Non tutto è perduto, se permane la fiducia

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Non tutto è perduto, se permane la fiducia

Non tutto è perduto, se permane la fiducia

31 Maggio 2020

Ti è successo una volta, non molto tempo fa. Eri in treno e, attraverso il finestrino, ti sei perso nel paesaggio di un pezzo della natura toscana. Ti capita spesso di viaggiare in treno. Da qualche anno, infatti, vivi per studio lontano dalla Liguria, dove sei nato e nei cui confronti nutri un ambivalente sentimento di supponente ostilità e tenero attaccamento. Quando viaggi e guardi là fuori, fluttuano pensieri, riemergono ricordi e stati d’animo contrastanti vibrano dentro. È sempre piacevole e disturbante a un tempo, non lo fai apposta: quando pensi o ricordi ciò che è stato di positivamente intenso, quasi per contrappasso tutto si accompagna a momenti più tristi. Fa parte del gioco delle cose. La felicità necessita del suo contrario per essere apprezzata. E poi non è sempre tutto bianco o nero, buono o cattivo, bello o brutto. La scala cromatica è varia e valida oltre i semplici colori. Si adatta all’anima e agli stati dell’essere.

Basta vivere qui, ora, in un eterno presente per vivere davvero? Scrive Marcello Veneziani: «Ti rifugi in una sola priorità: star bene, star bene con se stessi. Ma puoi star bene se orbiti nel vuoto senza destino?». Dispera bene. Manuale di consolazione e resistenza al declino (Marsilio, 2020) non vuol essere un prontuario per risolvere problemi e fornire chiavi per la felicità eterna o, più umilmente, la soddisfazione momentanea. Bisogna diffidare di chi vende fumisterie di questo tipo. L’essere umano è troppo complesso per farsi imbrigliare in ricette: queste possono essere buone per far da mangiare, ma vivere non è come preparare una torta.

Sono venute meno le speranze, scrive Veneziani, e dopo di esse c’è la disperazione. Un attimo, però. Rispetto alla speranza, «la disperazione è più solida, meno illusoria. È saggio disperare; in sovrappiù potrò arrivare il dono insperato. Per Eraclito – prosegue il filosofo pugliese – “chi non spera l’insperato non lo troverà”». E quindi? Con disincanto, «solo chi dispera può trovare l’insperato». Certo, in un mondo che sembra declinare, con profeti di sventura ogni dove, è facile arrivare a una disperazione divorante. Ma c’è anche una disperazione che può metterti in condizioni favorevoli: «devi però predisporti al viaggio e alla terapia in modo adeguato». «In che modo?», continua Veneziani. «Liberandoti innanzitutto dalla convinzione che nulla ci sia da fare e se ci provi è peggio», scacciando l’inermità e la succubanza. E poi? «Apriti all’imprevisto; la vita ti stupisce ma non – come si dice – quando meno te lo aspetti, piuttosto ti stupisce quando più l’aspetti, cioè se ti sei predisposto allo stupore»: rimangono sempre luci, per quanto fioche. «Deraglia dagli itinerari prescritti dall’odiernità – che è la modernità ristretta al solo presente – ricerca nuovi o antichi sentieri»: oltre la bruma imperante, possono essere ritrovati spiragli di ossigenante serenità.

«Predisponiti all’inatteso, aspetta una sorpresa, non escludere rinascite; a loro dedica il finale»: c’è ancora spazio per la “meraviglia”.

È tutto liquido? No, certamente. C’è qualcosa che resiste, pervicacemente testardo: «identità solide, coriacee, resistenti. Oltre la natura c’è poi un’energia, un vento che spira e perciò chiamato spirito, c’è l’anima che è soffio vitale». E poi, dopo tutto, nota Veneziani che «più una società o una vita è liquida, più ha bisogno di recipienti, argini e canali»: «non tutto scorre e trascorre, qualcosa permane, qualcosa, esala, qualcosa ritorna, con la risacca». Senso del limite, si direbbe. Non una brutta espressione, ma un imprescindibile strumento per vivere. È attraverso esso, rifuggendo fumose e sterili pretese di universalità e infinitezza, che si può riscoprire la fiducia: essa «t’induce a pensare che comunque vadano le cose, lasceranno un’impronta, e se avrò agito a fin di bene, sarà benefica quell’impronta».

E la politica? Tu la studi, ti piacciono i classici del pensiero: ti hanno fatto scoprire un mondo, che adesso cominci a sentire tuo, almeno in parte. Ma nella “odiernità”, non v’è quasi traccia di una politica degna di questo nome. E poi, a ben vedere, nella vita la politica è solo una piccola infinitesimale parte: «fuori dalla politica, lontano dal potere, è la via, la verità, la vita», sancisce Veneziani. E la scienza? «La scienza spiega, ripara, ritarda e allevia. Non offre soluzioni per l’eternità, non svela sovrumane verità. Se cerchi Dio non lo trovi studiando e sperimentando; lo trovi scommettendo, con la mente tesa e il cuore aperto. Come diceva il matematico, scienziato e religioso Pascal». Non è il suo compito, della scienza, fornirti certezze, prescriverti vie da seguire, farti ricercare la verità ultima: «Dispera di trovarla, la verità, ma non rinunciare a ricercarla. Impossibile è possederla, almeno per intero, impossibile è negarla. Dispera di averla in pugno, ma coltiva la certezza che esiste». Oltre l’algido e stantio presente, ci sono mondi che possono aiutare ad avvicinarti a un’esistenza meno scialba e più vivace: la letteratura e l’arte, la musica e il cinema, la storia e la geografia. Si tratta di relativizzare il tuo “Io”, la tua visione egocentrica e autoreferenziale, riscoprendo un orizzonte più vasto e profondo: «gli uomini passano, la bellezza resta».

Gli anni trascorreranno, tu percepirai il declino dentro di te. Ma coltivando il senso storico delle cose, la profondità che oltrepassa i momenti, ti sentirai meno fragile. Avrai collezionato ricordi, tesaurizzato esperienze. Potrai trasmetterle, lasciare tracce, come dice Veneziani: visibili e invisibili. Accettare la decadenza della propria vita non è semplice. Ma c’è una via di uscita: «aprire gli occhi e rendersi conto che chiudendoli tutto resta, siamo solo noi che ce ne andiamo. E quel solo che a te sembra immenso, è invece una particella dell’universo […]. La vita è ancora senza di te, e non è detto che dopo la vita non ci sia qualcosa di più e di diverso che non siamo in grado di pensare stando qui dentro…».

Veneziani ricorda una bella riflessione di Musil: «La felicità senza limiti non esiste. Non v’è grande felicità senza grandi divieti. Il confine costituisce l’arcano, il segreto della forza, della fortuna, della fede». Tu sei solo una foglia: prima di te esistevano radici, dopo di te l’albero ci sarà ancora e così cresceranno altre foglie. La tua vita è un battito d’ali, ma non per questo non devi viverla pienamente. E qui sta il più grande insegnamento che la scuola dovrebbe trasmettere ai ragazzi, secondo il filosofo: la passione dell’eterno. Sei parte di qualcosa che esisteva prima e continuerà dopo di te. Scoprire e coltivare questa passione è un modo per relativizzare il tuo “Io”, la vita incentrata su di te: «la tensione per l’eterno è l’amore per qualcosa che non dura per sempre ma vale per sempre».

Ti sporgi dalla terrazza, guardi il mare, lo senti quasi fino a fonderti con esso. Vedi l’orizzonte, chissà domani come sarà. I gabbiani volteggiano, gli uccellini conversano cantando: chissà cosa si staranno dicendo. Vicino, il monte ti trasmette pace e sicurezza: è sempre lì, non ti tradisce. Ascolti i figli di tua cugina che sprigionano vita, litigando, piangendo, ma anche ascoltando i preziosi insegnamenti dei nonni, i tuoi zii. Ricordi quando tu eri piccolo. Ti mancano i nonni, troppo presto hanno varcato il confine, approdando a un altro mondo: ma il loro ricordo non ti abbandona, sono in qualche modo parte di te. Ripensi a quando giocavi con le tue cugine: dolce e leggiadra spensieratezza. Tua madre ti chiama, la tua ragazza ti scrive quanto le manchi: la distanza si fa sentire, ma forse ti unisce il progetto di un futuro insieme. Il tempo scorre. Ma qualcosa permane. Se guardi bene, chiudi gli occhi e non ti lasci ingannare dall’effimero, sai, in cuor tuo, che c’è qualcosa per cui vale la pena vivere: qualcosa di più grande, un’immensità che sfugge ma che ti comprende. Sperando o disperando, senza ottimismo né pessimismo, ma con fiducia: non sei solo, non lo sarai mai.