Nuovo stop nella partita Vigilanza-Consulta

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Nuovo stop nella partita Vigilanza-Consulta

16 Ottobre 2008

No a Gaetano Pecorella. No a Leoluca Orlando. La partita tra maggioranza ed opposizione su Vigilanza a Consulta si blocca di nuovo.

Gli spiragli che sembravano essersi aperti due giorni fa, ora, terminata la riunione congiunta dei capigruppo, sembrano lontani. A riportare tutto nuovamente in alto mare il coordinamento del Pd che nel pomeriggio di ieri ha ufficializzato il proprio “no” nei confronti della candidatura a giudice della Corte Costituzionale di Gaetano Pecorella. Una bocciatura, spiegano i vertici democratici, legata al fatto che  “l’avvio – che inevitabilmente si determinerebbe – dell’iter di autorizzazione a procedere nei confronti di un giudice costituzionale, per la prima volta nella storia della Repubblica, costituisce un impedimento istituzionale obiettivo”. Niente di personale quindi visto che proprio dal vertice giunge la volontà di “contribuire alla elezione del giudice della Corte Costituzionale, attesa da troppo tempo, sulla base di una indicazione che spetta al Popolo delle Libertà e che non presenti profili di incompatibilità istituzionale”.

Fatto sta però che dal Pdl la risposta è stata altrettanto netta e dura con il vicepresidente del gruppo al Senato del Pdl che senza mezzi termini parla di “foglia di fico” da parte del Pd per “coprire una indisponibilità sostanziale ad accettare l’apertura che era venuta dal Pdl”. Mentre Italo Bocchino fa notare che “ancora una volta nel centrosinistra vince il partito dello sfascio e perde quello del dialogo, con cui domani avremmo potuto eleggere sia Pecorella che Orlando. Ora il percorso si fa molto più accidentato: siamo molto preoccupati da chi avvelena costantemente i pozzi del dialogo e inceppa i meccanismi istituzionali”. Dal “no” a Pecorella quindi a quello ad Orlando con la previsione che oggi le convocazioni ad oltranza della Vigilanza così come quelle del Parlamento per l’elezione del giudice costituzionale andranno a vuoto. In realtà però le diplomazie sono ancora a lavoro ed i canali utilizzati fino ad ora dalle due parti per uscire dallo stallo continuano a rimanere attivi.

Ieri Walter Veltroni ha sentito sia Gianni Letta sia il presidente della Camera Fini che il suo vice Lupi proprio per cercare una via d’uscita allo stallo.  E molti infatti guardano al Pd. A largo del Nazareno il clima continua ad essere pesante e segnato dalle sempre più profonde spaccature tra la dirigenza e le varie correnti interne. In effetti la decisione di ieri del coordinamento del Pd ha nuovamente messo in minoranza Veltroni dopo che sempre lo stesso coordinamento aveva bocciato qualche settimana fa il suo accordo con il Pdl sul ticket Calabrese-Parisi per il Cda Rai. Non a caso era stato proprio Veltroni due giorni fa ad annunciare la disponibilità del Pd a votare un esponente del Pdl alla Consulta purchè cadessero i veti contro Orlando. Proposta a cui la maggioranza aveva subito risposto proponendo il nome di Pecorella.

Chiaro che lo stop imposto dal vertice democratico suoni soprattutto come un messaggio mandato direttamente all’ex sindaco di Roma. Un momento non facile, quindi, per Veltroni che allo stesso tempo deve però guardarsi da Di Pietro il quale non solo non ha intenzione di recedere dall’ipotesi di Orlando ma soprattutto è prontissimo a puntare il dito contro il Pd gridando al grande inciucio. Ecco perché oggi il leader democratico vedrà l’ex pm con cui cercherà di trovare una soluzione. Non è da escludersi un clamoroso cambio di cavallo in casa Idv con i nomi di Pisicchio e di Beppe Giulietti, ex diessino ed amico di Veltroni, dati per favoriti.

Intanto anche nel Pdl qualcosa si muove in attesa che stasera torni Berlusconi. Una delle ipotesi è quella di mettere da parte la carta Pecorella per puntare su Donato Bruno, presidente della Commissione Affari Costituzionali alla Camera, o l’ex componente del Csm, Giorgio Spangher. Ma c’è anche chi, in particolare Nicolò Ghedini, insiste su Pecorella al punto da immaginare una spallata nella votazione di oggi. E secondo alcuni i numeri potrebbero anche esserci visto che la quota 571 è nelle corde della maggioranza. Infatti oltre al centrodestra, che da solo conta 519, si potrebbero aggiungere i voti di Udc e Radicali che hanno già dato la loro disponibilità a votare Pecorella. In tutto 566, a meno cinque dal quorum. Da qui la caccia ai voti utili che sarebbe partita dalle file del Pdl. Ma si tratta solo di ipotesi visto che ieri in Transatlantico più di qualche pidiellino metteva in conto qualche assenza tra le proprie file ricordando anche che alla fine le spallate al centrodestra non hanno mai portato fortuna.

Nel frattempo, si guarda anche a Palazzo San Macuto dove probabilmente le tre sedute convocate per oggi andranno a vuoto. Anche qui l’ipotesi del “blitz” aleggia e cioè quella di eleggere con i voti della maggioranza un esponente dell’opposizione. Il nome più gettonato rimane quello del radicale Marco Beltrandi il quale ha già fatto sapere di essere disponibile a ricoprire l’incarico e soprattutto a non dimettersi dopo la sua elezione con i voti della maggioranza. Al momento però solo ipotesi visto che nel Pdl è forte il timore che una mossa del genere possa alla fine risultare un favore a Veltroni in vista della manifestazione del prossimo 25 ottobre. Per questo si attende il ritorno di Berlusconi stasera, per decidere con lui la strategia e le prossime mosse al fine di uscire dallo stallo. Per il momento l’ordine è quello di rispondere colpo su colpo al Pd: No a Pecorella, no ad Orlando. Poi si vedrà.