge approvata nel 2001 alla fine della legislatura del centrosinistra. Una legge il cui promotore da ministro dell’Interno è un signore che oggi è il capo dello Stato. Questa legge aveva tra i suoi passaggi significativi il divieto di dichiarazioni a rate e stabilisce che il dichiarante deve riferire ciò che sa di importante entro i 180 giorni dall’avvio della collaborazione. Spatuzza ha detto cose importanti, rilevanti su profili politici o di connessione presunta tra mafia e politica molti mesi dopo lo scadere dei 180 giorni. È un dato incontrovertibile, ammesso negli interrogatori da Spatuzza. La commissione che presiedo è un organo amministrativo, non una segreteria politica, e ha applicato la legge.
Nella tre giorni di Orvieto il Pdl ha sfilato ai finiani l’esclusiva sul tema della legalità e il partito ha fatto quadrato attorno a lei stigmatizzando le posizioni di Granata. E’ così?
Mi pare che i finiani rivendicassero l’esclusiva della legalità delle chiacchiere, mentre invece la legalità se ha un senso, ce l’ha nei fatti.
Anche gli esponenti di Liberamente che in un primo momento avevano mostrato punti di contatto coi finiani hanno preso nettamente le distanze da Granata: Frattini, Gelmini e Valducci i più duri. Significa che c’è un ricompattamento nell’area berlusconiana che prelude al tramonto del correntismo?
Intanto credo non sia una colpa se Berlusconi è il leader riconosciuto dagli elettori. Al tempo stesso è un fatto incontestabile che nel Pdl, un grande partito, ci sono sensibilità interne diverse. Il problema non è annullarle ma trovare le modalità perché possano arrivare a sintesi. Tra le dichiarazioni che più mi hanno colpito in questi giorni ho letto quella secondo cui il Pdl sarebbe un partito sudamericano (Bocchino, ndr).
E che ne pensa?
Io so, facendo parte dell’ufficio di presidenza, che alla vigilia delle regionali Berlusconi non voleva un accordo con l’Udc e l’Ufficio ha votato a maggioranza per l’accordo laddove era possibile. Io so che un paio di mesi fa l’ufficio di presidenza aveva trovato un punto di convergenza coi finiani sulle intercettazioni, poi rimesso in discussione poche settimane dopo. Tuttavia si è trovato un nuovo accordo, dunque si discute e si ridiscute…io non so come funziona in Sudamerica, so come funziona nel Pdl e confermo che la democrazia interna c’è eccome a livello di vertice anche se va implementata a livello territoriale.
Come legge l’apertura di Berlusconi alla petizione che avete lanciato da Orvieto per celebrare i congressi provinciali e comunali entro il marzo 2011?
È un ulteriore passo sulla strada di una sana democrazia interna che finora si è realizzata nell’Ufficio di presidenza, nei gruppi parlamentari, ma ha necessità di realizzarsi di più sul territorio.
Granata deve andare davanti ai probiviri come chiedono molti esponenti del Pdl?
Nel Pdl deve tornare il gusto per una discussione sana, anche franca, ma rispettosa. I deferimenti, i giudizi, secondo me ostacolano un percorso di questo tipo e rischiano di creare martiri.
Come si risolve la questione coi finiani?
Ho un fatto un voto, però è legato a una pace stabile, non a una tregua-farsa.
Quale è il voto?
Il voto è un fatto personale tra me e chi lo realizza.