“Non abbiamo più le forze per sfidare la corporazione dei magistrati”

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“Non abbiamo più le forze per sfidare la corporazione dei magistrati”

03 Giugno 2011

Il 9 maggio scorso il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha dedicato la Giornata della memoria delle vittime del terrorismo ai magistrati. Così, una volta affievolitosi il clamore delle elezioni amministrative, l’Onorevole Giuliano Cazzola (Pdl), vicepresidente della Commissione Lavoro alla Camera e docente di diritto, ha presentato una proposta di legge per chiedere di istituire una "Giornata della memoria delle vittime degli errori giudiziari". Lo abbiamo raggiunto per parlare della sua "benevola provocazione" e per far luce sull’attuale clima politico aggravato dalle frequenti polemiche sull’uso politico della giustizia.

Onorevole Cazzola, qual è il significato della sua proposta?

E’ una benevola provocazione con cui contribuire a chiudere la polemica con la magistratura. Bisogna riconoscere che ci sono stati degli errori giudiziari che hanno fatto numerose vittime. Istituire una giornata, in cui tutti si possano riconoscere, per la memoria delle vittime degli errori giudiziari contribuirebbe a chiudere questa polemica. Un aspetto di carattere rituale che porterebbe, da un lato, i magistrati a non considerarsi più dei sacerdoti, dall’altro a rendere omaggio ai cittadini che hanno sofferto degli errori giudiziari.

Il tema della giustizia crea sempre un cortocircuito tra politica e magistratura. Perché?

L’origine del cortocircuito è Tangentopoli. Cioè quando la magistratura si incaricò del risanamento morale della politica e del Paese. Tutto ciò con mezzi discutibili anche sul piano dello Stato di diritto. E’ vero che in quel periodo ci furono dei condannati e che molti dei quali meritavano anche di esserlo. Però ci furono anche persone che per questo subirono un giudizio in ragione della loro appartenenza politica. Questa sofferenza alcuni la pagarono con la vita. Basti pensare a Gabriele Cagliari. Insomma, un errore giudiziario è molto più grave della malasanità, perché non c’è maggiore sofferenza che infliggere a un cittadino innocente un processo e la carcerazione.

Quali sono stati gli errori commessi dalla politica nell’aver innescato il conflitto tra poteri dello Stato?

Non si può nascondere che il centrodestra abbia alimentato parte del conflitto tra politica e magistratura. Detto ciò, nessuno potrebbe onestamente militare nel Pdl se non fosse convinto che è in atto una persecuzione nei confronti di Berlusconi e che ci sia la volontà di rimuoverlo dal suo incarico politico con ogni mezzo. Insomma c’è un establishment complessivo che ritiene che il centrodestra, così com’è, non possa governare.

Perché in Italia, nonostante le proposte fatte finora, una riforma decisiva della giustizia non riesce a decollare in tempi ragionevoli?

In primo luogo perché il Pdl, quando ne aveva le possibilità, ha sprecato le forze. Si doveva fare un’intera maratona e, invece, ci si è ritrovati a fare tanti saltelli da pochi metri ognuno: sto parlando di tutti quei provvedimenti che, sostanzialmente, tendevano a salvare Berlusconi. Per di più provvedimenti che hanno avuto bisogno di continue rettifiche. Insomma una fatica inutile. Ora, le forze per sfidare la corporazione dei magistrati, che è in mano all’opposizione, non ce le abbiamo più. Siamo stati squalificati nel portare avanti provvedimenti ad personam.

Arrivati a questo punto cosa bisogna fare?

La situazione è irrisolvibile, perché in questo Paese c’è una consorteria di poteri forti che non vuole il centrodestra al governo. Non sarà la separazione delle carriere dei magistrati a risolvere il problema, perché ci sarà sempre qualche pm che farà del suo lavoro una lotta politica.

L’uso della giustizia a fini politici, e l’onda giustizialista scaturita da questo metodo che dà voce alla politica e al giornalismo, mette in evidenza problemi strutturali ma, soprattutto culturali. Per superare l’impasse sono sufficienti delle buone riforme?

L’egemonia culturale imposta alla magistratura dalla sinistra in Italia, attraverso l’insegnamento scolastico e universitario, si è costituita nei decenni. Tornare indietro è molto difficile. Ci sarebbe bisogno di un’operazione culturale uguale e opposta ma non so se il centrodestra sarà mai in grado di farla. Sono convinto che abbiamo perso perché le forze che si sono mosse contro di noi siano troppo forti.

Come giudica la sentenza della Corte di Cassazione in merito al referendum sul nucleare?

E’ stata una decisione politica. Si sono sempre modificate le leggi per evitare i referendum e ora la Corte sposta il quesito per far andare i cittadini comunque al voto. E’ una situazione paradossale.

L’Ufficio di presidenza ha nominato Angelino Alfano segretario del Pdl. Come commenta questa decisione?

Mi sembra che fare i ministri segretari di partito sia ormai un’abitudine invalsa e, ricordo, funzionava allo stesso modo durante la Prima Repubblica. Se questo partito si fonda su deputati e ministri ne prendiamo atto.

Già circolano i nomi di due probabili sostituti al dicastero di via Arenula: Maurizio Lupi o Elio Vito. In questo momento si ha bisogno di un Guardasigilli che abbia competenze tecniche in materia di Giustizia o capacità politiche per facilitare il dialogo tra vari interlocutori, come magistratura, avvocatura e politica?

Indubbiamente entrambe le cose. Ci vuole un ministro che abbia idee e che sappia circondarsi di consulenti e collaboratori competenti in materia di Giustizia. Mettere d’accordo tutti gli interlocutori è possibile ma con Berlusconi in campo è difficile fare la pace.