Non solo tagli al Pentagono. Gates punta a una nuova strategia di difesa

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Non solo tagli al Pentagono. Gates punta a una nuova strategia di difesa

18 Aprile 2009

La scorsa settimana il Segretario alla Difesa americano, Robert Gates, ha annunciato pubblicamente le proprie raccomandazioni per il budget del 2010. Quello prospettato da Gates non è un piano importante solamente dal punto di vista economico-finanziario, ma è fondamentale soprattutto perché ridisegna completamente le priorità della Difesa americana, operando una netta cesura con il recente passato, ed in particolar modo con l’impostazione del suo predecessore Donald Rumsfeld. Il lavoro di Gates, in realtà, troverà piena evidenza solo con la pubblicazione del consueto Quadriennal Defense Review, la cui uscita è prevista per il 2010 (visto che l’ultimo uscì nel febbraio 2006), che definisce il piano quadriennale di organizzazione del comparto difesa, ma nel frattempo Gates e la nuova Amministrazione hanno deciso di approfittare della presentazione del bilancio per ridefinire le scelte strategiche per gli anni a venire. Il punto quindi non è tanto la necessità di operare dei tagli alle spese del Pentagono, ritenute evidentemente eccessive in un momento di crisi economica come quello che stanno affrontando gli Stati Uniti, quanto piuttosto della volontà di rivedere la strategia alla base delle scelte della Difesa americana.

Nel dettaglio, il discorso di presentazione del documento indica quali saranno i programmi da ridurre, e in alcuni casi chiudere, e quali invece quelli da privilegiare. In particolare, per il comparto aeronautico i programmi più colpiti sono quelli che riguardano il caccia F-22 Raptor, l’aereo stealth, che si fermerà a 187 unità (mentre verrà annullato l’acquisto previsto delle altre sessanta unità necessarie a garantire il mantenimento della superiorità della US Air Force), ed il velivolo da trasporto strategico C-17 Globemaster III, che si fermerà a 205 unità. Nelle intenzioni di Gates, l’acquisto previsto degli F-22 verrà sostituito con quello dei velivoli F-35 JSF, meno costosi ma con caratteristiche operative differenti, e che erano stati “pensati” per lavorare insieme agli F-22.

Su questo punto, però, gli esperti sono divisi. Mentre Max Boot si dice favorevole , non vedendo l’utilità di portare avanti entrambi i progetti, James Jay Carafano, Senior Research Fellow alla Heritage Foundation, rileva che gli “F-22 sono progettati per penetrare i più sofisticati sistemi di difesa aerea nemici effettuando missioni a lungo raggio ed aprendo la strada agli F-35”, i quali invece sono progettati più che per missioni di superiorità aerea (di competenza degli F-22) per quelle di supporto ravvicinato e bombardamento tattico (air-to-ground). Su questo argomento sono intervenuti anche Michael Donley,Capo dello US Department of the Air Force, ed il Generale Norton Schwartz, Capo di Stato Maggiore aeronautico, in un articolo sul Washington Post nel quale sottolineano che “ciascuno [F-22 ed F-35] è ottimizzato per missioni rispettivamente air-to-air ed air-to-ground”, ma “comprare altri F-22 significava rinunciare a qualcos’altro” , da qui la scelta di accettare l’annullamento dell’acquisto previsto dei Raptor, scelta dettata evidentemente da problemi di budget (d’altra parte le risorse non sono illimitate ed occorre operare delle scelte). La decisione di tagliare l’acquisto dei C-17, invece, sembra rientrare in una riorganizzazione strategica più generale, lasciando pensare che la nuova amministrazione, a differenza di quella precedente, non ritiene necessario rafforzare ulteriormente la capacità di trasporto e dispiegamento delle forze operative nei teatri.

Tuttavia, questa scelta appare in contrasto con altre decisioni, come quella di ridurre le basi dislocate all’estero. In quest’ottica, infatti, occorrerebbe aumentare la flotta, attualmente di 205 velivoli, non congelarla, proprio per garantire al Pentagono la capacità di spostare velocemente truppe ed equipaggiamenti laddove necessario. In Iraq ed in Afghanistan, ad esempio, i C-17 sono stati e sono tuttora fondamentali per il trasporto tempestivo degli uomini e dei mezzi all’interno del teatro stesso, consentendo di evitare i problemi legati allo spostamento terrestre (le vie di approvvigionamento sono estremamente pericolose e ad alto rischio, specialmente in Afghanistan e Pakistan, dove le forze alleate continuano a subire notevoli perdite).

Circa il comparto aeronautico, una breve nota per segnalare la cancellazione dell’acquisto dell’elicottero presidenziale VH-71 Kestrel, che ci riguarda da vicino visto che la gara era stata vinta da AgustaWestland, società del gruppo Finmeccanica.

Un altro punto importante del discorso di Gates riguarda i tagli previsti al sistema di difesa missilistico, con una riduzione del budget a disposizione della Missile Defense Agency pari a 1,4 miliardi di dollari; ciò comporterà la cancellazione dei programmi Airborne Laser (per la localizzazione e tracciamento di missili nella fase di lancio) e Multiple Kill Vehicle (per l’abbattimento di minacce aeree multiple). Inoltre, Gates ha annunciato di voler bloccare l’aumento programmato di intercettori di stanza nelle basi dell’Alaska, e di voler procedere a una “ristrutturazione del programma [di difesa missilistica] per focalizzarci sugli stati canaglia e sui teatri nei quali è presente una minaccia missilistica”. Per questo ha annunciato uno stanziamento di 700 milioni di dollari per i programmi Terminal High Altitude Area Defense (THAAD) e Standard Missile 3 (SM-3), oltre a 200 milioni di dollari per la “conversione di ulteriori sei navi Aegis al fine di dotarle di sistemi di difesa antimissile”.

Per quanto riguarda la U.S. Navy, vengono confermati la capacità operativa basata sulle attuali 313 navi, e l’acquisto previsto di 55 Littoral Combat Ship, necessarie per missioni contro la pirateria e contro forze ostili sottomarine. Vengono invece rimandati i programmi Navy Aircraft Carrier, Navy CG-X, 11th Landing Platform Dock (LPD) e il Mobile Landing Platform (MLP).

Gates ha poi annunciato lo stanziamento di 2 miliardi di dollari per l’acquisto e la manutenzione di 50 nuovi Predator (gli UAV ritenuti fondamentali per la guerra in Afghanistan e Pakistan, e non solo), il finanziamento di progetti di ricerca in ambito ISR (Intelligence, Surveillance and Reconnaissance), l’incremento delle capacità di supporto degli elicotteri in dotazione, iniziative di formazione e fornitura degli equipaggiamenti a forze armate straniere che affianchino quelle americane nelle operazioni di counter-terrorism e stabilizzazione, e finanziare l’arruolamento di ulteriori 2.800 unità. Insomma, un investimento importante che riporta al centro delle attenzioni delle spese militari i “boots on the ground”, gli uomini che ancora oggi rappresentano il fulcro delle forze armate della maggiore potenza mondiale.

Pertanto, quella annunciata da Gates non è una semplice revisione economico-finanziaria, ma comporta una profonda rivisitazione delle esigenze strategiche delle Forze Armate americane. In tutte le scelte operate da Gates è evidente l’influsso da una lato dell’esperienza fatta in Iraq e Afghanistan, dall’altro delle esigenze di budget dovute indubbiamente alla grave crisi economica. Di fronte a risorse limitate, come detto, occorre operare delle scelte, e il Segretario alla Difesa ha deciso di mettere al centro dell’attenzione le minacce attuali, immediate, evitando di disperdere risorse su progetti dedicati a potenziali minacce future.