Obama, i muri, Berlino. Ma Kennedy 50 anni fa era un’altra storia

LOCCIDENTALE_800x1600
LOCCIDENTALE_800x1600
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

Obama, i muri, Berlino. Ma Kennedy 50 anni fa era un’altra storia

20 Giugno 2013

Obama parla alla Porta di Brandeburgo come fece 50 anni fa il Presidente Kennedy. Annuncia la riduzione degli arsenali atomici, spiega che i Muri tra civiltà devono cadere davanti al desiderio di giustizia e libertà dei popoli. Ma davvero si può paragonare il discorso tenuto ieri dal Presidente Obama a quello di Kennedy, al celebre "siamo tutti berlinesi" pronunciato dal presidente americano più amato e celebrato della storia? In realtà Obama ha fatto uno dei suoi discorsi da "soft power".

La proposta fatta a Mosca di ridurre gli arsenali nucleari fa il paio con la mano tesa a Rohani per risolvere la questione del nucleare iraniano e con il complesso inizio dei colloqui con i Taleani che anticipano una forte riduzione della presenza statunitense in Afghanistan. Non siamo più nella Guerra Fredda e i berlinesi, come gli europei, amano ascoltare questi discorsi post-kantiani che alimentano la convinzione radicatissima in Europa che siamo in un’epoca di pace globale e universale.

In realtà, i russi hanno risposto picche a Obama dicendo che gli Usa dovrebbero interrompere il loro programma per lo Scudo spaziale. Rohani probabilmente accetterà il dialogo perché da "presidente diplomatico" qual è sa che può ottenere molto di più negoziando con gli Usa che alzando la voce come i suoi predecessori (e l’ha già dimostrato negli anni scorsi). I Talebani mentre aprono un loro ufficio di rappresentanza in Qatar per i talk con gli Usa, chiamandolo Emirato islamico, continuano a fare la guerra agli americani, come l’assalto a Bagram dei giorni scorsi, morti, feriti, kamikaze sempre all’opera.

La verità è che Obama ha ulteriormente abbassato il tiro rispetto al 2008, quando in campagna elettorale a Berlino chiese ai partener europei e alla scettica Germania della Merkel di affiancare gli Usa nel surge afghano e nella lotta al Terrore islamista. Così, quando si paragona la politica estera di Obama a quella di Kennedy si fa un torto a quest’ultimo. Nel 1963 Kennedy parlò alla folla dei berlinesi con un fiero discorso anticomunista. Davanti ai sovietici che negli anni cinquanta e sessanta avevano schiacciato il dissenso in Europa Orientale foraggiando la minaccia della Cuba di Castro, davanti al Muro alzato in un sola notte per dividere Berlino, Kennedy si rivolse a “tutti quelli che nel mondo non capiscono, o dicono di non capire, qual è la grande questione tra il mondo libero e il mondo comunista”.

Se la prese con “chi in Europa e altrove sostiene che possiamo dialogare con i comunisti”. Il presidente credeva che la libertà fosse un bene indivisibile, “quando un uomo è sottomesso siamo tutti prigionieri”. Indicò un futuro in cui il Muro sarebbe caduto e la Germania sarebbe stata riunificata. “Quando quel giorno arriverà, e arriverà, i cittadini di Berlino Est si prenderanno la giusta rivincita per essere stati in prima linea al fronte per vent’anni”.