
Nord e Sud, treni che corrono a due velocità diverse. Ma il Molise se la cava

28 Settembre 2011
L’Italia è un paese a due velocità: il Centro-Nord ha un passo, il Centro-Sud arranca. Dal punto di vista economico, sociale e culturale le differenze tra settentrione e Mezzogiorno non sono mai state livellate: di fatto, le Regioni più arretrate sono rimaste tali, nonostante gli enormi sforzi compiuti negli anni per colmare il "gap". Molto spesso le strategie sono state indirizzate verso forma di assistenzialismo che hanno fatto più male che bene a molte istituzioni del Sud e, a tutt’oggi la situazione è per lo più la stessa. Anche se sono comparsi piccoli spiragli di luce: lo Svimez, l’Associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno, ha elaborato una serie di dati sullo sviluppo economico del Belpaese e la fotografia scattata è stata quella che molti si aspettavano. Tra le Regioni del meridione regna la mancanza di crescita, la carenza di servizi e infrastrutture, con la politica che fatica a trovare soluzioni. Nonostante nello scorso anno il Mezzogiorno sia cresciuto dello 0,2%, in decisa controtendenza rispetto al -4,5% del 2009, ma, purtroppo, ancora lontano dai livelli del Centro-Nord (+1,7%).
Il Molise, da molti punti di vista, resta un’isola felice. Non siamo ai livelli di crescita registrati nelle Regioni più ricche del Nord, ma nel panorama del Mezzogiorno il nostro piccolo territorio se la cava discretamente. Ad esempio sul versante del Pil (il prodotto interno lordo): in Molise, in riferimento a dati del 2010, è stata registrata una crescita dello 0,1 per cento. Meno della Basilicata e dell’Abruzzo (+0,5%), della Puglia (+ 0,3%), come la Campania, ma meglio di Sardegna e Sicilia (ferme alla crescita 0) e soprattutto della Calabria, in recessione (-0,1%).
In termini di prodotto interno lordo pro capite, il Molise spicca invece come una delle Regioni del Sud messe meglio. Prima posizione per l’Abruzzo (21.574 euro), che comunque fa registrare un valore di circa 2.200 euro al di sotto dell’Umbria, la Regione più debole del Centro-Nord. Secondo gradino dell’immaginario podio per il Molise, con 19.804 euro, seguito dalla Sardegna (19.552), Basilicata (18.021 euro), Sicilia (17.488), Calabria (16.657) e la Puglia (16.932). Fanalino di coda è la Campania, con soli 16.372 euro. Nel quadro più generale, la media nazionale di pil pro capite è di 25.583 euro, risultante dalla media tra i 29.869 euro del Centro-Nord e i 17.466 del Mezzogiorno. La Lombardia è la più ricca, con 32.222 euro.
Anche la produzione industriale nel Sud è in calo. Parte della responsabilità è ovviamente anche della crisi economica, ma il dato è preoccupante: -5,5%. La dinamica è sensibilmente negativa in Sicilia (-8,1%), Calabria (-6,9%) e Campania (-6,1%). Unica eccezione è rappresentata dal Molise, con il dato che si attesta a +3,7%, grazie agli strumenti di tutela occupazionale, come la cassa integrazione. Parallelamente vanno male i servizi in Regione, con un dato che parla di un -4,9%. Peggio della Basilicata (-3,6%) e molto distante dalla performance della Sardegna (+3,1%).
Questo quadro economico che presenta luci e ombre non fa sentire al sicuro i giovani, che infatti fuggono in massa. Dal Molise, nel 2010, è andato via il 27,8% del totale dei laureati, con la speranza di trovare occupazione altrove. Ma quello dell’emigrazione degli studenti è un problema dovuto anche alle dimensioni del territorio molisano, povero di poli scientifici che possano attrarre i cervelli. Ora bisognerà solo aspettare i dati Svimez del prossimo anno, che arriveranno dopo che il Molise potrà effettivamente investire risorse per la crescita e le infrastrutture grazie allo sblocco di più di un miliardo di Fondi Fas. A quel punto si farà una nuova valutazione sull’impatto che i diversi nuovi investimenti locali avranno avuto.