Non c’è da stupirsi se nella stampa brit va di moda lo stile cafonal

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Non c’è da stupirsi se nella stampa brit va di moda lo stile cafonal

20 Maggio 2009

Dobbiamo abituarci: Roberto D’Agostino non ha fatto diventare cafonal solo il Corriere, che ormai fa concorrenza a Dagospia, ma anche il Times. Sì, quello tanto ammirato da Luigi Albertini da riorganizzare il Corsera sul modello del quotidiano brit, fin nei dettagli più irrilevanti. La tecnologia Fiat sfonda in America e salva la Chrysler, forse sbarca anche in Germania, e Dago fa diventare cafonal il Times. Perché stupirsi se James Harding, il direttore del Times, invia a Napoli Richard Owen a intervistare la mamma di Noemi? Owen non capisce che la signora Palumbo si riferisce a Dio ( God) e non a Berlusconi, quando dichiara di sperare nel Signore per il futuro della figlia, perché, come John Follain, il vaticanista del Times, vive a Roma, una città traboccante, nel suo immaginario, di corruzione papista.

Sogna di emulare Dan Brown, ma il suo direttore gli chiede di occuparsi di una festa di compleanno, a cui è andato Berlusconi e di cui tutti i media italiani parlano. Beve probabilmente qualche bicchiere in più per superare la frustrazione e scambia Dio per il Cav., costringendo il Times a scusarsi. Purtroppo, la vita di Owen & friends sarà sempre più frustrante, governata dalla pianta carnivora del Times, che chiede ogni giorno articoli su Berlusconi in tutte le salse. Non solo su Noemi, Veronica, il divorzio, il contrasto con Repubblica, il Luttazzi censurato, ma perfino su Ancelotti, l’allenatore del Milan.

Dall’ultimo 25 aprile, articoli come quelli pubblicati per anni su Berlusconi, leader del nuovo fascismo contemporaneo, non sono più possibili e, allora, perché non buttarsi su Noemi, di cui parla tutta la stampa italiana? Il gossip vende bene in Inghilterra, business is business e non ha risparmiato neanche la Royal Family. La povera principessa Diana ha salvato dalla bancarotta la stampa inglese e con la drammatica morte a Parigi ha fatto arricchire editori, giornalisti e scrittori. Diana rappresentò la svolta soap dei media brit, mentre negli States la svolta fu invece decisamente cafonal. Fu la fellatio di Monika Lewinsky a tenere gli Stati Uniti a bocca aperta nel 1998.

Il nostro Dago lanciò il cafonal in Italia e rappresentò l’avanguardia in Europa. Monsieur le Président Mitterand fece appena in tempo a morire prima di vedere svelata l’esistenza della figlia Mazarine. Oggi neppure il re di Spagna può dormire tranquillo: anche i confessori più fidati e deceduti sono accessibili ai media, se lasciano diari e memorie. Anche per i francesi è cambiato tutto. Sarkò, come il Cav. che va a ricevere i Blair con la bandana post-trapianto, è un leader postmoderno, non un grigio segretario di partito, e va in vacanza in Egitto con la neofidanzata top-model, infischiandosene dei flash. Anche Carlà e la ministra Rachida Dati suscitano interrogativi. Carlà e Dati sono in competizione per il letto di Sarkò? L’ultimo pettegolezzo del blog dedicato alla Francia da Charles Bremner, capo corrispondente del Times a Parigi, è che i Sarkozy stanno cercando un appartamento sulla Rive Gauche nello stesso palazzo dove abita Mick Jagger, un ex di Carlà piuttosto noto in Inghilterra. Si riaccenderà la vecchia fiamma con Carlà, domanda Bremner strizzando l’occhio ai sudditi brit? Magari, aggiunge alludendo, con Sarkozy sopra e Mick Jagger sotto. E per non fare mancare proprio niente ai sudditi brit, il Times offre anche le rivelazioni del ginecologo del parto cesareo dell’ex ministra Rachida Dati. Le ideologie sono finite da un pezzo e anche Obama, ormai non più accreditabile come nuovo messia, fa notizia per il fisico palestrato e le braccia di Michelle più che per decisive indicazioni sulla crisi economica americana. Obama alle Haway, tutto depilato per far risaltare i pettorali e gli addominali come un tronista, è il new cafonal che piacerebbe tanto a Dago a Capalbio, invece dei soliti intellettuali in brache.

Nella svolta cafonal del Times via Berlusconi c’è però soprattutto voglia di freschezza e di cambiamento nel Regno Unito. Le veline italiane sono poi così diverse dalle belle fidanzate di William e Harry, costretti a fare i principi a vita? Forse addirittura a incanutire come il padre, in attesa dell’agognato trono, che la più longeva regina brit non ha alcuna intenzione di mollare. Come sempre, l’Italia traboccherà dal Times di corruzione papista (chissà quanti articoli su Mills e Noemi farà scrivere James Harding al povero Owen), ma nei sudditi brit, che tifano per William, questa volta avrà l’effetto aumentare il desiderio di un nuovo re. Mai prendere troppo sul serio gli inglesi, quando sparlano degli altri: in fondo non è stato il leggendario Kipling – il fondatore dei servizi segreti inglesi e, si dice, anche della Cia – a teorizzare che la vita è solo gioco, e la storia un grande gioco?