Non c’è pace in Congo: i ribelli avanzano e il premier si dimette
04 Ottobre 2008
di Sara Valeri
E’ di nuovo esplosa la tensione in Congo. Il 28 agosto sono ripresi gli scontri tra i miliziani ribelli e l’esercito congolese. Nonostante la presenza della missione di peace keeping dell’Onu (Monuc), nell’ultima settimana l’avanzata dei guerriglieri del Congresso Nazionale per la Difesa del Popolo (CNDP), guidati da Laurent Nkunda, sulle colline del Masisi e del Rutshuru è parsa inarrestabile. I ribelli hanno conquistato diverse posizioni e i loro continui successi stanno provocando il panico nella popolazione di Goma, che accusa i 14mila militari dell’Onu di non riuscire a proteggerli e di non far rispettare ai ribelli il cessate il fuoco siglato lo scorso gennaio. Rabbia sfociata a Dungu, città nordorientale del Paese, con il lancio di sassi contro i mezzi della Monuc e il ferimento di due caschi blu marocchini. Gli uomini di Nukunda non sembrano minimamente intimoriti dalla missione delle Nazioni Unite, tanto che sono sempre più vicini alla loro base, sembra a circa 20 chilometri di distanza.
Lunedì scorso il presidente dell’Assemblea Nazionale, Vital Kamehre, ha sottolineato l’inadeguatezza del mandato dei caschi blu, chiedendo l’invio nel Kivu (delle undici province in cui è diviso il Congo, l’epicentro del conflitto) di una missione di forze speciali come quella inviata nel 2004 nell’Ituri (provincia nella zona est del Paese), organizzata dall’Unione Europea sotto il comando dell’esercito francese.
La pace sembra un miraggio in questa grande fetta di Africa centrale grande un quarto dell’Europa. Il dialogo intercongolese avviato nel 2000 e sfociato negli accordi di pace del 2003 non è infatti servito a raggiungere questo scopo. E non lo sono stati neanche il periodo di transizione e la formazione di un governo di unità nazionale che vedeva seduti allo stesso tavolo i nemici di un tempo. A nulla sono valse le elezioni presidenziali e legislative del 2006, le prime democratiche dopo decenni di dittatura, e a nulla è servito l’intervento della Nazioni Unite.
La Croce Rossa Internazionale conta 100mila sfollati che sono stati costretti ad abbandonare le loro case. ”Siamo testimoni di un grave peggioramento della situazione umanitaria nella regione di Kivu dalla ripresa delle ostilità”, ha dichiarato da Ginevra Max Hadron, a capo della delegazione della Comitato Internazionale della Croce Rossa (Cicr). Le donne subiscono violenze sessuali anche all’interno delle tante tendopoli allestite dalle organizzazioni non governative che cercano di alleviare le sofferenza della popolazione. Sempre le donne sono spesso costrette a vedere i loro figli ancora imberbi ad imbracciare enormi fucili e sparare ai "grandi", cancellando per sempre l’infanzia e creando irreparabili danni psicologici.
Come se non bastasse, il primo ministro congolese, l’83enne Antoine Gizenga Fundji, ha rimesso il mandato nelle mani del presidente Joseph Kabila per motivi di salute. Fundji era stato nominato premier nel 2006 ma dopo 600 giorni di governo l’anziano premier si è visto costretto alle dimissioni, senza che sia stato ancora individuato un suo sostituto.