Obama e McCain scelgono l’Ohio per la stretta finale
28 Ottobre 2008
“Closing argument”, argomento decisivo. A una settimana dal voto, Barack Obama e John McCain hanno pronunciato ieri sera due discorsi fondamentali, che sintetizzano toni e contenuti della loro campagna elettorale. Il primo teso a chiudere la partita, il secondo a tenerla ancora aperta. Significativamente i due candidati hanno parlato a pochi chilometri di distanza l’uno dall’altro, nello Stato decisivo dell’Ohio: Obama a Canton, McCain a Dayton.
Dinnanzi a una folla immensa, Barack Obama ha introdotto il suo discorso riprendendo il “brand” del cambiamento: “Dopo decenni di cattiva politica a Washington, otto anni di politiche fallimentari di George W. Bush e 21 mesi di campagna elettorale che ci hanno portato dalle coste rocciose del Maine a quelle soleggiate della California, siamo ormai ad una sola settimana dal cambiare l’America”. Quindi, l’appello all’unità del popolo americano in un momento di difficoltà che non risparmia nessuno: “Tra una settimana, potete mettere fine a quelle politiche che hanno diviso la nazione solo per vincere un’elezione e che hanno provato a mettere una regione contro l’altra, una città contro l’altra, Repubblicani contro Democratici. Politiche che vogliono infondere paura in un momento nel quale abbiamo bisogno di speranza”. Parole accompagnate dal richiamo all’american dream che Obama vuole impersonificare: “Quando tutto questo è iniziato a Springfield, in Illinois, voi sapete che avevamo pochi soldi e pochi sostegni. E i sondaggi e gli esperti non ci davano molte chance. Sapevo quanto ripida sarebbe stata la salita. Ma sapevo anche questo: che la voglia di cambiamento è superiore alle piccolezze della politica”.
Quindi, il senatore dell’Illinois ha rivolto l’attenzione alla crisi economica che in Ohio ha spazzato via 760 mila posti di lavoro nell’ultimo anno: “In un momento come questo, l’ultima cosa che ci possiamo permettere è altri 4 anni di vecchie e ritrite teorie secondo cui dovremmo dare di più ai miliardari e alle grandi corporation sperando che la prosperità si diffonda verso il basso, da loro verso tutti gli altri”. Obama ha reso merito a McCain per il suo onorevole servizio al Paese e per essersi opposto a misure dell’amministrazione Bush, come l’uso della tortura: “Ma quando si parla di economia, il tema centrale di questo momento e di queste elezioni, la verità è che McCain ha sempre seguito la strada del presidente. Ha votato in favore del taglio delle tasse ai ricchi di Bush, che pure prima aveva osteggiato. Ha votato le leggi di bilancio di Bush che ci hanno indebitato. Ha chiesto meno regolamentazioni 21 volte solo in quest’ultimo anno. Questi sono i fatti”.
Quale dunque la ricetta economica di Obama? “La scelta in queste elezioni – ha affermato il senatore democratico – non è tra tagliare o non tagliare le tasse. E’ se credere che dovremmo premiare solo i ricchi oppure premiare anche i lavoratori che creano ricchezza”. Quindi, i numeri, le cifre che contano: “Taglierò le tasse per il 95 per cento degli americani; eliminerò l’imposta sul reddito per gli anziani che dichiarano meno di 50 mila dollari annui. Non importa ciò che dice McCain, se guadagnate meno di 250 mila dollari all’anno non vedrete le vostre tasse aumentare di un centesimo”. Per combattere la disoccupazione, Obama ha inoltre promesso un credito di 3 mila dollari per ogni azienda che creerà un posto di lavoro in aree in crisi come l’Ohio ed ha ribadito che investirà 15 miliardi di dollari all’anno in energie rinnovabili. Un investimento, ha garantito, che aiuterà l’America a liberarsi dalla dipendenza del petrolio mediorientale e che creerà 5 milioni di nuovi posti di lavoro nel prossimo decennio.
Non poteva mancare un riferimento al sistema sanitario, cavallo di battaglia del senatore afro-americano: “Non dobbiamo scegliere tra un sistema a guida governativa ed uno che non possiamo permetterci, come avviene ora. Se avete già un’assicurazione sanitaria, l’unica cosa che cambierà con il mio piano sarà una diminuzione del costo dei premi assicurativi. Se non avete l’assicurazione sanitaria, sarete in grado di accedere allo stesso trattamento che i membri del Congresso garantiscono a se stessi. Investiremo in cure preventive e nuove tecnologie per ridurre finalmente i costi della sanità per le famiglie, le aziende, l’intera economia”. L’ultima parte del discorso, Obama l’ha dedicata alla politica estera e alla sicurezza. Poche parole, a dire il vero, rispetto allo spazio concesso all’economia. Il senatore democratico ha ribadito la sua posizione sul ritiro delle truppe dall’Iraq. Ed ha aggiunto: “Non esiterò mai a difendere questa nazione, ma invierò le nostre truppe in zone a rischio solo quando ci sarà una missione chiara e un impegno a offrire loro il migliore equipaggiamento di cui necessitano in battaglia”.
L’intervento si è concluso con un richiamo al celebre discorso sull’unità dell’America che quattro anni fa, alla Convention democratica di Boston, proiettò lo sconosciuto Obama sul proscenio nazionale: “Siamo una sola nazione. Ci sono compatrioti che hanno sostenuto la guerra in Iraq ed altri che si sono opposti ad essa. Concittadini che credono nelle politiche dei Democratici ed altri che credono in quelle dei Repubblicani. Ci sono donne e uomini che hanno servito in battaglia, alcuni Democratici altri Repubblicani, altri ancora Indipendenti. Ma hanno combattuto assieme e alcuni sono morti assieme sotto la stessa bandiera. Non hanno servito l’America “rossa” o l’America “blu”. Hanno servito gli Stati Uniti d’America. Ohio, non sarà facile, non sarà facile, ma voi ed io sappiamo che è arrivato il momento di cambiare assieme questo Paese”.