Nuova estate, nuova vita: quanto durerà la convivenza con Roberta?
01 Agosto 2009
Durante quest’anno sono cambiate molte cose, prima tra tutte la convivenza con Roberta: ho lasciato la casa a Garbatella-Ostiense-San Paolo (prima di essere riuscito a capire in quali di questi quartieri si trovasse) e sono venuto a stare a casa sua.
E quando dico casa “sua” intendo proprio SUA, di sua PROPRIETA’. Ciò significa che otto delle pochissime centinaia di euro che guadagno al mese non volano più via nelle tasche di un affittuario bastardo che campa di rendita sulle mie spalle ma rimangono nelle mie a rappresentare un rinnovato concetto del mio altrettanto rinnovato potere d’acquisto.
E questo nuovo fantastico potere d’acquisto si è tradotto nella realtà in un altrettanto fantastico motorino SH 125 grigio che ha stravolto completamente la mia concezione di spostamento.
Ad esempio per andare a lavoro adesso impiego un quarto d’ora netto, che, sommato ai circa venti minuti necessari per tornare (quando torno me la prendo più comoda), fa 35 minuti, ovvero l’esatta metà del tempo che impiegavo prima quando andavo coi mezzi e andava tutto bene; non deragliava quindi nessun tram, non si bucava la ruota di un autobus o non c’era un incidente qualsiasi a paralizzare la città e farmi fare le occhiatacce dal capo.
Tutto ciò significa che un’ora e tre quarti esatti della mia vita quotidiana sono tornati magicamente ad appartenere a me, e posso usarli nei modi più impensabili. Quali andare in piscina, andare a correre, andare a prendere Roberta a lavoro, o tantissime altre opzioni che allargano il ventaglio delle mie nuove possibilità.
Io però, ovviamente, non sfrutto il mio nuovo tempo libero in nessuno di questi fantastici modi e tendenzialmente va sempre a finire che lo perda non so neanche bene come. Ma è la consapevolezza del fatto che sia mio a piacermi, infatti sono molto più felice.
La casa di Roberta si trova a Roma nord, nel quartiere Trieste. Una zona per la quale non nutrivo un’epidermica simpatia prima di venirci ad abitare, e invece, come spesso accade, mi sbagliavo.
Il quartiere, oltre ad essere bellissimo, brulica di una vita parallela inaspettata. E così sono diventato amico di Gino, il mitico barista-pasticcere che ogni tanto mi allunga qualche pastarella di nascosto, ma non nel senso che non gliela pago, ma che non lo dice a Roberta, la quale invece è amica storica di quella vipera della fornaia, e non posso comprarmi una strisciolina di pizza microscopica che subito le spiffera l’accaduto.
Peggio per lei.
La casa di Roberta in sé la conoscevo bene, ovviamente. Ma abitarla è tutt’altra faccenda.
Lei è molto gelosa dei suoi spazi, ed essendo SUA io vivo con un senso di riconoscenza pressoché inestinguibile, e difficilmente faccio valere i miei eventuali diritti su un’eventuale metà esatta di mensole, armadi, poggini ecc. Il ché si traduce in un’invasione pressoché totale di prodotti per non so cosa (di quella roba da donne) su qualsiasi spazio occupabile.
Ovviamente il bagno è la sede dei più evidenti soprusi: basti pensare che in doccia ci sono qualcosa come venti prodotti, solo due dei quali miei (lo shampoo e il bagnoschiuma, perché che altro serve?), che però devono stare nel punto più scomodo e lontano della mensola, ma va bene così.
Altra cosa che non sopporto è il suo modo di spremere il dentifricio, ma quello è un classico. Ho tentato di mettere due dentifrici, uno mio e uno suo, ma quando “finisce” il suo automaticamente usa il mio. Mentre il suo, che in realtà non è finito e basta solo spremerlo meglio facendo coagulare il prodotto verso il tappo, va a finire che lo uso io.
Ma che problema c’è?
Altro lato negativo della convivenza è che Roberta cucina con piacere, e da dio. Quindi tutti i miei sforzi per mantenere un regime dietetico si vanificano puntualmente la sera quando lei ha finito ai fornelli.
Prima mi cucina, poi però mi rimprovera di mangiare.
Che donna.
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