Nuovo giro di poltrone in vista dell’accordo sui vertici del PdL

LOCCIDENTALE_800x1600
LOCCIDENTALE_800x1600
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

Nuovo giro di poltrone in vista dell’accordo sui vertici del PdL

03 Febbraio 2009

Berlusconi leader,  Gianfranco Fini riconosciuto co-fondatore del partito  (ma senza incarichi ufficiali per via del suo profilo istituzionale ) e poi un triumvirato composto da Verdini, La Russa e Sandro Bondi, ai quali affidare il ruolo di coordinatori nazionali del Pdl. Questa la struttura apicale del nascituro partito. Sotto i tre ci sarà una direzione, composta da venti dirigenti. Pieno accordo sullo statuto. Il Popolo della Libertà nascerà ufficialmente nel congresso del 27–29 marzo. Queste le notizie ufficiali dietro le quali si aprono molteplici scenari, come solo una importante operazione politica come questa può generare. Ma andiamo per ordine.

L’accordo sui vertici di partito influirà sull’attuale collocazione politica degli stessi protagonisti. Da qui un dubbio legato alle dimissioni, eventuali, dei ministri La Russa e Bondi, in vista della nuova investitura. E quindi, dimissioni si, o dimissioni no? Un bel dilemma.

Se il titolare di palazzo Baracchini potrebbe anche prendere in considerazione l’idea di abbandonare la guida della Difesa,  diversa è la posizione del suo collega Bondi, che lascerebbe a malincuore il ministero. Perché questo atteggiamento diverso? Per un semplice motivo: per Fini e La Russa servono tre coordinatori che si occupino del nuovo partito a tempo pieno, senza  le“distrazioni” di un incarico ministeriale. Se i due rimanessero ai loro posti, l’unico coordinatore con le mani libere rimarrebbe Denis Verdini.

Già pronti diversi sostituti per La Russa. Ovviamente la difesa rimarrebbe in quota An e in pole position potrebbero ritrovarsi Bocchino e Gasparri. Meno quotato Urso che aspira a diventare Ministro del Commercio Estero. Ad ogni modo se Gasparri dovesse lasciare l’incarico di capogruppo al Senato è già pronto Domenico Nania a prendere il suo posto.

Capitolo Bondi. Tra ipotesi di abbandono del Ministero e smentite seguenti si è aperto un piccolo giallo, perché dopo le voci circa le sue dimissioni, lo stesso ministro ha smentito sostenendo di fatto  la possibilità di mantenere il doppio incarico. “Ma le notizie smentite sono notizie dette due volte”, era il leit motiv che circolava ieri in Transatlantico.

Berlusconi non vorrebbe le dimissioni di nessuno dei due. Il Cavaliere riterrebbe inopportuno in questo momento un cambio di caselle e ministri, alle quali seguirebbe la classica scia rumorosa e litigiosa di arrembanti deputati e senatori a caccia di incarichi più prestigiosi, meglio evitare quindi il turbinio di poltrone. E’ su questo tavolo che si giocherà la seconda fase della partita. Nulla è dato per certo. Non è un segreto poi che Paolo Bonaiuti, oggi sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all’editoria e portavoce di Berlusconi, aspiri al Ministero oggi occupato dal suo collega Bondi. La sua delega gli conferisce oggettivamente poco spazio e dopo anni di fedele sacrificio alla causa berlusconiana ambirebbe ad una promozione sul campo. Nel caso ci fosse il cambio di caselle il Premier potrebbe accontentarlo. A questo punto ci sarebbe da scegliere un nuovo portavoce per  Berlusconi, un ruolo questo che potrebbe calzare a pennello a Daniele Capezzone, attuale portavoce di Forza Italia.

Sullo sfondo, come un brusio fastidioso, i cosiddetti cespugli brontolano e protestano. Rotondi, Nucara, Caldoro, Giovanardi, Baccini aspiravano ad avere un posto nella triade. Ma di fatto, se i tre dovessero essere confermati, i piccoli dovranno lottare per essere inseriti nella direzione dei venti. Quello è il loro posto. E pazienza se qualcuno appare scontento, la soglia del 4% alle europee, disincentiverà ogni ipotesi di corse solitarie. Intanto An incassa una piccola vittoria sulla modalità di nomina del numero Uno, sarà eletto per votazione e non per acclamazione.

Una vittoria di Pirro per alcuni osservatori, considerato il fatto che Fini è fuori dall’organigramma apicale e spetterà al solo La Russa marcare stretto i suoi due colleghi, un buon risultato per altri, visto che Berlusconi per la prima volta da quando è in politica verrà sottoposto a giudizio dai suoi in un congresso. Una pura formalità, certo. Ma la nomina del numero Uno per elezione, e non per acclamazione, è importante se la si giudica in chiave post berlusconiana. Nessuno infatti ipotizza, né oggi né domani il Pdl senza Silvio Berlusconi. E’ al dopodomani infatti che si rivolgono tutte le ambizioni dei successori.