Una delle principali sfide che il presidente Barack Obama dovrà affrontare in politica estera è rappresentata dalla necessità di una nuova strategia verso la Russia. Oggi Mosca si pone sia come un partner che come un avversario: abbiamo bisogno di lavorare insieme ai russi riguardo temi come l’Iran e la lotta al terrorismo, ma Mosca è anche una potenza nazionalistica revisionista decisa a respingere i valori e l’influenza occidentale ai confini con l’Europa.
La Russia è alla ricerca di maggiori opportunità nel campo delle normative sulla sicurezza europea e questo suo desiderio è stato recentemente evidenziato dalle pressioni esercitate da Mosca sull’Occidente affinché accettasse un nuovo documento sulla sicurezza europea proposto dal presidente Dimitri Medvedev. L’iniziativa è stata notata a malapena da Washington ma è arrivato il momento di dedicarle la giusta attenzione.
La guerra in Georgia dello scorso agosto ha mandato in frantumi la convinzione che il vecchio continente fosse in qualche modo in una situazione stabile e immutabile o che una guerra nell’Europa allargata non fosse più possibile. Il modo in cui noi e i nostri alleati risponderemo all’iniziativa russa sarà di aiuto nel decidere se mantenere un qualche tipo di ordine nella sicurezza europea per espandere la pace e la stabilità, o se diffondere ulteriormente l’instabilità e i conflitti.
E’ fondamentale avere chiari gli obiettivi prima di intraprendere il tipo di negoziato di cui stiamo parlando. La Russia sa quello che vuole. E non possiamo dire lo stesso di noi, di fronte alla recente proposta avanzata da Mosca. La Russia vede il sistema di sicurezza europeo come troppo accentrato dalla NATO e favorevole agli Stati Uniti ed è convinta che l’Occidente abbia sfruttato la sua debolezza negli anni Novanta per imporle una serie di regole ingiuste. Per questo ora vorrebbe svincolarsi dagli impegni presi in quegli anni riguardo ai valori democratici e ai diritti umani.
Vorrebbe togliere poteri all’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE) e impedirle di vincolare le autocrazie pro-Mosca alle norme democratiche. I leader russi sperano apertamente di dividere gli Stati Uniti dall’Europa; per ridurre la capacità dell’Occidente di proteggere i suoi valori negli affari interni della Russia e dei suoi alleati; per prevenire un ulteriore allargamento della NATO; e per dare nuova legittimazione alla sfera d’influenza della Russia tra tutti i suoi vicini.
Il divario tra i valori dell’Occidente e della Russia e le nostre interpretazioni della storia recente è più ampio oggi che in qualsiasi altro momento all’indomani del crollo del comunismo. Innanzitutto, gli Stati Uniti non hanno mai tentato di umiliare la Russia negli anni Novanta. Al contrario, l’America ed i suoi alleati allora hanno impegnato più tempo, denaro e fatica nell’assistere la Russia di quanto non abbiano fatto gli alleati dell’Unione Sovietica durante la Seconda Guerra mondiale. Per quanto riguarda l’allargamento della NATO, grazie a Dio abbiamo coinvolto l’Europa Centrale e Orientale. Possiamo ben immaginare quale instabilità oggi dovrebbe affrontare l’Europa se ciò non fosse accaduto.
Quanto alla Russia, senza dubbio il suo unico confine stabile è quello occidentale. E dall’entrata dei primi nuovi membri una decina di anni fa, la NATO non ha condotto un solo esercizio militare diretto contro Mosca. Quindi non sentiamoci colpevoli per le politiche del passato e non crediamo alle vecchie leggende che la Russia fa girare circa le mitiche minacce dell’Occidente.
Ma proprio qui giungiamo al nocciolo del problema. Quello che noi vediamo come una storia di successo su cui porre le basi per continuare a costruire, per Mosca appare come un sistema teso contro di lei. Ciò che la Russia percepisce come un’interferenza da parte dell’Occidente riflette il nostro impegno verso quel tipo di valori e norme che crediamo costituiscano le migliori fondamenta per la pace e la stabilità.
Mosca non è mai pienamente venuta incontro ai nostri sforzi per creare un nuovo sistema di cooperazione nella sicurezza, tale da abolire le sfere di influenza ed espandere la sicurezza in tutta l’Europa – inclusa la Russia. Il suo obiettivo piuttosto è eliminare quelle regole e ritornare alle sfere di influenza – concetti che noi temiamo perché li riteniamo tra le cause di tante guerre e distruzioni nel passato.
Sarebbe tuttavia un errore dire semplicemente no all’iniziativa russa. Il modo migliore di trattare con questa Russia revisionista è coinvolgerla. Obama ha giustamente sottolineato l’importanza di un ritorno alla diplomazia. Quello che vogliamo è incoraggiare la Russia ad aprirsi al mondo esterno. Ma dobbiamo definire chiaramente cosa vogliamo e cosa invece intendiamo evitare; in caso contrario ci perderemmo in un negoziato fiume solamente per difenderci dal tentativo di Mosca di fare un passo indietro rispetto agli impegni che ha preso in passato, ma che ora non ritiene più convenienti.
Essendomi occupato in prima persona delle trattative con Mosca l’ultima volta che gli Stati Uniti hanno dovuto affrontare una simile situazione, posso dare testimonianza della tenacia mostrata dalla Russia – e parlo dell’era di Boris Yeltsin. Oggi l’impresa sarà ancor più ardua.
Invece dovremmo cercare di rigirare l’iniziativa russa ed utilizzarla per consolidare il nostro impegno verso i principi della pace e della democrazia e per rifiutare ogni ritorno alle antiche sfere di influenza. Dovremmo inoltre tentare di potenziare l’indipendenza di istituzioni come l’OSCE e le loro possibilità di monitorare il comportamento di un paese, assicurando che tenga fede agli impegni presi.
Il nostro obiettivo è che la comunità internazionale sia in grado innanzitutto di gestire i conflitti e, in modo ancor più efficace, di prevenirne l’esplosione. Si tratta di un ambito di discussione in cui l’amministrazione di Obama può migliorare il proprio impegno nel rilanciare la questione del controllo sulle armi. In breve, cerchiamo di agire in modo concreto piuttosto che limitarci a mantenere una posizione di contrasto con Mosca. Sotto la presidenza di Obama, gli Stati Uniti potrebbero nuovamente guadagnare quella popolarità e quelle credenziali in un contesto multilaterale necessarie a guidare un’impresa di questo genere.
La pace e la sicurezza in Europa hanno un’importanza cruciale, essendo gli Stati Uniti impegnati ad affrontare sfide alla propria sicurezza nazionale su così tanti altri fronti. Quello che appare come un altro noioso negoziato fiume europeo è in realtà un evento fondamentale. Le norme stabilite in Europa spesso servono come modello in altre aree. Questo sarà un banco di prova per la nuova amministrazione di Obama che dovrà mostrare le sue capacità di riunire la NATO e di assicurare una visione comune a tutto l’Occidente sul ruolo che dovrebbero ricoprire i valori e i principi democratici in una nuova strategia occidentale. Sarà inoltre una prova della nostra abilità nel dare nuovo slancio alla leadership americana e al potere “soft”, di riunire insieme tutto l’Occidente – o restare a guardare il suo futuro declino.
Tratto da "The Washington Post"
Traduzione di Benedetta Mangano