Non si difende la libertà vietando un film che nessuno ha mai visto

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Non si difende la libertà vietando un film che nessuno ha mai visto

06 Marzo 2008

L’ultimo scontro tra Occidente e mondo islamico si sta svolgendo in Olanda, dove un film critico nei confronti dell’Islam, non ancora distribuito nelle sale, ha già sollevato proteste in Afghanistan e causato il blackout mondiale su You Tube quando un pakistano ha cercato di bloccarne un breve estratto. Nessuno auspica che si ripeta la diatriba delle vignette danesi, ma bloccare l’uscita del film, come molti in Olanda e nel mondo islamico stanno sollecitando, significherebbe cedere a un ricatto politico.

Il film è di Geert Wilders, un parlamentare olandese ostile nei confronti degli immigrati e solito mettere in guardia contro lo “tsunami dell’islamizzazione” in Olanda, dove vive quasi un milione di musulmani. Wilders ha anche definito il Corano un libro “fascista” e l’Islam una “cultura ritardata”, e i suoi 15 minuti di film conterranno quasi certamente altre disdicevoli considerazioni di questo tipo. Se non dovesse trovare nessuno che voglia produrlo ha già detto che lo renderà disponibile su un blog.

Come Salman Rushdie che ha ricevuto numerose minacce di morte per un libro che solo pochi dei suoi potenziali assassini ha letto, Wilders ha ricevuto minacce di morte per un film che nessuno ha visto. Il deputato vive sotto scorta da quando il regista Theo Van Gogh è stato ucciso quattro anni fa per aver girato un film di denuncia contro il trattamento che l’Islam riserva alle donne. I servizi antiterrorismo gli hanno persino consigliato di nascondersi all’estero dopo l’uscita del film.

Il governo olandese si riunisce da novembre in gabinetti di crisi sulla possibile rappresaglia islamica al film di Wilders. Il primo ministro Jan Peter Balkenende ha avvertito che se il film viene distribuito l’Olanda rischia sanzioni economiche e attacchi a cittadini e interessi economici sia in casa che a livello internazionale. Il segretario generale della Nato, Jaap de Hoop Scheffer, olandese, ha affermato domenica di essere preoccupato per iI contingente olandese in Afghanistan.

Alcune imprese olandesi hanno chiesto a Wilders di non far uscire il film, e qualcuno all’Aia ha anche invocato l’autocensura. I giornali locali riferiscono delle pressioni esercitate sul primo ministro da parte di alcuni paesi musulmani affinché censuri il film, anche se non si comprende come il leader di una democrazia possa compiere un simile gesto.

In ogni caso, Balkenende sta già accusando Wilders per le possibili violenze. “Alla luce delle reazioni che ci sono state, sia all’interno che fuori, e dei rischi che il film comporta, c’è solo una persona che deve rispondere per tutto ciò e questa persona è il Signor Wilders”, ha detto la scorsa settimana, soprattutto in ossequio alla tradizionale tolleranza olandese.

L’Olanda non è l’unico paese europeo a dover fronteggiare la minaccia islamica alle libertà civili, e sarebbe bello che l’Unione Europea mostrasse nei suoi confronti una qualche solidarietà. Ma, come durante la crisi delle vignette in Danimarca, Bruxelles è rimasta in silenzio. Un’eccezione è la proposta avanzata la scorsa settimana dal vertice giudiziario dell’Unione di garantire la sicurezza di Ayaan Hirsi Ali, l’ex parlamentare olandese minacciata per la sua denuncia dell’Islam radicale, e di altri esponenti delle istituzioni che hanno ricevuto minacce, incluso forse lo stesso Wilders.

Wilders ha ribadito di avere tutti i diritti di produrre il film e di trovarsi nel giusto. La libertà di parola non è senza limiti, ma non c’è alcun segnale che il film oltrepassi la soglia dell’incitamento legale. E’ difficile poi non chiedersi se quelli che vogliono mettere la museruola a Wilders considerano incitamento alla violenza anche l’inneggiamento al jihad nelle moschee affollate. In ogni caso, proibire l’uscita di un film che nessuno ha ancora visto è un modo alquanto contorto per difendere la libertà o spiegare i valori occidentali a quanti suonano ancora come nuovi. Le organizzazioni musulmane hanno già attaccato Wilders per alcune sue dichiarazioni precedenti. Benissimo. Saranno libere di farlo anche per il film, come chiunque altro, musulmano o no, sarà libero di ignorarlo. 

© Wall Street Journal