Obama parla della riforma di Wall Street ma sta con Goldman Sachs

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Obama parla della riforma di Wall Street ma sta con Goldman Sachs

21 Aprile 2010

“La crisi economica – ha detto il Presidente Obama – ha distrutto 8 milioni di posti di lavoro e migliaia di miliardi di risparmi delle famiglie. Questa è la posta in gioco, se non cambiamo le regole e non riformiamo Wall Street”. Forte della retorica presidenziale, la Securities and Exchange Commission (Sec) è partita all’attacco di Goldman Sachs, la grande banca d’affari americana accusata di aver fatto sprofondare il Paese nel caos distruggendo la classe media, come scriveva ieri l’Huffington Post.

“Il risparmiatore, l’investitore possono accettare una bolla speculativa sulle nuove tecnologie o una recessione, fanno parte del gioco dell’economia di mercato. Quello che non possono accettare è un sistema affidabile, ingannevole”, ha detto minacciosamente il capo della Sec, la signora Mary Shapiro, che vuole ridare lustro alla Consob stelle e strisce.

C’è una indagine in corso sulla “truffa” ordita dal finanziere John Paulson che nel 2007 andò da Sachs per “scommettere” sul crollo dei mutui subprime, confezionando i titoli “tossici” colpevoli di aver fatto collassare il sistema. La promessa di Obama è che qualcuno pagherà per l’accaduto, tanto più adesso che Sachs è tornata ad accumulare profitti e dividendi per manager e azionisti.  

Obama ha ideato una grande coreografia per rimettere sotto controllo “quello che una volta era il settore privato”, scrive il blog The Corner. Se vai su Google e digiti “Goldman Sachs SEC”, ti si apre la pagina della sua campagna elettorale con il titolo Help Change Wall Street. Ma per i conservatori e i liberali definire una “frode” quella di Sachs è soltanto un’accusa “vaga e generica”, come ha detto Alan Dershowitz paragonando gli attacchi concentrici sulla banca a quelli subiti dal Vaticano nelle ultime settimane.

Dopo la sanità, il processo mediatico si è spostato su Wall Street, un vecchio capro espiatorio dei mali del Paese (il finanziere è sempre stato il villain della letteratura americana), e Paulson era il protagonista fatto apposta per questa narrazione, il tycoon delle grandi corporation responsabile della crisi. (Prima del tonfo di Sachs però c’è stato quello delle spurie Fannie Mae e Freddie Mac.)

Hanno ragione i conservatori a dire che Obama sta ontando una campagna per aumentare i controlli nel privato e dare nuove regole al mondo della finanza? Oppure anche il suo ultimo discorso su Wall Street è pieno di empiti riformatori destinati a stemperarsi davanti alla realtà delle cose?

Proviamo a inquadrare la storia di Sachs da questa prospettiva: c’è un avvocato, che ha lavorato per la Casa Bianca prima sotto l’amministrazione Clinton poi con quella Obama, dove si è distinto per la sua determinazione nel voler chiudere il carcere di Guantanamo. Si chiama Gregory Craig ed è in forze ad un grande studio legale americano. Alla fine della settimana scorsa, Goldman Sachs ha puntato proprio su questo cavallo di razza per difendersi dall’attacco della Sec.

Ieri, un altro colpo di scena. DrudgeReport titola a colonne cubitali: “Will Obama return $994,795 in Goldman Sachs Campaign Contributions”? Non solo la banca ha accalappiato un valoroso clintoniano come difensore, ma è stata il primo contributore della campagna elettorale del Presidente. Un milione di dollari fra impiegati, manager, azionisti, o i loro familiari. Uno sforzo corale che ha spinto Obama, riconoscente, a risollevare il titano in ginocchio inserendolo nel bailout dell’anno scorso, con i soldi direttamente prelevati dalle tasche dei contribuenti.

Riassumendo: Obama ha accettato quasi un milione di dollari di contribuiti elettorali da Goldman Sachs. Ha salvato la banca d’affari dal precipizio. E adesso che la Sec indaga Goldman per frode, l’avvocato scelto dalla banca per difendersi è un obamiano (non potrà esercitare direttamente per qualche dozzina di mesi, per non entrare in conflitto di interessi con il suo ruolo precedente alla Casa Bianca). Tutto questo nello stesso momento in cui la maggioranza democratica al Congresso deve votare la legge sulla riforma finanziaria.

Potrebbe andare a finire come con la riforma sanitaria: il governo aveva promesso di punire in modo esemplare i cattivoni delle assicurazioni private, ma alla fine, dopo infiniti accordi e favori sottobanco, il “diavolo” ci ha messo lo zampino e adesso quelle stesse assicurazioni hanno 40 milioni di clienti in più, miliardi di dollari da incassare. Allo stesso modo Goldman Sachs viene giudicata colpevole di aver danneggiato l’economia americana ma non ha mai fatto tanti affari come adesso, bacchettata dal Presidente e nello stesso tempo difesa in tribunale da un avvocato che ha lavorato per Obama.