Nucleare iraniano, a Ginevra va in scena una Monaco in miniatura

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Nucleare iraniano, a Ginevra va in scena una Monaco in miniatura

02 Ottobre 2009

Negli anni Trenta le democrazie Occidentali si comportarono con il Nazismo come stanno facendo oggi con l’Iran di Ahmadinejad. Aspettarono prima di intervenire, lasciarono che Hitler si armasse e inondasse l’Europa con la sua propaganda razzista e antisemita. Si fidarono delle promesse fatte dal dittatore. Nel 1938, il primo ministro inglese Chamberlain sventolava ancora pieno di speranza il pezzo di carta (straccia) sottoscritto a Monaco con i tedeschi. Il resto della Storia lo conosciamo bene. Le annessioni, l’invasione della Polonia e poi di mezza Europa. La Seconda Guerra mondiale.

Ahmadinejad ha un dichiarato progetto politico che si basa su di un nuovo Olocausto. E’ un nazionalista violento, omofobo, che prova una profonda avversione per religioni che non siano la sua, come i nazisti. Eppure ieri il suo ministro degli esteri e la delegazione iraniana erano in posa davanti alle telecamere, sul balcone di un elegante albergo di Ginevra. Arrivati in Svizzera hanno messo subito le cose in chiaro con i rappresentanti del “5+1”: siamo venuti qui per parlare del disarmo nucleare nel mondo, non del nucleare in Iran. L’Iran non ha un programma per lo sviluppo di armi atomiche. Vuole soltanto “produrre elettricità”. (Il capo della AIEA la pensa diversamente. El Baradei ha ammesso l’esistenza di studi militari iraniani tenuti segreti dal governo iraniano).

E’ da anni che Teheran mente ripetutamente alla AIEA, che l’AIEA scopre le bugie dell’Iran, e che nessuno fa niente. Dal 2002 la menzogna è pubblica, visto che il programma nucleare è stato scoperto. L’ultimo atto di questa farsa è stato il nuovo impianto tenuto segreto fino a poche settimane fa. Il terzetto composto da Obama, Brown e Sarkozy, è sembrato particolarmente arrabbiato quando la notizia è diventata di dominio pubblico, ma le grandi potenze, divise tra loro, non sembrano aver maturato una risposta organica alla politica estera di Ahmadinejad (La Francia attualmente è l’unica a darsi da fare per le sanzioni). L’incontro di Ginevra è stato soddisfacente per l’Iran. Teheran ha ottenuto degli speciali rapporti bilaterali con gli Usa, una eventualità che non si realizzava da decenni. Le trattative proseguiranno nei prossimi mesi.

La propaganda antisemita di Ahmadinejad e le sue minacce di cancellare Israele dalle mappe del Medio Oriente rappresentano un pericolo paragonabile al nazismo tedesco se l’Iran riuscirà a dotarsi di armi nucleari. Come avvenne negli anni Trenta, l’America e i suoi alleati stentano a inquadrare la pericolosità della minaccia, temendo di sconvolgere i delicati equilibri internazionali. Devono anche fare i conti con una crisi economica e interna come non si vedeva dal ’29 (gli anni della “Grande Depressione” in Occidente furono centrali per l’ascesa di Hitler).

Ma ci sono delle differenze tra questi due periodi storici. All’epoca di Monaco, Hitler godeva di enorme popolarità. La Germania era un Paese forte, che si era riarmato e cresceva economicamente. Le grandi potenze tentennarono e il Nazismo, almeno all’inizio, ebbe la meglio. Dopo le ultime, contestate elezioni, Ahmadinejad invece ha perso tutto il suo consenso. Mentre l’Occidente sembra concentrarsi unicamente sulla questione nucleare, nelle strade di Teheran prosegue la ribellione del movimento studentesco. Ci sono i processi-farsa per i dissidenti e molti scontenti, dentro e fuori il regime. Somiglia più al declino dell’Unione Sovietica che all’ascesa del Nazismo.

L’Iran ha un’economia debole e dipende quasi completamente dall’esterno per i propri rifornimenti di carburante, nonostante sia una potenza petrolifera. Nuove e più pesanti sanzioni, un boicottaggio mirato dell’economia iraniana, e una grande campagna mediatica per sostenere la protesta del movimento, indebolirebbero inesorabilmente il regime. Il punto però non è se gli americani e i loro alleati saranno disposti a “Morire per Danzica”. A differenza del ’38, gli ebrei stavolta hanno uno Stato dove difendersi. Che è già una potenza nucleare. Ed è pronto a intervenire se le sanzioni, una volta che sarà fatta definitiva chiarezza sul programma iraniano, non arriveranno.

Un intervento “mirato” israeliano contro gli impianti iraniani non basterebbe a eliminare la minaccia. Dopo qualche anno, Teheran avrebbe comunque la sua bomba. “L’Iran darà il benvenuto alle nuove sanzioni”, ha detto sprezzante il capo negoziatore iraniano Jalili. “Sono 30 anni che ci vengono imposte sanzioni e non sono riuscite a mettere in ginocchio una grande Nazione. Sono le potenze occidentali a essere ambigue”. Sta giocando d’azzardo ma non ha tutti i torti.