Nuovi minareti accanto alle moschee? La Svizzera va al referendum

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Nuovi minareti accanto alle moschee? La Svizzera va al referendum

07 Novembre 2009

La Svizzera sta per affrontare una delicata questione che riguarda la popolazione musulmana in territorio elvetico. Il 29 novembre si terrà infatti un referendum con cui i promotori richiederanno il divieto di costruire nuovi minareti in Svizzera. L’iniziativa popolare è stata voluta e sostenuta dal partito di destra Swiss People. Il testo della votazione potrebbe introdurre nella Costituzione federale il divieto di costruire le tipiche torri accanto alle moschee.

In tutta la Confederazione i minareti sono quattro, e i promotori sostengono che il referendum punta a combattere “l’islamizzazione’’ della Svizzera, dal momento che il minareto non ha nulla a che vedere con la fede, ma è il simbolo di un “imperialismo politico-religioso”. 

La campagna a favore del referendum sostiene che un minareto è un simbolo d’intolleranza islamica e ricollega le costruzioni verticali all’introduzione del burqa e della sharia in Svizzera. Anche il manifesto anti-minareto per propagandare il referendum è stato criticato e in alcuni casi vietato. Il cartellone raffigura una donna velata in nero in primo piano e minareti che svettano ovunque sulla bandiera elvetica rossa e bianca. Le autorità di Basilea in particolare lo hanno censurato poiché viola la legge contro il razzismo, mentre Zurigo e altre città lo hanno consentito in nome della libertà di espressione.

La polemica è insolita in un paese dove la popolazione è composta in buona parte da stranieri, ma dove di recente i musulmani più conservatori hanno alzato la voce: un gruppo è riuscito a fare un appello ai tribunali svizzeri per consentire ai genitori di vestire i propri figli con abiti musulmani a scuola.

In un recente sondaggio, la maggioranza degli svizzeri intervistati (il 53%) sembra decisa a bocciare l’iniziativa “Contro l’edificazione di minareti”, ma c’è una consistente parte dell’opinione pubblica (il 34%) che l’approva.

Il dibattito viene da un paese che ha in gran parte evitato gli scontri sui diritti delle minoranze musulmane, a differenza di altri paesi europei. E’ soprattutto il mondo economico svizzero ad essere particolarmente preoccupato di una possibile reazione del mondo islamico. Infatti, molti imprenditori e commercianti vedono nel responso favorevole del referendum un pericolo per la buona reputazione della Svizzera e la sua piazza economica.

Gli esempi di discriminazione e boicottaggio subiti da Danimarca e Olanda lo dimostrano. I rappresentanti del mondo patronale hanno fatto presente che dopo il 29 novembre i paesi islamici potrebbero decidere di boicottare il mercato elvetico privando numerosi settori economici di importanti clienti. I paesi islamici potrebbero considerarlo come una provocazione e adottare misure di ritorsione e le conseguenze si farebbero sentire sui posti di lavoro in Svizzera. 

La Swatch Group Ltd. è preoccupata per le sue relazioni con i paesi musulmani che potrebbero essere in pericolo se l’iniziativa dovesse essere approvata. “Il marchio ‘Swiss’ deve continuare a rappresentare i valori come l’apertura, il pluralismo e la libertà di religione”, ha detto Hanspeter Rentsch, membro del consiglio esecutivo di gestione di gruppo presso lo Swatch. Invece la Nestlé, che ha circa 50 fabbriche e ricava 5,5 miliardi di franchi svizzeri dalle vendite nei paesi musulmani, ha rifiutato di prendere posizione sul referendum. 

Nel 2008 i paesi mussulmani hanno rappresentato il 7% del totale delle esportazioni dalla Svizzera, pari a 15 miliardi di franchi di merci. Sarà anche per questo che il governo elvetico raccomanda di respingere l’iniziativa e la diplomazia sta cercando di diffondere in tutti i paesi musulmani la contrarietà di Berna. 

I musulmani sono al terzo posto tra le comunità religiose dopo cattolici e riformati e costituiscono il 5% della popolazione svizzera. Di questi soltanto il 10% “chiede di poter praticare la loro fede tranquillamente”. I fedeli islamici in Svizzera dispongono di circa 200 luoghi di culto, i quali sono per la maggior parte molto discreti. Oltre a quella di Ginevra, tre altre moschee possiedono un minareto: Zurigo, Winterthur e Wangen bei Olten. Un quinto potrebbe essere prossimamente costruito a Langenthal. 

Intanto sabato ci sarà la consueta giornata di apertura delle moschee, organizzata nell’ambito della settimana interreligiosa, che assume un significato particolare. Perché deve allontanare gli spettri dell’integralismo da una parte e del razzismo dall’altra. Poi il 29 novembre sapremo quale posizione la neutrale Svizzera avrà deciso di prendere sulla presenza musulmana all’interno del suo territorio.