Obama e gli hacker russi, scatta la controffensiva di Trump (e Assange)

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Obama e gli hacker russi, scatta la controffensiva di Trump (e Assange)

Obama e gli hacker russi, scatta la controffensiva di Trump (e Assange)

04 Gennaio 2017

Barack Obama, con una decisione senza precedenti, qualche giorno fa ha disposto sanzioni contro le due principali intelligence russe, il Gru e l’Fsb, accusate di aver ‘alterato’ i risultati elettorali delle presidenziali americane del 2016. Il dipartimento di Stato, inoltre, ha espulso come persone non gradite ben trentacinque funzionari russi operanti negli Usa, coinvolti secondo Washington in attività di spionaggio sotto copertura diplomatica (”hanno agito in modo incoerente con il loro status diplomatico o consolare”). La Casa Bianca ha parlato di ”operativi dell’intelligence russa“. A costoro sono state concesse solo settantadue ore di tempo per lasciare gli Usa, insieme ai loro famigliari. Chiusi anche due complessi ricreativi di proprietà del governo russo a New York e in Maryland. 

Ma Obama, come dicono i giornali americani, è una “anatra zoppa”, visto che mancano una manciata di giorni al trasferimento ufficiale di Donald Trump, il presidente eletto, nella Sala Ovale. E Trump, che continua a usare Twitter bypassando le agenzie di stampa, ha risposto elogiando Vladimir Putin per non aver reagito al revival in stile Guerra Fredda aperto da Obama. Fermandosi a parlare con i giornalisti la notte di Capodanno, Trump ha anche detto: “Io so molte cose di hacking e questa mi sembra una accusa molto difficile da provare. Potrebbe essere stato qualcun altro, e so anche cose che altre persone non sanno, e quindi non possono essere sicuri di questa situazione”. Dopo questa frase, ambigua al punto giusto, a Washington e nelle stanze del potere americano in molti stanno con il fiato sospeso.

Sta per arrivare un presidente perplesso dalle denunce fatte dalla intelligence americana (FBI, CIA, NSA hanno parlato di attacchi hacker russi), non solo da questioni odierne ma che riguardano anche il passato recente degli Usa, come la guerra in Iraq. Trump darà ascolto ai suoi servizi? Il Don dice di avere un asso nella manica nella questione hacker, e, nelle ultime ore, un importante giornalista americano, Bob Woodward, firma di punta del Washington Post, è stato visto aggirarsi nella Trump Tower. Dobbiamo prepararci a qualche nuova rivelazione scottante? Va aggiunto che WikiLeaks, che della rivelazione di informazioni coperte da segreto ha fatto il suo marchio di fabbrica, promette ricompense fino a 20mila dollari per qualsiasi “leak” che trapeli dalla Casa Bianca prima dell’uscita di scena di Obama. “Avviso agli esperti di informatica: non lasciate che la Casa Bianca distrugga di nuovo la storia degli Stati Uniti! Copiate adesso i documenti e inviateli a WikiLeaks quando volete!” si legge in un tweet dell’organizzazione.

Julian Assange, il fondatore di WikiLeaks rinchiuso nella ambasciata dell’Ecuador a Londra, ripete che dietro “l’emailgate”, lo scandalo che ha travolto la Clinton e i suoi collaboratori, non c’è la Russia. In una intervista a Fox News aggiunge: “Cercano di delegittimare l’amministrazione Trump che presto andrà alla Casa Bianca”. E Trump prende la palla al balzo e rilancia citando il leader di WikiLeaks: “Julian Assange ha detto che anche un 14enne avrebbe potuto hackerare il computer di Podesta (il capo della campagna democratica della Clinton, ndr). Perchè il Comitato Nazionale Democratico si è dimostrato così negligente? Assange ha anche detto che non sono stati i russi a dargli le informazioni!”. A quanto pare, la curiosa coincidenza di vedute fra Trump e Assange sulla presidenza Obama e il clan democratico, già registrata in campagna elettorale, tiene.