Non uccidiamo il Pdl a suon di raccomandati!

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Non uccidiamo il Pdl a suon di raccomandati!

28 Novembre 2008

 

Sono entrati nel Pdl ma gli uomini di An quando parlano di politica continuano a utilizzare termini come gioia, dolore, sacrificio ed entusiasmo. Perché il loro vocabolario pesca dal profondo delle passioni politiche, generate da anni di militanza, pieni di slanci emotivi e convinzione profonde, elementi che a molti hanno permesso di gettare il cuore oltre i tanti ostacoli che alla destra italiana sono stati frapposti in continuazione nei decenni trascorsi. Nel bailamme di commenti e pareri sul Pdl, arriva dal terzo piano di Palazzo Madama una lettura chiara e precisa del processo in corso: il Pdl nasca, ma senza cooptazioni. Parola di Domenico Nania.

Senatore proprio ora che Forza Italia decide ufficialmente di confluire nel Pdl Fini se ne esce con il pericolo del “cesarismo”…

Condivido in pieno il ragionamento di Fini ed anche le sue preoccupazioni sul pericolo del cesarismo.  Il problema vero è quello di costruire dei governi sulle liste che, come risulta chiaro a tutti, sono cosa ben diversa dai partiti. Il rischio per l’Italia, è quello di fondare dei Governi non sui partiti ma sulle liste elettorali, e le liste elettorali sulle cooptazioni. Penso che se i governi hanno la loro base nei partiti e che se i partiti selezionano la loro classe dirigente in base all’impegno e ai risultati ottenuti ci troviamo dentro una Democrazia autorevole. In caso contrario si corre il rischio di quel cesarismo di cui ha parlato Fini, e che non credo possa rappresentare l’esito di un autentico sistema che voglia essere democratico.

Intanto Forza Italia ha fatto il passo ufficiale prima di An

Quello di Forza Italia è stato l’atto formale di un partito virtuale che di sicuro richiede meno fatica rispetto a quello che dovrà essere l’impegno di Alleanza Nazionale. Forza Italia si è andata strutturando come partito virtuale, come sigla elettorale.

 Per An è più complicato?

C’è una lunga storia di sessanta anni alle nostre spalle, siamo fortemente strutturati e radicati sul territorio. Qui il dibattito è più sentito e i processi sono densi di sacrifici ed entusiasmi, c’è gioia e tristezza. Ora affrontiamo una nuova fase politica. Navighiamo in mare aperto.

 Intanto siamo qui a nove mesi dal predellino di San Babila a porci delle domande su cosa sia oggi e cosa dovrà essere tra qualche mese questo partito…

Il Pdl è una esplorazione, per adesso sappiamo che le esperienze di An e Fi, seppur diverse tra di loro, sono esaurite. Ora affrontiamo una nuova fase politica. Sappiamo anche che c’è un’identità politica e un soggetto politico, il centrodestra, e che questa ha un partito, il Pdl. 

Si naviga in mare aperto ma lei questa nave della Libertà dove la vorrebbe indirizzare?

Di sicuro lontano da questa legge elettorale. Questo sistema ha fatto sì che si procedesse per cooptazione nella formazione del Parlamento e se tutto il sistema si adagia a questo modus operandi il Pdl, alla lunga, può entrare in crisi di consenso. Un esercito di cooptati, se prima non si è misurato sul campo, difficilmente ottiene buoni risultati. Secondo me la formula più probabile sarà quella del partito plurale e aperto, che non sia portatore di un messaggio unico, non debba inseguire un disegno obbligato, non ricerchi l’egemonia e abbia una composizione più a rete che verticale.

E sul territorio?

Ci vuole una buona diffusione fatta di club, associazioni, circoli. Così potrà essere un partito che viene da dove i problemi nascono e diventi proiezione di una società libera.

Con Berlusconi leader indiscusso

Più che di leadership indiscussa di uno io parlerei di unità strategica al vertice.

Però la leadership di Silvio è forte e attraente questo è fuori discussione. Nessun paura di rimanere schiacciati?

No. Una leadership è veramente forte quando il leader si circonda di tanti piccoli leader, quando è forte la classe dirigente. Non esiste un leader forte senza dirigenti forti.

Lei è stato chiaro, la cooptazione è la morte del Pdl. Quindi la classe dirigente come dovrà essere scelta?

Facciamo un esempio, una tale associazione si schiera a destra, si impegna, lavora. Chi esprime quella struttura può diventare, o ambire a diventare, classe dirigente, ma io da Roma non devo scegliere il mio proconsole territoriale. Per quanto riguarda Alleanza Nazionale al 90% si è tenuto conto della realtà territoriale.

Un giudizio sull’attuale composizione di questo Parlamento.

Ci sono più livelli. Il primo, quello di vertice, è buono, qualificato, cresciuto sul campo a contatto con i problemi reali. Un altro livello è rappresentato dalla società civile che è espressione delle professioni. Poi c’è l’ultimo livello, che non esprime nessuna cifra politica, culturale, professionale o territoriale: i "nominati". Da qui il problema di bilanciare queste presenze. Da questo dipende il futuro di questo partito, se ci si vuole investire, bene. Altrimenti ci si troverà con tanti modellini che rispondono agli input. Sia chiara una cosa, non dipende solo da Berlusconi, in un processo del genere entrano tanti altri elementi.

Avete un vantaggio. Mentre i lavori sono in corso l’elettorato ha già assimilato bene il concetto, il prodotto, il partito “Pdl”.

In un quindicennio sono state messe in campo diverse sigle, il Polo del buon governo, il Polo delle libertà, il Pdl. Vuol dire che al di là delle sigle c’è un elemento sostanziale nel panorama politico italiano e questo è il Centrodestra, che ha una sua dimensione ontologica.

An quando farà il suo congresso?

Nei primi mesi dell’anno. Si procede e non c’è dubbio. La trasformazione non chiuderà la fase della destra perché la destra è uno dei termini storici e culturali dell’Italia e dell’Europa.

In questo processo a cosa rinuncia An e a cosa Forza Italia?

Io credo che paradossalmente sono due esperienze politiche che non faranno grosse rinunce. FI è’ un partito di opinione che ha tentato di strutturarsi solo negli ultimi tempi. Secondo me è stata geniale la decisione di Berlusconi di non strutturarla sul territorio, in questo ha tenuto a bada tutti. An invece accetta una sfida in un mare più grande. Dal 10 – 15% la destra ora è in un bacino elettorale che potenzialmente può superare il 40%.

Notizie dello statuto?

Quale statuto?

Quello che dovrebbe essere pronto e approvato a marzo

Mah… è uno dei nodi più intricati. Penso che si arriverà ad uno statuto leggero.

In Sicilia la divisione dei coordinamenti come procede?

Allo stato non ho particolare sentore di attriti, ma se non si fanno riunioni è difficile anche scontrarsi.

Guarda al Pd e pensa che?

Che hanno problemi molto più grandi e complessi dei nostri. Nel Pd ci sono ex nemici che si sono messi insieme, penso alla Binetti e a Bersani, sono gli opposti che non si attraggono. Per non parlare di Di Pietro. Veltroni poi , ancora non ha chiarito cosa vuol fare, né qui né in Europa. Non vuole essere né un ex socialista, né un ex comunista. In Italia ha paura di farsi chiamare socialdemocratico.

Per ora si accosta ad Obama…

Ed è un accostamento coerente. Veltroni si rende conto che deve trovare altrove la propria identità, e la cerca nel "We can" americano. Non vuole riabbracciare la casa madre del socialismo e non vuole dichiararsi socialista. Non può dichiararsi comunista e allora che fa? Si “inventa” il partito democratico. Una cosa che va bene a lui, Rutelli, Marini. Il Pd rimane a modo mio una strategia di marketing politico. Buono per un blitz, per un breve momento. Ma i blitz possono durare poco, al massimo qualche anno, e poi scompaiono. La storia ci dice che da un lato abbiamo la destra, dall’altro il socialismo. Noi l’abbiamo capito, loro no.