Nuovi “Mali” di pancia in Nordafrica

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Nuovi “Mali” di pancia in Nordafrica

17 Febbraio 2012

Cosa ci fanno nel Mali le forze speciali canadesi e statunitensi? Semplice: stanno continuando la guerra iniziata in Libia nella primavera del 2011. Prima di allora il principale nemico del governo di Bamako si nascondeva dietro la sigla AQIM (Al Qaeda in the Islamic Maghreb) ma dopo la deposizione di Gheddafi il Mali ha visto il rientro in patria di migliaia di Tuareg, armati di tutto punto, che avevano servito in Libia nell’esercito del Colonnello di Tripoli. Costoro si sono raggruppati sotto la sigla NMLA (National Movement for the Liberation of Azawad) e, tanto per mantenersi in allenamento, tentano di dare una spallata al governo di Bamako.

Quelli di AQIM avevano dato segni tangibili della propria presenza fin dal 2008, quando avevano rapito per oltre quattro mesi due diplomatici canadesi che lavoravano per l’ONU, poi rilasciati in cambio della liberazione di quattro terroristi. A novembre del 2011 hanno sequestrato un gruppo di turisti stranieri ed hanno attaccato una caserma nel nordest del paese ai confini con l’Algeria. Le forze speciali canadesi hanno risposto intensificando le attività addestrative a beneficio delle unità controterrorismo dei paesi dell’Africa nordoccidentale e partecipando alle esercitazioni della serie “Flintlock” che si svolgono in primavera a rotazione fra i paesi della regione. Recentemente i Canadesi hanno schierato un distaccamento di una dozzina di elementi del CSOR (Canadian Special Operations Regiment) a Gao nel Mali del Nord e un altro reparto simile nella capitale Bamako ad addestrare unità impegnate nella lotta contro il terrorismo.

Le cose si sono complicate dopo il rientro nel Mali dei Tuareg del NMLA già al soldo del raiss, la cui intenzione è di assumere il controllo delle tre regioni del nord del paese (Timbuktu, Gao e Kidal), dove si trovano in maggioranza. Seminomadi sparpagliati fra Mali, Niger, Algeria e Libia, i Tuareg hanno sempre dimostrato insofferenza nei confronti dei governi centrali ricorrendo spesso alla lotta armata, dalle semplici puntate offensive alle aperte insurrezioni come quelle che il Mali ha conosciuto fra il 1990 e il 1995 e fra il 2007 e il 2009.

Storicamente i Tuareg hanno sempre controllato le vie carovaniere del Sahara e del Sahel e il locale contrabbando delle merci tipiche, che un tempo erano oro, spezie, sale e datteri e oggi includono soprattutto armi, droga e migranti.

La fondazione del NMLA risale ufficialmente al 16 ottobre 2011, quattro giorni prima dell’uccisione di Gheddafi, e il suo leader è Ag Mohammed Najem, già colonnello dell’esercito libico, esponente della tribù Ifogha, la più radicale nell’opposizione al governo centrale. Najem comandava un reparto libico con base a Sabha dove si impratichì delle procedure di combattimento in ambiente desertico, poi disertò nel luglio 2011 e oggi comanda un paio di campi di addestramento a Tigherghar e a Zakak sulle colline di Tin-Assalak nel Mali del nordest. Najem non è certo l’unico comandante del NMLA che vanti esperienze militari. Ci sono anche validi ex ufficiali dell’esercito del Mali come il tenente colonnello Ag Mbarek Aki e il colonnello Ag Bamussa, che contribuiscono a fornire agli insorti notevoli capacità di mobilitazione e azione in tutto il nord del paese, dove la scarsità di strade e collegamenti aerei favorisce la guerriglia e penalizza i governativi.

I guerriglieri del NMLA sfruttano abilmente il loro livello addestrativo (generalmente superiore a quello delle modeste forze governative) e le loro capacità di movimento e ne approfittano per attaccare piccoli e grandi centri assumendone il controllo per alcuni giorni per poi ritirarsi lasciando nell’incertezza le forze governative che reagiscono utilizzando obsoleti assetti aerei ad ala fissa (vecchi aerei MiG 21) e rotante che spesso cadono vittime delle armi controaerei dei ribelli. Costoro non disdegnano la comunicazione su Internet, visto che dispongono di un website e di una pagina su Facebook, dove magari millantano la distruzione di un aereo nemico esibendo la foto di un autocarro distrutto.

I legami fra i ribelli del NMLA e gli alqaedisti di AQIM non sono chiari: ufficialmente prendono le distanze gli uni dagli altri ma non mancano gli aiuti reciproci, dal momento che hanno in comune lo scopo dell’indebolimento del governo centrale. I miliziani dell’AQIM dispongono di campi di addestramento e basi logistiche nelle foreste al confine fra Mali e Mauritania, cosa che costringe i governi della regione a forme di collaborazione multinazionale, come nel giugno 2010 quando una forza militare congiunta di Mali e Mauritania ha condotto un’operazione contro le basi dell’organizzazione.

Allo scopo di ottenere più aiuti militari dagli Stati Uniti, dall’Unione Europea e dai paesi della NATO, il governo del Mali tende ad enfatizzare i presunti stretti collegamenti fra NMLA e AQIM. Alle prese con la crisi finanziaria, però, i paesi occidentali sono riluttanti a concedere costosi sistemi d’arma terrestri ed aerei al governo di Bamako e preferiscono fornire aiuti in termini di intelligence, addestramento e consulenza da parte di forze speciali, come appunto stanno facendo USA e Canada. L’esperienza della guerra di Libia, infatti, ha dimostrato come l’aiuto fornito da piccoli distaccamenti di forze speciali possa risultare determinante per selezionare gli obiettivi da colpire. Il NMLA, da parte sua, tende a negare qualsiasi legame con l’AQIM e a dimostrare che, al contrario, quand’anche riuscisse a controllare il nord del paese, questa regione diverrebbe un’utile zona cuscinetto nei confronti dei terroristi dell’AQIM, cosa che risulterebbe altamente conveniente anche al governo del Mali. Ciò che accomuna entrambe le organizzazioni, oltre all’opposizione armata al governo centrale, è anche la loro principale fonte di reddito costituita dalle tangenti sborsate ad entrambi da parte delle organizzazioni che gestiscono nel Sahel il traffico di armi, droga ed esseri umani.

Dopo la fine della guerra di Libia il NMLA dispone di un notevole arsenale proveniente proprio dal disciolto esercito del raiss, cosa che pone l’organizzazione in situazione di preminenza rispetto alle forze governative. Non è escluso che questa situazione abbia come conseguenza la defezione di ulteriori unità governative dotate di armi ed equipaggiamenti, cosa che farebbe pendere ulteriormente l’ago della bilancia a favore degli insorti e a causare addirittura sconvolgimenti geopolitici come la secessione del Mali del nord. Una simile eventualità è temuta dall’Algeria. Vedersi sorgere ai propri confini meridionali un nuovo stato Tuareg sarebbe pernicioso per la propria integrità territoriale, visto che i Tuareg d’Algeria potrebbero essere animati da analoga voglia di indipendenza. Ecco perché il governo di Algeri si sta impegnando in discrete ma attive mediazioni fra le parti in causa al fine di flemmatizzare una situazione delicata che ricorda quella dei Curdi senza stato che vivono fra Turchia, Iraq, Iran e Siria.

Riusciranno gli aiuti occidentali al governo di Bamako in termini di forze speciali a controbilanciare la situazione? Difficile dirlo ma una cosa è certa: dopo la nascita del Sudan del sud, quella eventuale del Mali del nord affosserebbe definitivamente l’antico principio dell’intangibilità dei confini africani. E sarebbe l’ennesimo effetto collaterale della guerra in Libia.