Non sarà l’editto bulgaro, però…

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Non sarà l’editto bulgaro, però…

30 Settembre 2015

Non intendiamo fare come Alice nel paese delle meraviglie. Sappiamo bene che spesso a dilaniare i partiti politici non sono soltanto le diatribe interne ma anche e soprattutto la proiezione mediatica delle stesse, per le ovvie regole sulla notiziabilità che da che mondo è mondo orientano il lavoro giornalistico (ricordate la storia dell’uomo che morde il cane?). Ne siamo talmente consapevole che un’era politica fa, quando nell’allora PdL iniziò il controcanto quotidiano della dissidenza finiana, vi fu chi si dolse pubblicamente (e invano) dell’abitudine delle trasmissioni tv di invitare due esponenti dello stesso partito a battibeccare fra loro.

 

Non intendiamo neppure scivolare nella ovvietà. Non diremo dunque che fosse stato il centrodestra al tempo del suo governo a rivolgersi a una testata giornalistica del servizio pubblico come in questi giorni abbiamo sentito fare nei confronti del Tg3 e più in generale della terza rete Rai, avremmo avuto una sommossa di piazza. E non cederemo neppure alla tentazione di ricordare che appena pochi mesi fa abbiamo assistito al trionfale annuncio di un esecutivo che menava vanto di aver varato una riforma che avrebbe finalmente liberato viale Mazzini dall’assedio dei partiti.

 

Vorremmo dedicare a questo tema solo una breve considerazione. Lamentare lo spazio dedicato da Raitre alla (evidente) dialettica interna al Partito democratico, recriminando che da quelle parti non ci si sarebbe accorti che vi è al Nazareno un nuovo segretario e un premier a Palazzo Chigi, significa operare una brutale semplificazione di una realtà complessa quale è quella italiana, comprimendo non quello che con formula abusata viene chiamato "pluralismo dell’informazione", ma addirittura la mera rappresentazione di una realtà plurale quale è – e non da oggi – la realtà socio-politica italiana. Tutti noi ammiriamo la democrazia britannica, con il suo consolidato sistema bipartitico, con la elementarità delle sue dinamiche, con la semplicità della sua rappresentazione: o bianco o nero, o di qua o di là. Ma noi non siamo la Gran Bretagna, e non lo saremo ancora per un bel pezzo.

 

Ecco, non useremo a sproposito il termine "regime", ma avvertiamo che operare una eccessiva semplificazione in una realtà complessa come la nostra, e pretendere che a questa semplificazione si assoggetti la sua rappresentazione, significa valicare un limite che non dovrebbe essere valicato. Significa andare molto oltre quel limite verso qualcosa di molto pericoloso.