Obama e il riscatto all’Iran, nuova umiliazione per gli Usa

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Obama e il riscatto all’Iran, nuova umiliazione per gli Usa

19 Agosto 2016

Se possiamo definirlo “riscatto“, e quindi ” un pagamento in ambio di un rilascio di ostaggio”, allora non possiamo non ammettere che il presidente Obama ha mentito. La scorsa settimana, infatti, parlando con la stampa il comandante in capo Usa aveva negato, con una certa aggressività, che la sua amministrazione avesse pagato 400 milioni di dollari all’Iran per la restituzione di quattro ostaggi.

A gennaio Obama si era messo l’abito delle grandi occasioni, quelle che sono caricate dell’enfasi tipica dei grandi “progressi storici”. La stampa d’establishment celebrava il presidente che attraverso la paziente diplomazia, nel contesto dell’accordo nucleare, era riuscito a liberare il giornalista Jason Rezaian

Adesso, però, si apprende che il portavoce John Kirby ha ammesso che ci sarebbe stato il pagamento del ‘riscatto’. Lo riporta anche Bloomberg. Il pagamento sarebbe avvenuto in contanti all’inizio di quest’anno.  Sempre a leggere le cronache americane, la controversia sui tempi del pagamento si sarebbe innestata sull’accordo tra Usa e Repubblica islamica sul nucleare.

E mentre gli Stati Uniti hanno sostenuto che i colloqui sul rilascio dei prigionieri sono avvenuti separatamente dalle trattative dello scorso anno sul pagamento e l’accordo nucleare, il commento di Kirby lascia intendere che ci fosse un legame tra le due vicende. Insomma, è tutto come aveva sostenuto Trump: lo scambio ha avuto luogo e la cosa è stata riportata anche dalla BBC. C’è persino un video che mostra chiaramente le dinamiche degli eventi.  

Intanto la polemica sul pagamento dei 400 milioni di dollari imperversa senza riserve. E il dettaglio che non può sfuggire è che se ne parla in coincidenza con la liberazione a Teheran di alcuni prigionieri americani, tra cui il corrispondente del Washington Post. Il presidente Usa, Barack Obama, e altri dirigenti statunitensi continuano a dichiarare che si tratta della prima tranche di un accordo da 1,7 miliardi di dollari per risolvere una disputa risalente alla fine del regime dell’ultimo Scià di Persia Mohammad Reza Pahlavi, correva l’anno 1979, quando Teheran pagò 400 milioni di dollari al Pentagono per forniture militari, poi non effettuate a causa della rivoluzione islamica che depose lo scià.

Secondo il Wall Street Journal, i repubblicani non intendono far cadere tutto nel dimenticatoio e hanno annunciato di voler dare battaglia al Congresso in settembre sottolineando che quel pagamento equivale ad un riscatto per la liberazione dei prigionieri. Quindi, per riassumere: Obama ha mentito; l’amministrazione ha effettivamente effettuato un pagamento di $ 400 milioni in cambio del rilascio di quattro ostaggi, (pertanto si tratta di un riscatto!) e Trump aveva ragione.

L’Iran continua, così, a beffare gli Stati Uniti. A inizio mese, la Guida suprema Khamenei, aveva detto che il “deal” sul nucleare, da lui sostenuto in maniera tiepida al momento della firma, è la prova che degli americani “non ci si può fidare”. Dovremmo essere noi a dirlo degli ayatollah, ma da Washington, come è stato tipico in questi otto anni di amministrazione Obama, c’è solo il silenzio colpevole. 

Una sceneggiata messa su di fretta nel tentativo bislacco di mostrare che l’Iran è un paese come gli altri. Uno di quelli che rispetta le norme internazionali, e non un regime che cattura nemici appena può.