Obama e la Siria, non sarà qualche missile a fermare Assad

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Obama e la Siria, non sarà qualche missile a fermare Assad

27 Agosto 2013

Il presidente Barack Obama ha fatto capire che l’attacco in Siria sarà limitato, con una serie di missili lanciati dalle navi da guerra nel Mediterraneo. Ieri il segretario di Stato americano, John Kerry ieri ha definito l’uso di armi chimiche da parte del regime sirano "una oscenità morale" e una "violazione delle norme internazionali" che "non può restare senza conseguenze".

Rullano i tamburi di guerra, Francia, Gran Bretagna e Turchia sono pronte a intervenire a fianco degli Usa anche senza copertura Onu. Già in questo fine settimana, secondo indiscrezioni della stampa britannica, missili anglo-americani potrebbero colpire obiettivi del regime di Assad.

Per ora la Casa Bianca smentisce e il segretario alla difesa Chuck Hagel dice che "se ci sarà una azione, verrà concertata con la comunità internazionale". Ma il Kerry che oggi mostra i muscoli è lo stesso che nel 2006 proponeva ai siriani di mediare per l’Iraq, che nel 2008 faceva visita al boia Assad e nel 2010 invitava i siriani a collaborare nel processo di pace israelo-palestinese. Non si può prendere i pasticcini con i dittatori e poi minacciarli, l’Iraq di Saddam avrebbe dovuto insegnare qualcosa.

Come pure sarebbe del tutto inutile un intervento che si limitasse a sparare qualche missile da crociera contro obiettivi siriani, uno perché non cambierebbe le sorti della guerra civile, due perché sarebbe alto il rischio di colpire anche civili, tre perché dopo aver dato il via all’escalation non si potrebbe fermarla come se niente fosse.

Tutto questo mentre i sondaggi dicono che solo il 9 per cento degli americani è favorevole all’intervento, il 15 per cento del Congresso. Il cambio di regime doveva avvenire anni fa, sull’onda delle primavere arabe. Ma sappiamo come gli Usa di Obama hanno gestito le "primavere", senza riuscire a evitare che si trasformassero in un "inverno" arabo. Ora è tutto più difficile.