Obama ‘ammette’ di non aver migliorato la vita degli americani

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Obama ‘ammette’ di non aver migliorato la vita degli americani

04 Ottobre 2011

Sullo sfondo delle risibili manifestazioni di Occupy Wall Street e ‘pompate’ tra l’altro dalla National Lawyers Guild fondata dell’anima nera George Soros – il presidente Obama è andato in onda sulla Abc due giorni fa ad ‘ammettere’ che il suo governo non ha migliorato un granché la condizione degli americani. Il presidente ovviamente ha dato la colpa dello stato di cose alla crisi finanziaria del 2008, ma non ovviamente al fallimento delle sue politiche.

Immaginatevi la scena. La Blue Room della Casa Bianca. Riflettori accesi. Le solite due sedie: quella del presidente e quella dell’intervistatore. Domanda il giornalista della Abc-Yahoo, George Stephanopoulos, citando un sondaggio ABC – Washington Post (non proprio la FoxNews) a un Barack Obama per l’occasione piuttosto dimesso: “Il 55 % degli americani pensano che lei sarà ‘a one-term President’, un presidente da un solo mandato. E’ lei lo sfavorito adesso?”. E lui, il Presidente, risponde candido: “Assolutamente. … Sono sempre stato lo ‘sfavorito’!. Comunque sia, alla fine della giornata, gli americani sceglieranno [come presidente] quello che sarà in grado di offrire una visione per il futuro”.

Segue un’altra domanda del sorridente (e nonostante tutto ‘innamorato’) Stephanopoulos: “Come farà a convincere gli americani che la loro condizione sia migliore di quella di quattro anni fa?”. E il presidente ancora più candido: “Gli americani non stanno meglio di quanto non stessero quattro anni fa. C’è stata la crisi, Lehman,…”, e giù con la lista dei colpevoli, ovviamente gli altri. Uno sgozzamento mediatico che lascia di stucco, un’onestà disarmante che puzza quasi-quasi di gesto volontario.

Uno di quelle dichiarazioni pubbliche che molto dice su come il team elettorale obamiano si appresta a giocare la partita della comunicazione in vista delle elezioni presidenziali del prossimo anno, ‘the nastiest’, le più sgradevoli (l’aggettivo preveggente è del commentatore conservatore Charles Krauthammer) nella recente storia politica degli Stati Uniti.  

Eh sì, sgradevoli: e questo perché di risultati utili il presidente Democratico da portare agli americani proprio non ne ha. Molti in campo Repubblicano si aspettano infatti che una macchina del fango potentissima venga messa in moto contro i candidati GOP che ambiscono a sfidare il presidente il prossimo anno. Obama e la sua ‘gioiosa macchina da guerra’ elettorale ambisce infatti punta a mettere insieme un miliardo di dollari da spendere per riconquistare la Casa Bianca nel 2012 con attacchi personali ai suoi sfidanti.

Certo, se si guarda alle dotazioni iniziali, mettersi in testa di sconfiggere Obama e il suo clan è impresa ardua. Neanche Mitt Romney, il più ‘ricco’ tra i possibili sfidanti Repubblicani e tornato a guidare i sondaggi in campo conservatore dopo il fuoco fatuo agostano e settembrino di Rick Perry, potrà contare su tanto potenza di fuoco. Ma a remare contro le più granitiche sicumere degli obamiani c’è però un punto molto dolente, il non-record presidenziale ovvero quell’elenco di cose non fatte, fatte male o fatte a metà che stanni scontentando gli ‘indipendents’, gli elettori senza casacca politica che da che America è America decidono chi va alla Casa Bianca.

Certo il presidente può fregiarsi di aver ‘accoppato’ quel mascalzone di Bin Laden, ma stavolta gli americani si aspettano di parlare di economia, di conti pubblici, di tasse, di prosperità e di rapporto tra "Stato e Individuo". Su questi punti Obama è più vulnerabile che mai.

Come noto, infatti, l’economia usa non va, anzi è appena entrata in una doppia recessione. Ha già accumulato più di 4 trilioni di dollari in debito in soli tre anni di mandato. La disoccupazione è ancora al 9%. Tutta la narrativa sulla green economy è andata a monte (nell’intervista alla Abc c’è un edificante passaggio in cui Obama afferma “di non pentirsi di aver permesso che Solyndra ottenesse denaro pubblico”.

Ci si ricorderà di Solyndra, l’industria di pannelli solari che Obama considerava “un esempio di crescita economica”. L’industria in questione è andata in bancarotta poco più di mese fa, dopo aver ingoiato più di 500 milioni di dollari statunitensi in aiuti federali (anche detti ‘soldi dei contribuenti’), elargiti proprio dal governo di Washington e la cui responsabilità relativamente all’arbitarietà di tali generose e accorte elargizioni cade tutta in testa a Obama.

E’ chiaro che Obama e i suoi alfieri giocheranno la carta "scusate, ma il casino che Bush aveva combinato è talmente vasto che non ci è bastato un mandato presidenziale per risolvere i guai provocati". Ma stavolta, com’è prevedibile che accada, gli americani se ne infischieranno della narrativa, delle belle parole, non crederanno alle accuse molto polverose al presidente G.W. Bush  e se avranno un’alternativa valida è probabile che manderanno a casa Barack Obama e la sua retorica fin troppo europea nella quale tanta America sta terribilmente a disagio.