Obama ha messo Petraeus alla CIA per avere mano libera
02 Settembre 2011
Era noto da mesi che il Gen. David Petreaus, nato 58 anni fa nello stato di New York, avrebbe presto preso le redini come direttore della Central Intelligence Agency (CIA), succedendo a Leon Panetta, in marcia verso il Departement of Defense, il Pentagono per i profani. Siamo prossimi al momento del passaggio di consegne vero e proprio, che avverrà il prossimo 6 Settembre, quando Petraeus presterà giuramento. Il tutto a cinque giorni dal primo decennale anniversario dall’attacco terroristico delle torri gemelle dell11 Settembre 2001.
Quanto a Petraeus alla guida della CIA, ci si chiede perché un presidente Democratico come Barack Obama si sia preso la briga di mandare un Generale a quattro stelle a Langley. Il vecchio adagio “tieni gli amici vicini, e i tuoi nemici ancora più vicini”, potrebbe detenere capacità esegetiche in questo frangente (Petreaus è nell’età per poter pensare a un’eventuale candidatura presidenziale benché l’ultimo Generale in abiti civili a essere entrato da Presidente alla Casa Bianca, Dwight Eisenhower, lo abbia fatto più di 55 anni fa).
Seconda e più importante domanda: quale impatto avrà sulla Cia l’arrivo di Petreaus? C’è chi teme che il suo arrivo consolidi la militarizzazione dell’intelligence statunitense, mandataria originariamente di una pura funzione civile di raccolta di informazioni (l’intel-gathering), spingendola sempre più a essere un’agenzia di pianificazione e esecuzione di covert action. In un articolo apparso qualche mese fa sul New York Times, Mark Mazzetti e Eric Schmitt hanno danno conto di come Leon Panetta, da direttore della Cia, abbia spinto l’agenzia governativa d’intelligence verso una sostanziale paramilitarizzazione, sovraintendendo a una sensibile escalation nell’uso di bombardamenti mirati con droni sul Pachistan e alla diffusione sul terreno di agenti operativi CIA in remoti angoli dell’Afghanistan.
Inoltre Mazzetti-Schmitt ricordano come lo stesso Petraeus, da comandante del teatro afghano, abbia nello stesso periodo aumentato sensibilmente la presenza militare dentro la Cia, impiegando truppe militari per le Special Mission nella raccolta di intelligence sul terreno afghano. Sempre Petraeus, da capo del US Central Command, nel Settembre 2009, ordinò con varie missioni alla truppe statunitensi delle Special Mission di raccogliere intelligence in Arabia Saudita, Giordania e Iran. Insomma, com’è giusto che fosse e che sia, Leon Panetta e David Petreaus hanno lavorato molto insieme negli ultimi due anni (e nulla impedisce di ritenere che continueranno a farlo ancora in futuro rispettivamente da capo del Pentagono e da direttore della Cia).
Il risultato di quest’osmosi è che quel che è militare appaia sempre meno distinguibile da ciò che è intelligence e civile. Sul fronte politico emerge anche un altro punto: Petraeus è un forte sostenitore di una campagna di “picchiaggio” duro sui Talebani. La sua azione da comandante in capo in Afghanistan parla di una incremento significativo di bombardamenti sulle posizioni talebane. Alla Casa Bianca, c’è chi vorrebbe chiudere la partita con i talebani, portandoli al tavole delle trattative, già nel 2014 qualora Obama venisse rieletto. La promozione di Petraeus alla Cia obbedisce per questo anche all’adagio “promoveatur ut amoveatur”, ma il Generale può continuare a tenere alta la pressione sui talebani anche da Langley. Se alla Casa Bianca qualcuno voleva tirare il freno sulla lotta al terrorismo, e dare spazio alla promozione della politica estera dell’amministrazione Obama (qualcuno ce la spieghi, prego), tenere Petraeus e Panetta alla Cia e al Pentagono, di sicuro non servirà quella strategia.