Non mi toccate i bamboccioni, sono adorabili

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Non mi toccate i bamboccioni, sono adorabili

22 Gennaio 2010

Questa storia che i giovanotti poco inclini ad abbandonare la casa paterna siano dei bamboccioni non mi convince. Come si fa a chiamare bamboccione uno che preferisce vivere bene coi genitori che male per conto suo? Semmai è masochista chi, per un malinteso senso della libertà, rinuncia a un comodo appartamento, ben riscaldato, bene arredato, nel quale la mamma provvede a tutto, pulire, lavare, stirare, cucinare, e va ad abitare solo come un cane in un bilocale mansardato, travi a vista contro cui sbattere la testa tre volte al dì, bagno angusto, fumare due sigarette di fila significa provocare l’effetto camera a gas, la sera gli tocca lavarsi le mutande, cene in piedi davanti al frigo spalancato recuperando mozzarelle scadute, prosciutto secco, sardine sottolio tipo rancio di caserma.

Scegliere una vita così e rifiutare le coccole famigliari – pronto soccorso materno, vitto e alloggio gratuiti – per assaporare i piaceri dell’autonomia più che un segno di maturità è un sintomo di imbecillità.

Ovviamente, ci sono casi in cui la coabitazione con padre e madre è insopportabile, ma sono rari e non fanno testo.

In genere le famiglie di quest’epoca hanno un paio di figli che, magari, da piccoli furono un po’ trascurati perché mamma e papà lavoravano e non potevano dedicare loro che ritagli di tempo.

Ma quando i rampolli sono cresciuti, di norma i genitori si sono assestati economicamente, hanno pagato il mutuo, vanno in pensione e si dedicano anima e corpo agli eredi. I quali, conclusi gli studi, trovano un’occupazione più o meno retribuita (non versano una lira nella cassa comune perché non c`è bisogno), quindi dispongono di denaro e lo utilizzano per pagarsi ogni capriccio, dalla vacanza all’automobile, dagli abiti alla palestra, dalle serate con gli amici alle capatine in pizzeria con la morosa (o il moroso) che di norma non è una, ma almeno tre o quattro, altrimenti non ci sarebbe gusto a essere scapoli o nubili.

A proposito di fidanzate (fidanzati) fisse e avventizie, nessuno vieta al presunto bamboccione (in realtà persona che sa stare al mondo) di portarsele a casa onde risparmiare i soldi del motel, senza trascurare il fatto che, terminati gli esercizi, viene un appetito da camionista, e mentre in albergo al massimo ti rifilano un paio di toast indigeribili, e cari come il fuoco, nel quartierino dei cosiddetti vecchi c’è la genitrice pronta a mettere su la pentola e preparare un piatto di spaghettini, tanto il sugo è già lì.

Parlo per esperienza di padre, non di figlio. Prima che si sposassero, i miei pargoli ne hanno combinate di tutti i colori.

Una a forza di invitare il ragazzo, e di ritirarsi con lui nella propria stanza, è rimasta leggermente incinta. Un’altra, pur non essendo stata ingravidata, si comportava col suo bello alla stessa maniera.

Il maschio no, per quanto ricordi; probabilmente si recava tra le mura domestiche di un disgraziato come me a fare con la di lui figlia ciò che le mie facevano chez moi.

Non si pensi abbia descritto situazioni limite, scandalose. I costumi sono mutati, non so se in meglio o in peggio, e i giovani si regolano esattamente nel modo raccontato.

Per cui non hanno motivo di dare l’addio alla famiglia. Se lo dessero andrebbero contro i loro interessi, contro la logica e contro abitudini consolidate che non suscitano riprovazione sociale. Usa così e basta. E dov’è il problema? Perché dovremmo sbatterli fuori dalla porta, costringerli a un’esistenza grama quando possiamo garantirgliene una decente o addirittura agiata? Tra l’altro, i coniugi anziani, è più facile vadano d’accordo se ospitano la prole adulta che non tirando a campare senza avere qualcuno cui badare e che garantisce loro una compagnia di sicuro affidamento.

La vita a due, dopo anni trascorsi coi figli, presenta elevati rischi di bisticci per qualsiasi futilità. È sufficiente una capatina al supermercato a creare discordia, discussioni perfino sulla scelta della marca dei pelati.

Tutto ciò premesso e valutato, oserei affermare che i veri bamboccioni sono coloro che danno di bamboccioni ai nostri adorati figli. I quali, a differenza di noi alla loro età, sono contenti di stare con i genitori.

Forse ci vogliono bene, certamente sono ricambiati.

Tratto da Il Giornale.