“Non stacchiamo la spina ma Monti non esageri”

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“Non stacchiamo la spina ma Monti non esageri”

“Non stacchiamo la spina ma Monti non esageri”

10 Maggio 2012

Gaetano Quagliariello, vicepresidente vicario del Pdl al Senato: il Pdl è esploso. I dati complessivi dei capoluoghi di provincia in cui si è votato descrivono un calo superiore a due cifre. È uno tsunami, non una scossa. Qual è la sua valutazione?

Dissento dalla premessa. I comuni capoluogo rappresentavano meno della metà dei votanti: il dato complessivo racconta un’altra storia. Siamo passati dall’essere il primo partito al secondo gradino del podio, ma il Pdl ha resistito. E certo con l’impopolarità del governo e la perdita dell’alleanza con la Lega non ci si poteva aspettare che vincesse le elezioni.

L’alleanza con la Lega era il perno della politica berlusconiana, dopo l’uscita di Casini. Poi c’è stato il Fli. In pochi anni il Pdl ha perso i suoi alleati. Cosa significa?

Sono tre vicende molto diverse, e comunque le alleanze sono saltate anche sul fronte dei nostri avversari. Ma è evidente, e lo dimostrano le amministrative da noi come le presidenziali in Francia, che una riflessione sulle aggregazioni e le alleanze in campo moderato è prioritaria affinché a causa delle nostre divisioni uno schieramento maggioritario nel Paese non consegni il governo alla sinistra.

Berlusconi ha corretto Alfano che aveva riconosciuto la sconfitta. Questa strana diarchia non crea confusione?

Nessuno ha corretto nessuno. Semplicemente, Berlusconi e Alfano hanno ruoli diversi. Berlusconi è il padre nobile, e ha osservato come nelle condizioni oggettivamente difficili in cui il Pdl ha affrontato il voto la performance è stata meno negativa di quanto ci si potesse realisticamente aspettare. Alfano è il segretario del partito che con generosità ha voluto mettere la faccia su un risultato che, al netto delle circostanze, non rappresenta certo una vittoria.

Veneziani nell’intervista alla Gazzetta sostiene che il Pdl è finito ma che occorre far rinascere autonomamente tre partiti, per le tre anime – cattolica, ex missina e berlusconiana – da federare successivamente. Cosa ne pensa?

Il Pdl è nato per unire provenienze e sensibilità diverse accomunate da un orizzonte ideale di fondo. La sfida del futuro non è tornare indietro ma allargare ulteriormente questa aggregazione. Se poi ciò debba avvenire in un solo partito, in una federazione o, come ha detto Berlusconi, in una confederazione, se ne può parlare.

Monti ha prima addebitato al precedente governo le cause economiche della scia di suicidi, poi ha fatto dietrofront. Nei giorni scorsi aveva pizzicato Alfano e Berlusconi. Gliela farete pagare, staccando la spina?

Non staccheremo la spina perché significherebbe farla pagare non a Monti ma al Paese. Tuttavia alcune asprezze verbali, chiamiamole così, non aiutano e ci auguriamo che non si verifichino più. Abbiamo preso atto dei chiarimenti del premier nelle due occasioni da lei citate, una terza smentita sarebbe difficile da spiegare….

Ammetterà che i falchi stanno prendendo il sopravvento nel partito, basta leggere le dichiarazioni della Santanchè. È così?

Nel Pdl si discute perché è un partito vero. Nessuno, soprattutto in questa fase, intende interpretare il sostegno al governo come un appoggio acritico e passivo. Ma sono altrettanto certo che, al dunque, nessuno metterebbe a rischio la tenuta del Paese sui mercati internazionali per un momentaneo recupero di consenso.

Uscire dal governo adesso potrebbe consentire al Pdl di mettersi alla testa di un movimento anti tasse. Un po’ l’epilogo proposto da Giannino. Che ne pensa?

Tutto ciò accrescerebbe di molto la popolarità del Pdl presso il suo elettorato. Ma dopo poco lo esporrebbe al rischio di essere accusato di aver causato l’acuirsi della crisi.

Il Terzo polo, lo ha detto Casini, è già saltato. Qual è la proposta credibile che potete fare a quel mondo che non sia il pleonastico appello all’unione dei moderati?

Una piattaforma di idee e principi condivisi che già accomunano il nostro elettorato, un’idea comune di cosa dovrà essere l’Europa e di cosa dovrà essere l’Italia nei prossimi anni.

Grillo prende voti al Pdl, alla Lega e al PD: non è semplicistico continuare a trattare quel movimento come una sorta di baraccone?

Il movimento di Grillo non è un baraccone, ma l’avamposto della sfida lanciata ai partiti. La risposta dei partiti non deve essere rincorrerlo o ridicolizzarlo, ma dimostrare capacità di riformare e di autoriformarsi.

Tratto dalla Gazzetta del Mezzogiorno