Nobel a Sauvage, Stoddart e Feringa. L’amarezza dell’Italia: “Ci snobbano”
06 Ottobre 2016
l Nobel della chimica di quest’anno è stato assegnato a tre ricercatori Jean–Pierre Sauvage dell’Università di Strasburgo, Sir J. Fraser Stoddart della Northwestern University, Evanston, e a Bernard L. Feringa dell’Università di Groningen, Olanda “per la progettazione e la sintesi di macchine molecolari” si legge nella motivazione dell’accademia reale di Svezia. Il primo passo verso il successo di oggi è arrivato all’inizio degli anni Ottanta quando Sauvage scopre una formazione a catena detta “catenano”: due molecole a forma di anello insieme per formare una catena. Successivamente nel 1991 Stoddart scopre un’altra architettura molecolare che si muove lungo un asse, chiamato rotaxane, un anello filettato molecolare. Da lì riesce a creare un “ascensore molencolare” e un chip molecolare. Infine nel 1999 Feringa per primo sviluppa un motore molecolare facendo girare una pala di rotore continuamente nella stessa direzione.
Per il comitato del Nobel la scoperta di questa macchina è della stessa importanza della scoperta del motore nel 1830. Le applicazioni sono infinite. Tant’è che ci si aspetta che nel futuro si spera possa essere utilizzata in elettronica e nei computer quantici ma anche per portare medicine all’interno di cellule cancerogene.
La notizia, come sempre, non ha lasciato tutti felici. Ma questa volta, in particolar modo, la cosa brucia di più all’Italia. L’impressione è che siamo stati snobbati due delusioni in due giorni. Martedì a dar voce al disappunto è stato Fulvio Ricci, ricercatore dell’Istituto nazionale di fisica nucleare (Infn) e professore alla Sapienza Università di Roma, a capo della collaborazione scientifica internazionale Virgo, che ha contribuito alla prima rilevazione delle onde gravitazionali. Il professore ha, infatti, dichiarato, “ovviamente speravamo che quest’anno il Nobel per la Fisica andasse alle onde gravitazionali, ma in qualche modo ci aspettavamo che finisse così e ora confidiamo per il prossimo anno”.
Più o meno la medesima reazione è arrivata dal chimico Vincenzo Balzani, professore emerito all’università di Bologna, che ha firmato decine di studi sui motori molecolari in collaborazione con due dei tre premiati del 2016, e che ha commentato così: “Sono stupito di non essere nella lista dei Nobel per la Chimica. Ma è bello anche arrivar quarto, la prendiamo con filosofia”.
A rammaricarsi è anche Nicola Armaroli, ricercatore del Cnr di Bologna che collabora da 26 anni con il francese Sauvage, uno dei tre premiati, ci ha tenuto a sottolineare: “Il Nobel dato a pari merito al nostro Vincenzo Balzani, che ha collaborato strettamente con Stoddart, a lui si devono molte delle dimostrazioni che le molecole possono muoversi e girare. Balzani iniziò i suoi studi con Stoddart sulle macchine molecolari e i suoi studi hanno fatto da legante tra le ricerche di Soddart e quelle di Sauvage”.
L’impressione che il Bel paese, come accade ormai, in tutte le faccende importanti, politiche o meno, venga preso sempre meno in considerazione. Come se fosse una scelta di seconda classe.