“Non servono talent scout. Alfano guardi a voti, merito e capacità”
04 Giugno 2012
di RS
Dicono che gli ex AN sono stati abili e che attualmente, in questa fase di stallo e rimescolamento nel Pdl, siano in cerca di nuovi spazi. Se è vero, questo scenario s’incastra con l’emersione di una giovane classe dirigente che scalda i muscoli e vuole contare di più nel partito. Francesco Michelotti, 29enne consigliere provinciale di Siena, un passato in Azione Giovani e Giovane Italia, sembra incarnare questo trend, motivo per cui abbiamo deciso di parlarci, sgombrando il campo, per quanto possibile, da correntismi e giovanilismi, e guardando piuttosto alle proposte.
Michelotti, Facci ha scritto che i giovani del Pdl più che il nuovo che avanza sono dei "baciaculo", già vecchi dentro
Non è un ragionamento campato in aria. I fermenti degli ultimi tempi non vanno associati a una sorta di sindacalismo giovanile, su questo Facci ha ragione. Al contrario, dobbiamo valorizzare chi è bravo ed ha capacità politiche.
Chi sono i bravi?
Giovani o meno giovani, chi dimostra di avere voti e un seguito sul territorio, di conoscere i problemi e avere soluzioni per governare. Dovrebbe essere questo il principale criterio di selezione per nuovi gruppi dirigenti nel partito. Un discorso che non riguarda solo gli Under 35.
Qualcuno sta provando a fare il furbo?
E’ facile mettersi dietro il potente di turno per cercare una scorciatoia nel proprio percorso politico. Puoi anche essere giovane ma se per una vita hai fatto il portaborse sei vecchio dentro. E non bisogna scadere nella autoreferenzialità. Ripeto, non credo al giovanilismo senza se e senza ma.
Intanto Alfano vuole girare l’Italia in cerca di volti nuovi
Non mi sembra che sia il momento di fare casting alla Grande Fratello, personalmente sono contrario ad iniziative del genere. Sanciscono la morte politica di un movimento.
Parole dure per il segretario del tuo partito
Guarda, lo dico con affetto, con rispetto: nel luglio del 2011 mi sono emozionato quando Alfano pronunciò il suo primo discorso – parlava di valori, di meritocrazia – ma quelle parole sono rimaste lì. A ripartire deve essere lui.
Vince Grillo, con la sua balzana idea di democrazia assembleare. Ma vince. Per te cos’è la partecipazione?
Un’esperienza politica positiva, non cedere alle sirene dell’antipolitica. Noi siamo la pars costruens, ne abbiamo già dato prova negli enti locali. Grillo la destruens. Noi abbiamo proposte, quali sono quelle di Grillo?
Sei consigliere provinciale a Siena. Cos’è il "sistema-Siena"?
Un coacervo di interessi clientelari, potenza economica, erogazioni a pioggia e controllo capillare del territorio. Il Comune, la provincia, il polo universitario, Monte Paschi, la fondazione, la scalata di Antonveneta… il centrosinistra ha fatto il bello e il cattivo tempo in questa città, la più grande provincia d’Italia, ma ora il sistema sta franando, il Comune va verso il commissariamento, e la retorica del capitalismo etico ormai è alle corde.
Cosa farete?
Il 7 giugno andremo in Consiglio provinciale per proporre una proposta di modifica dello Statuto di fondazione Monte Paschi. Chiediamo che non sia più il sindaco a nominare i deputati della fondazione ma il consiglio comunale e provinciale.
Voliamo alto. Che proposte hai sul tema lavoro? La disoccupazione tra i giovani continua a salire.
La riforma che è stata approvata non è malvagia, ma quello che serve è l’accesso al credito, finanziamenti e fiducia da parte dello Stato verso chi vuol fare impresa e necessita di un capitale iniziale.
Qual è la tua idea di Stato?
Uno Stato leggero. Se il Pdl ha perso appeal è proprio perché a fallire è stata quella Rivoluzione liberale che avevamo promesso.
Obama potrebbe ottenere un secondo mandato. Hollande ha vinto in Francia. Il mondo va da un’altra parte.
Dobbiamo risolvere i problemi economici con uno Stato meno invasivo, con la deregulation, compatibilmente con i tempi in cui viviamo.