Non è con il disarmo che il Presidente Obama avrà un mondo più pacifico
08 Aprile 2010
L’amministrazione Obama ha messo il disarmo nucleare al top della sua agenda di politica estera. Altri possibili obiettivi, come la modernizzazione dell’arsenale nucleare nell’ottica della deterrenza, attualmente sono considerati transitori o subordinati a una serie di passaggi che portino verso il disarmo. In sé, bandire le armi nucleari non è un obiettivo nuovo per gli Usa; anche Ronald Reagan lo ha sostenuto in passato. Ma questo renderlo prioritario è senza precedenti.
In passato, le amministrazioni Repubblicane e Democratiche hanno mantenuto un equilibrio fra gli obiettivi paralleli di modernizzare i programmi nucleari degli Usa per la deterrenza e al tempo stesso portare avanti una riduzione dell’arsenale quando questo fosse stato possibile. Questa azione di bilanciamento può essere letta nel solco della politica di “guida e protezione” (lead and hedge) dell’amministrazione Clinton, che mirava a guidare la riduzione delle armi atomiche mentre proteggeva gli Usa dalle minacce sostenendo un robusto arsenale nucleare. In cerca di un equilibrio del genere, l’amministrazione Clinton riuscì a fare, con successo, quello che l’amministrazione Obama ha dichiarato in questi giorni di voler proibire esercitando ogni pressione verso il disarmo: sviluppare e dispiegare nuove capacità nucleari considerate necessarie alla deterrenza.
L’amministrazione di George W. Bush ha mostrato di voler mantenere un equilibrio simile. Riuscì a negoziare con successo il Trattato di Mosca del 2002, che ha ridotto l’apparato nucleare strategico americano e russo da circa 6,000 a circa 2,000 armi atomiche schierate da ognuna delle parti. La morale è che, alla ricerca di una politica nucleare bilanciata, l’amministrazione Bush non ignorò mai l’esigenza di far progredire la capacità di deterrenza nucleare degli Usa, e – a dispetto del revisionismo storico attualmente in atto – il Presidente repubblicano voleva abbracciare una profonda riduzione degli armamenti nucleari.
Perché dovremmo essere diffidenti del cambio di rotta voluto dall’amministrazione Obama, che sembra lasciarsi alle spalle questo tradizionale, bilanciato rapporto binario? Perché l’obiettivo del disarmo non può essere raggiunto unilateralmente, o persino bilateralmente. Sarà necessario che molte nazioni prendano la decisione strategica di considerare le armi atomiche inutili alla loro sicurezza. E a dispetto della calorosa retorica ispirata dalla visione del disarmo, gran parte del resto del mondo – compresi gli alleati degli Usa, i loro amici e rivali – continua a guardare con grande valore alle armi nucleari.
Alcuni stretti alleati degli Usa, per esempio, con secoli di penose esperienze alle spalle, ricordano il vecchio mondo non nucleare come un "distruttore di nazioni". Non ci furono armi nucleari a impedire la china dei grandi conflitti mondiali tra il 1914 e il 1939. Il risultato: quasi 40 milioni di morti nella Prima Guerra mondiale, e tra 50 e 70 milioni di morti nella Seconda Guerra mondiale. Questo contrasta bruscamente con i decenni dopo il 1945, durante i quali non è scoppiata alcuna altra guerra del genere, a dispetto di molteplici crisi e conflitti titanici.
La rapida successione di due guerre mondiali durante la prima parte del Ventesimo secolo, e l’assenza di una Terza Guerra mondiale durante la seguente era nucleare, dimostra nel modo più drammatico possibile il grande valore deterrente delle armi nucleari. Dopo secoli di massacri perpetrati anno dopo anno, la percentuale della popolazione mondiale persa in guerra annualmente si è ridotta con l’inizio della deterrenza nucleare. L’ex primo ministro inglese Margaret Thatcher fece un’acuta osservazione quando disse che le vittime della Prima e della Seconda Guerra mondiale era “silenti testimoni” di ciò che era avvenuto: “Ci sono monumenti alla vacuità della deterrenza convenzionale in ogni villaggio dell’Europa”.
Ed è per questa ragione che Winston Churchill invitava gli Stati Uniti a “essere prudenti non mollando la presa sulle armi nucleari fino a quando non si è certi di non avere altri mezzi per perseguire la pace”. Molti alleati hanno giustamente paura dell’entusiasmo di Obama verso la politica del disarmo perché non credono che siamo vicini all’esigenza di Churchill – vale a dire che non abbiamo trovato una base alternativa per impedire la guerra.
Come ha osservato recentemente un commentatore della Repubblica Ceca, “Una visione ingenua del mondo non metterebbe a rischio solo gli Stati Uniti, ma potrebbe anche far perdere ai loro alleati la fiducia nell’abilità della superpotenza di impegnarsi per andare incontro a chi sta dalla sua parte”. Se ciò accadesse, questi alleati potrebbero sentire il bisogno di dotarsi del nucleare o di trovare delle capacità di deterrenza alternative. Molti alleati e amici hanno esposto apertamente questo dilemma. Come possiamo prudentemente condurre il mondo verso l’abolizione totale delle armi nucleari quando molti dei nostri alleati e amici più stretti guardano agli armamenti americani come a un pilastro della propria sicurezza e alla ragione per cui restano essi stessi delle potenze non nucleari?
In più, anche se la maggioranza del mondo rinunciasse alle armi nucleari, alcune nazioni che ora le possiedono avrebbero comunque una buona ragione per conservarle. Potremmo aspettarci che Israele rinunciasse alla sua deterrenza nucleare nel momento in cui la Siria potrebbe avere, secondo quanto si dice, un ampio stock di armi chimiche? Altri alleati e amici dovrebbero continuare ad affrontare le minacce mortali delle armi biologiche. Rinuncerebbero alla deterrenza nucleare? Sarebbe un atteggiamento naive.
I sostenitori americani del disarmo non hanno offerto delle basi plausibili per quadrare il cerchio, che non sia l’affermazione per cui la deterrenza nucleare a lungo non sarà più necessaria – una idea che fa venire qualche dubbio quando i tuoi vicini sono la Russia e la Cina. La realtà è che l’apprensione mostrata dai nostri alleati verso il disarmo è comprensibile, e le loro paure sono ragionevoli.
Altri Paesi che non sono nostri alleati appaiono altrettanto ansiosi di conservare le armi nucleari, interpretando l’entusiasmo degli Usa per il disarmo come la prima mossa verso un taglio delle spese americane per la sicurezza. Funzionari russi lo hanno detto apertamente. Secondo il Washington Post, quando i sostenitori del disarmo “hanno provato ad avanzare le loro teorie a Putin durante un meeting privato nel 2007, i russi hanno irriso la proposta giudicandolo solo un altro trucco per indebolire il loro Paese”. Più recentemente, il presidente russo Dimitri Medvedv ha sottolineato che “il possedere armi atomiche è una condizione significante per la Russia verso la conduzione di una politica indipendente e nella preservazione della propria sovranità”.
Numerose personalità russe, compreso l’ex presidente dell’URSS Mikhail Gorbaciov, hanno detto che il disarmo potrebbe minacciare la Russia e metterla in una intollerabile posizione di inferiorità, considerando la debolezza del proprio Paese nelle armi convenzionali rispetto agli Stati Uniti e la Nato. La Russia si aggrappa comprensibilmente con forza al suo arsenale nucleare come ad un grande elemento di equilibrio. Questo indubitabilmente è il motivo per cui Mosca continua a modernizzare il suo arsenale di armi nucleari tattiche e rifiuta categoricamente di includerle nei recenti negoziati START – a dispetto del fatto che ha già un vantaggio di “dieci a uno” sugli Stati Uniti per quanto riguarda questo genere di armamento.
I sostenitori del disarmo, d’altra parte, non hanno offerto una soluzione plausibile a questa realtà. Spesso finiscono per alimentare le paure russe con l’affermazione che la superiorità americana nelle forze convenzionali potrebbe permettere di proseguire sulla strada del disarmo. La Russia non può permettersi lussi di questo genere.
Per finire, un effettivo accordo sul disarmo dovrebbe comportare che l’attuale sistema di stati sovrani in competizione, con la sua intrinseca instabilità, venga sostituito da un affidabile e cooperativo sistema di sicurezza collettiva su scala globale. Allora e solo allora ci sarebbero le condizioni evocate da Churchill come necessarie per mettere in atto il disarmo nucleare.
Sfortunatamente per chi insegue questo obiettivo, l’esistente sistema internazionale degli stati sovrani appare molto resistente a questo genere di trasformazione decisiva. La creazione di un’affidabile sicurezza collettiva è stato un sogno irraggiungibile per almeno cento anni – prima con la Lega delle Nazioni e poi con le Nazioni Unite. Ed è certo che resterà irraggiungibile, perché gli stati sovrani seguono il loro interesse individuale, concorrenziale e di sicurezza, e non c’è alcuna evidenza che questa realtà debba svanire. Il fallimento della comunità internazionale nel cooperare quel tanto che basta a controllare le armi nucleari di deboli "stati-paria" come la Corea del Nord riflette la permanenza di questo problema decisivo.
In che modo il sistema internazionale potrebbe uscire da questa sfortunata condizione? Brian Urquhart, un ex sottosegretario delle Nazioni Unite, ha suggerito che l’unità della comunità internazionale e gli scopi comuni diverranno fattibili “quando ci sarà una invasione da Marte”. Potrebbe essere – anche se questa rischia di essere un’aspettativa ottimistica, considerato che i Marziani metteranno i terrestri uno contro l’altro.
Riassumendo, ci sono numerose ragioni per diffidare del disarmo. Dei passi prematuri verso l’eliminazione degli armamenti nucleari potrebbero svalutare il concetto di deterrenza, ed una guerra mondiale combattuta esclusivamente con le armi non-nucleari potrebbe facilmente distruggere la Civiltà. Passi del genere rischiano anche di indebolire l’accresciuta deterrenza dell’America, lasciando i suoi alleati molto più vulnerabili a degli attacchi e spingendone alcuni a cercare di ottenere un proprio arsenale. Da questo punto di vista è importante ricordare che i loro punti deboli sono i nostri punti deboli – le loro guerre diventeranno le nostre guerre.
L’ultimo esperto nucleare inglese, Sir Michael Quinlan, fu capace di riassumere la situazione in una sola frase: “Meglio un mondo con armi nucleari ma senza una grande guerra, che un mondo con una grande guerra ma senza armi nucleari”.
Tratto da National Review
Traduzione di Roberto Santoro