“Non tutti i deputati sono papponi di Stato”

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“Non tutti i deputati sono papponi di Stato”

26 Marzo 2008

intervista a Marco Boato di Dario Caselli

C’è la “delusione” ma anche la sorpresa per quel compagno di
partito che “ha scoperto in soli due anni tutte queste opportunità”. Un certo
“dispiacere per un attacco volgare e squallido” misto alla considerazione che
“siamo di fronte ad un aggravamento dell’intero quadro istituzionale”. Ma in
fin dei conti, e “mi si consenta l’espressione un pochino pesante”, una vicenda
che ha il sapore “dell’autosputtanamento che squalifica le istituzioni”.

Pensieri e parole di Marco Boato, parlamentare di lungo corso che questa volta
la campagna elettorale dovrà viverla in panchina. Per lui nessuna ricandidatura
nelle file della Sinistra L’arcobaleno. Non c’era posto per lui, un professore
della politica. Fondatore di Lotta Continua, poi radicale ed infine sposato
alla causa ambientalista di Pecoraro Scanio. Uno dei saggi della Bicamerale di
Massimo D’Alema. Lui stavolta rimarrà fuori. Ai vertici del partito hanno pensato
bene di riservare un posto a Wladimir Luxuria o Francesco Caruso. E così
tornerà a fare il docente universitario tenendo però un occhio sempre attento
alla politica. Anche quella più becera che spesso racconta Vittorio Feltri che
stavolta dalle colonne di Libero in sei puntate ha spiattellato la storia del
“verde” Roberto Poletti. Parlamentare nullafacente che in due anni e poco più
ha solo collezionato privilegi e prebende.

Onorevole Boato, ha
letto le rivelazioni del suo collega Poletti su Libero? Che idea se ne è fatto?

“L’ho letta. A dir la verità mi sembra che questa vicenda
rientri in una campagna di stampa che da anni va avanti e che sta facendo la
fortuna di giornali, editori e giornalisti. Non mi meraviglia che uno con il
fiuto di Feltri l’abbia cavalcata”.

Non mi dirà che non
le hanno fatto impressione quelle sei puntate zeppe di accuse alla casta dei
politici?

“Beh, per la verità sono dispiaciuto per un attacco che
ritengo non solo volgare ma anche pesante. Un’operazione comprensibile sotto un
profilo giornalistico ma per la verità un po’ squallida e che non fa giustizia
di quanti nel Parlamento lavorano con impegno. Anzi se mi consente…”

Prego…

“Userei un’espressione un pochino forte: tutto questo mi
sembra un autosputtanamento che produrrà effetto sui lettori di Libero
aumentando il loro schifo e l’indignazione, ma che dimostra a che livello si
può arrivare per squalificare le istituzioni”.

Quindi per lei chi ne
esce male è soprattutto Poletti?

“Mi sembra così. Anzi se devo essere sincero più volte mi
ero chiesto per quale motivo avesse deciso di fare il parlamentare. Chi glielo
faceva fare. Evidentemente il suo obiettivo era quello di utilizzare il mandato
elettorale per fini personali. E non a caso è riuscito a scoprire tante
opportunità che nemmeno io, che in Parlamento siedo dal 1979, conoscevo. E’
stata una vera sorpresa”.

Però non può negare
che Poletti con il suo racconto ha puntato i fari su un problema grave della
nostra politica…

“Questa è un’altra questione. Che sia necessario ridurre i
costi della politica, intervenire per limitare i privilegi e gli abusi è
indubbio. I problemi esistono e penso che sia giusto denunciarli ma così come
ha fatto Libero si rischia di dimenticare che il Parlamento è composto anche da
molte persone che esercitano il loro ruolo con coscienza ed impegno. Ritengo
che come in un normale ufficio anche alla Camera ed al Senato esistano persone
che lavorano con dedizione ed altre che vivacchiano”.

E’ quindi d’accordo
con il monito del presidente Napolitano che così si scade nel qualunquismo?

“Sì, ma è bene anche capire quali sono le ragioni di questo
aggravamento istituzionale. Negli ultimi anni stiamo assistendo ad una crisi
politica profonda dove gran parte della responsabilità ce l’ha un sistema
elettorale indecente. Adesso sono i partiti a decidere chi sarà eletto e questo
viene fatto senza avere alcuna considerazione del curriculum politico della
persona. Tutto ciò ha portato ad un degrado della composizione politica ed
umana del Parlamento”.

Ha quindi ragione
Calderoli  che ha chiamato l’attuale
legge elettorale una “porcata”?

Quindi secondo lei
basta cambiare legge elettorale per ridare al Parlamento la dignità di un
tempo?

“Certo che no. Anche se questa legge non è esente da difetti e limiti, come
quello di paracadutare nei collegi cosiddetti “sicuri” alcuni parlamentari. E’
importante ridare ai cittadini il potere di scegliere la classe dirigente rendendosi
anche conto che è indispensabile mettere mano alle riforme istituzionali. Il
nostro Paese dalla crisi di Tangentopoli attraversa una transizione infinita ed
ininterrotta. In pratica ci troviamo in mezzo al guado politico e partitico del
nostro sistema istituzionale senza che si sia giunti alla realizzazione di uno
nuovo”.

In pratica, secondo
lei, la “Seconda Repubblica” non è mai nata?

“Diciamo che il crollo del vecchio sistema ha dato inizio ad
un periodo di cambiamento che però ancora non si è concluso. Nel ’98, ai tempi
della Bicamerale di D’Alema, sarebbe stato possibile chiudere questa fase. Ed
invece ci troviamo ancora di fronte un’Italia che arranca, che non riesce a
stare al passo con la globalizzazione ed i suoi fenomeni. In una democrazia che
non è decidente e che dimostra tutti i suoi limiti rispetto agli altri Paesi.
Ripeto sono convinto che sia necessario ridurre i costi della politica ma i
problemi italiani non si risolvono tagliando la paga ai deputati. Non per
questo il Paese è in declino”.

Quindi anche per lei
la prossima legislatura dovrà puntare alle riforme?

“Proprio così. Ed il mio timore è che i problemi di questa
legislatura si ripresenteranno anche nella nuova. Probabilmente Berlusconi vincerà
ed andrà al governo ma soffrirà gli stessi problemi di Prodi. Se non
interveniamo ci troveremo di nuovo tra due, tre anni di fronte alle elezioni.
Uno scenario che mi ricorda molto quello della Repubblica di Weimar dove le
elezioni erano continue. Per questo è necessario intervenire, per chiudere definitivamente
la transizione politica apertasi a metà anni ‘90”.