Nuovo stop di Fini a Berlusconi: a decidere è sempre il Parlamento
22 Maggio 2009
Nuovo stop di Fini a Berlusconi. Il presidente della Camera taglia corto: “E’ una questione che non si pone”. E la questione è la proposta di iniziativa popolare ipotizzata dal premier Silvio Berlusconi per ridurre il numero dei parlamentari e attuare alcune riforme. Di parlamentari “ne basterebbero cento”, aveva detto il premier giovedì nell’intervento all’assemblea annuale di Confindustria sottolineando che oggi le Camere “sono assemblee pletoriche e controproducenti”.
Fini ribadisce la centralità del Parlamento nell’iter legislativo e sostiene che una proposta di legge di iniziativa popolare di per sé “non sostituisce il Parlamento. E’ una delle modalità previste dai Costituenti i quali hanno previsto che le leggi possano essere presentate dai cittadini, da un parlamentare o dal governo. Ma è sempre il Parlamento che decide”. Precisazione che arriva al termine delle “lezioni di Costituzione” che lo hanno visto protagonista insieme al presidente di Palazzo Madama Renato Schifani di un incontro con gli studenti.
Occasione perfetta per replicare alle affermazioni del presidente del Consiglio. E per tornare a parlare di cittadinanza, tema caro al presidente della Camera così pure il concetto di immigrazione e integrazione (ma nella maggioranza c’è chi non è d’accordo).
Fini parla di Costituzione agli studenti , ricorda che i padri della Carta si sono posti il problema di cosa significhi essere pienamente cittadini italiani e cita l’articolo 3 che “che è il pilastro, tra i pilastri della nostra democrazia”. Lo scandisce testualmente nel passaggio che recita ‘non esistono distinzioni di sesso, di razza, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali’ per dire che ciò significa “eliminare a priori qualsiasi tipo di discriminazione nei confronti dell’altro. L’altro che può essere altro perché crede in un altro dio, perchè ha un altro colore di pelle, perché anzichè essere del Nord è del Sud, perchè anzichè essere ricco è povero, perchè anzichè essere donna è uomo. Questo principio, questo valore, è il pilastro da cui partire per immaginare sempre di più, nell’ambito di una cittadinanza consapevole, una cultura e una conoscenza della Costituzione”, ribadisce il presidente della Camera che si richiama a un “patriottismo costituzionale” per costruire l’identità della democrazia moderna.
Poi cita Tocqueville e la cittadinanza intesa come "partecipazione attiva alla vita della polis, indipendentemente dalla situazione di origine", rivendicando che “l’Italia come nazione e come patria nasce nello stesso momento in cui, indipendentemente dalla situazione di origine”, chi vive qui può “sentirsi figlio non solo della comunità ma, in qualche modo, della Repubblica, che è garanzia del nostro stare insieme”. L’auspicio del presidente della Camera è che questo principio valga non solo per i cittadini di oggi ma anche per quelli di domani, compresi “coloro che diventeranno italiani, nello stesso momento in cui avranno ben chiaro che si è italiani non soltanto se si parla la lingua ma soprattutto se ci si riconosce in quei valori e in quei principi della nostra Carta costituzionale”.
Il riferimento al grande capitolo delle riforme torna quando Fini afferma che proprio dall’assemblea costituente arriva un insegnamento per la politica attuale : cercare di raggiungere delle sintesi, delle intese che siano di alto profilo. Un obiettivo che riuscì all’Assemblea– aggiunge il presidente della Camera parlando agli studenti – “in un’ Italia in cui si confrontavano anche modelli di società molto diversi”, dove “c’era chi guardava a Washington e chi guardava a Mosca. I nostri padri costituenti furono capaci, non con un compromesso, non con un inciucio come si dice oggi, non con una bassa politica di trattativa, ma con un grande sforzo di carattere innanzi tutto culturale, di dar vita una sintesi racchiusa nella prima parte della Costituzione. Sintesi che e’ attuale ancora oggi”.
E se allora fu possibile raggiungere un’intesa su regole, valori e principi, secondo Fini la stessa prospettiva può essere perseguita oggi. “In un momento in cui l’Italia è molto lontana dalla passione" di quel tempo perché non ci sono più tensioni ma "valori condivisi, dobbiamo essere capaci di agire in queste Aule nel nome dell’interesse generale, di ciò che può unire più di ciò che può dividere” rimarca dicendosi convinto che “questa è l’unica via che può essere seguita se si vuole affrontare il tema delle riforme anche della nostra Costituzione”. Passaggi che, inevitabilmente, avranno effetti nel dibattito politico. Specie nel centrodestra.