“Non vogliamo qualche deputato Udc, la vera sfida è il partito dei moderati”

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“Non vogliamo qualche deputato Udc, la vera sfida è il partito dei moderati”

16 Settembre 2010

“Il Pd ha tradito le aspettative dei moderati. Pensi ai temi della biopolitica, a quelli del garantismo, al modo di concepire la legalità… Pensi alle grandi questioni del lavoro…”. Gaetano Quagliariello si ferma più volte prima di affondare il colpo: “… Su tutto questo si sta aprendo un baratro tra il Pd e la sua classe dirigente moderata”. Il vicepresidente dei senatori del Pdl ragiona ad alta voce con la testa già al discorso di Berlusconi alle Camere. Sa che il premier “chiamerà” i moderati. E sa che proverà ad aprire una stagione nuova.

Chiederà forse ai delusi del Pd di entrare nel Pdl?

Questo non è possibile. Non è serio, non è realistico. Il Pdl deve giocare una partita più ambiziosa: costruire il partito dei moderati mettendosi a tessere una tela politica e programmatica con tutte quelle energie che oggi la sinistra sta lasciando in libera uscita.

In libera uscita?

Ha visto quello che è successo alla festa del Pd a Torino? Non penso all’aggressione al leader della Cisl Bonanni, alle urla contro il presidente del Senato Schifani… Quelli erano attacchi esterni. Penso, invece, alla “censura” a Franco Marini: quelli che nel dibattito con Di Pietro lo hanno fischiato e hanno applaudito l’ex magistrato erano uomini del Pd.

Berlusconi, ora, è pronto a battere un colpo?

Ho una certezza: Berlusconi non molla la sua vecchia idea di un partito che riunisca tutti i moderati italiani. Ma ora serve tempo. Perché questi ragionamenti devono maturare. Perché la fiducia deve prendere il posto della diffidenza.

Forse l’operazione sullUdc siciliana non aiuta.

Vuole la verità? Acquisire qualche parlamentare è al di fuori del nostro interesse e della nostra logica. Noi vogliamo costruire un progetto strategico, non ci interessa il calcio-mercato. Ma una cosa devo dirla: l’Udc la smetta di ascoltare le sirene di una coalizione di sinistra-centro impossibile da realizzarsi come ha dimostrato la Puglia e incapace di dare risposte ai bisogni della società.

La Lega però fa muro. Dice: Casini mai.

Se ci saranno frutti politici veri la Lega dovrà solo prenderne atto. E’ un fatto di intelligenza politica. Ed è normale rapporto tra alleati.

Proviamo a passare dalle parole ai fatti.

La rottura con Fini ci fa riacquisire su una serie di temi un profilo identitario più chiaro e una nuova possibilità di interlocuzione. Vuole un esempio? Su tutta l’agenda della biopolitica, a cominciare dal testamento biologico, c’era stato uno stop per i problemi interni al Pdl legati alla rigidità di alcuni uomini della componente finiana… Ora dobbiamo avere la forza di rilanciarla e di portarla subito in Parlamento.

Ci sono altri temi su cui aprire un dialogo?

Pensi all’immigrazione: è possibile coniugare le debolezze tradizionali degli extracomunitari che arrivano in Italia con le debolezze nuove. Le debolezze di chi vive nelle proprie città come stranieri, dei bambini che fanno turni di lavoro disumani a Prato, delle donne musulmane costrette a sopportare condizioni di soggezione disumane… Posso andare avanti, parlando della scuola libera. Posso riflettere di giustizia e dire: è ora di mettere al centro il problema della tutela della dignità della persona.

Sia onesto: è ottimista?

Si, ma il percorso deve essere chiaro. Non dobbiamo sprecare il tempo a disposizione, per impegnarci in un confronto costruttivo con tutti i moderati che si renderanno disponibili indipendentemente dalla loro provenienza. Si va avanti insieme sulle iniziative concrete e ci si da strumenti di lavoro comuni perché solo così si possono gettare le basi per aprire davvero una stagione nuova.

(Tratto da Avvenire)