Non ascoltate BHL: le agenzie di rating purtroppo servono

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Non ascoltate BHL: le agenzie di rating purtroppo servono

17 Dicembre 2011

Nel momento in cui tutti, da BHL in su, attaccano le famigerate agenzie di rating di complottare contro l’Euro ha senso fermarsi un momento e ragionare su cosa sono e a cosa servono, lasciando da parte snobismi rive gauche (BHL e dintorni) ed ignoranza fattuale (la gran parte dei politici Europei).

Le agenzie di rating principali sono tre: Standard & Poors, Moody’s e Fitch. Due americane e di proprietà di grossi investitori istituzionali (come tutte le grandi società americane) ed una europea proprietà di un imprenditore francese. Le altre partecipano ma non contano, un po’ come le squadre dell’Oceania alla Coppa del Mondo.

La funzione di una agenzia di rating è di fornire una ricerca indipendente su un determinato emittente di titoli sul mercato. Il risultato della ricerca è una analisi del rischio creditizio di una determinata controparte, cioè una definizione della probabilità che la controparte possa rimborsare i titoli emessi. 

L’emittente paga per questa ricerca al fine di avere titoli più appetibili per gli investitori, per tre motivi molto semplici: molti investitori (molti fondi pensione ad esempio) hanno mandati definiti in base al profilo di rischio (definite in base ai rating), le analisi degli investitori diventano più semplici da fare e titoli differenti diventano immediatamente confrontabili rendendo la gestione di portafoglio piu’ efficace.

Il risultato è che il mercato obbligazionario è più efficiente con, piuttosto che senza lo strumento del rating. Le analisi sono basate su criteri sia quantitativi e qualitativi che sono pubblici ed i rating sono motivati in appositi report che giustificano le decisioni prese e le fonti utilizzate, che sono principalmente pubbliche. Ne consegue che le agenzie sono una parte integrante del mercato, supportando la liquidita’ di molti emittenti e standardizzando l’analisi di molti investitori.

Come molti operatori di mercato le agenzie hanno preso cantonate negli ultimi anni dalla sottovalutazione del rischio nei prodotti subprime al ritardo nel valutare casi di frode come Enron o Parmalat. E probabilmente la loro mis-valutazione ha ulteriormente incrementato la volatilita’ dei mercati in quei casi.

In ogni caso il loro errore era dovuto a criteri incorretti (sottovalutando la correlazione trai differenti sottostanti nei titoli strutturati) o ad un ritardo nel rivedere la propria analisi (di fatto ritardando il downgrade fino all’ultimo, accellerando la velocita’ di discesa dei titoli in questione).

Premesso che alcune migliorie sono assolutamente necessarie, la funzione delle agenzie e’ centrale in un mercato in cui I paesi dell’area Euro sono indebitati per piu’ di due Trilioni di Euro nei confronti di investitori. Non si puo’ pensare di avere botte piena (abilita’ di finanziarsi liberamente sul mercato a costi vantaggiosi) e moglie ubriaca (non permettere a terzi di giudicare se il debito possa essere o meno ripagato).

Le critiche che vengono poste sono principalmente tre: le agenzie stanno affondando l’Euro (no, l’Euro si sta affondando da solo, le agenzie stanno solamente reagendo in ritardo su qualcosa di cui avrebbero dovuto accorgersi anni fa), le agenzie sono veramente indipendenti o operano per conto dei propri azionisti (in realtà riflettono una certa mentalità anglosassone, ma non sono la longa manus della Cia o del Bildeberg, e sono più indipendenti dei grandi giornali italiani) e si starebbe meglio “congelando” i rating nei momenti di crisi come suggeriscono i francesi (temo di no, rallentare i downgrade aumenta ulteriormente la volatilità e l’assenza di aggiornamenti farebbe diminuire il valore dei titolo comunque).

In realtà la vera critica da muovere è su come potrebbero svoglere meglio il proprio compito, e la risposta e’ semplice: aumentando la concorrenza tra le agenzie, trasferendo il costo dagli emittenti al mercato (per ridurre il conflitto d’interessi) e soprattutto aumentando i requisiti analitici (cioe’ fare analisi piu’ approfondite e piu’ spesso). Il risultato sarebbe un migliore servizio offerto al mercato, con una analisi piu’ precisa ed indipendente. 

Non si può dare la colpa alle agenzie se gli investitori, che hanno finanziato la spesa pubblica Europea negli ultimi anni, pensano che l’Europa sia stra-indebitata e con poca leadership politica per uscire dalla crisi, cioè che la probabilità di non essere ripagati è molto alta. Se l’Imperatore è nudo la colpa non è di chi se ne è accorto in ritardo.

Senza dubbio la crisi sarebbe più gestibile se le agenzie avessero fatto meglio il loro lavoro, criticando l’eccessiva spesa pubblica e privata anni fa (cioè facendo i downgrade opportuni nel momento quando il problema stava sorgendo), quando il costo politico ed economico di una correzione era più gestibile.

La ricetta per uscire dall’attuale impasse è semplice: conti pubblici sotto controllo stabilmente (cioè tagli strutturali alla spesa pubblica improduttiva), un percorso di crescita sostenibile (cioè liberalizzazioni e meno tasse) e un prestatore di ultima istanza credibile (la Bce, non come salvataggio ma come sostegno strutturale ad un’economia sana). Con un imperatore ben vestito eventuali critiche sarebbero inefficaci.